Da Avvenire del 27/05/2022
Nella vita, quando la strada si fa buia e i problemi sembrano senza rimedio, diventa quasi naturale cercare rifugio tra le braccia materne. Un porto sicuro, in cui trovare aiuto e sostegno, dove spegnare l’angoscia e aprire gli occhi davanti a una possibile via di uscita. Per la Chiesa è lo stesso, nei momenti più duri si invoca la Madre, le si domanda conforto, e di portare al Signore i dubbi e le richieste nascosti dentro l’anima, affinché li purifichi secondo la sua volontà. Così, naturalmente, in tempo di guerra il primo pensiero va alla fine del conflitto. E allora diventa normale, quasi obbligato guardare alla Regina della Pace. Lo farà il Papa martedì prossimo. Il 31 maggio alle 18 a conclusione del mese tradizionalmente dedicato ala Vergine, il Pontefice reciterà la preghiera del Rosario davanti alla statua di Maria Regina Pacis in Santa Maria Maggiore a Roma. Si tratta della scultura, voluta da Benedetto XV e realizzata da Guido Galli, posta nella navata sinistra della Basilica Liberiana. La Vergine vi è rappresentata con il braccio sinistro alzato come a ordinare la fine della guerra, mentre con quello destro tiene il Bambin Gesù, pronto a far cadere il ramoscello di ulivo simboleggiante la pace. Sul basamento sono scolpiti dei fiori, a raffigurare il ritorno della vita. Quando le si avvicinano, è tradizione che i fedeli depongano ai piedi della Vergine dei piccoli biglietti scritti a mano affidandole i problemi che hanno nel cuore. Lo farà anche il Papa, portando una corona di fiori e chiedendo a Maria di aiutare l’umanità, malgrado tutto, a non perdere la speranza. La scelta del luogo della preghiera non è casuale. A parte il legame del Papa con la Basilica romana, dove si reca alla partenza e al ritorno da ogni viaggio apostolico, la statua fu realizzata nel 1918 proprio per chiedere la fine del conflitto, in quel caso della Prima Guerra mondiale.
Quanto al programma della Giornata, Francesco non sarà da solo. Ad accompagnarlo nella preghiera, ragazzi e ragazze che hanno ricevuto la Prima Comunione e la Cresima nelle scorse settimane, scout, rappresentanti della Gioventù ardente mariana (Gam), membri della Gendarmeria Vaticana e delle Guardia Svizzera e le tre parrocchie di Roma intitolate alla Vergine Maria Regina della Pace, insieme ai membri della Curia. Inoltre, come ulteriore segno di vicinanza a chi sta pagando il prezzo più alto al conflitto, sono stati invitati a recitare le decine del Rosario: una famiglia ucraina, persone legate alle vittime della guerra e un gruppo di cappellani militari con i rispettivi corpi. Infine, a testimoniare come il mondo intero sia unito nel desiderio di pace, il momento di preghiera sarà condiviso da molti templi mariani sparsi per il pianeta, tra cui il Santuario della Madre di Dio (Zarvanytsia) in Ucraina e la Santa Casa di Loreto. Gli altri luoghi cdi culto dedicati alla Vergine collegati con Roma saranno: le Cattedrali di Nostra Signora della Salvezza in Iraq; di Nostra Signora della Pace in Siria; di Maria Regina d’Arabia in Bahrein. E a completare la geografia della preghiera, questi altri santuari internazionali: Shrine of Our Lady of Peace and Good Voyage; International Shrine of Jesus Saviour and Mother Mary; Santuario di Jasna Góra; Santuario Internazionale dei Martiri Coreani; International Shrine Our Lady of Knock; Beata Vergine del Rosario; Madonna Regina della Pace; Nostra Signora di Guadalupe; Nostra Signora di Lourdes. Si potrebbe dire che pur con modalità differenti viene riproposto lo schema dell’anno scorso, quando nel mese di maggio, i santuari, uno al giorno, si passarono idealmente il testimone di una staffetta spirituale organizzata per chiedere le fine della pandemia.
Con questa preghiera – spiega una nota – oggi il Papa desidera offrire un segno di speranza al mondo, sofferente per il conflitto in Ucraina, e profondamente ferito per la violenza dei tanti teatri di guerra ancora attivi.