La prima edizione fu nel 1992. Quest’anno il Catechismo della Chiesa Cattolica ha compiuto 30 anni, ma pochi si sono ricordati di fargli gli auguri
di Marco Invernizzi
Un catechismo universale è un evento di straordinaria importanza nella vita della Chiesa, avvenuto soltanto in due occasioni: dopo il Concilio di Trento, quando vide la luce il Catechismo Romano, e dopo il Concilio Vaticano II, quando, appunto, nacque l’attuale Catechismo della Chiesa Cattolica.
Ma perché è importante un catechismo universale? Perché espone la dottrina della fede a tutta la Chiesa. Entrambi i catechismi universali sono divisi in quattro parti: il Credo, cioè la professione della fede in Gesù Cristo; la liturgia e i Sacramenti; i Dieci Comandamenti e le virtù fondamentali della vita cristiana; infine, l’importanza fondamentale della preghiera, in particolare il Padre nostro.
La dottrina della fede aiuta a sostenere e a fare crescere la fede, che nasce dall’incontro con la seconda persona della Trinità, Gesù Cristo; il cristianesimo non è quindi una dottrina, perché non basta conoscere, ma è necessario amare e seguire Cristo per essere cristiani, tuttavia ha una dottrina, senza la quale la stessa sequela di Cristo diventerebbe incerta e soggettiva. Una dottrina che può conoscere degli sviluppi e sempre può essere approfondita, ma costituisce comunque un atto importante del Magistero della Chiesa e un sicuro punto di riferimento.
Il Catechismo della Chiesa Cattolica è stato promulgato in un momento difficile nella vita della Chiesa, in particolare negli antichi Paesi cristiani, dove la fede è stata oggetto di un profondo attacco culturale da parte delle diverse ideologie che sono riuscite espellere il cristianesimo dalla vita pubblica, cambiando il senso comune delle popolazioni in una società sempre più secolarizzata. La catechesi diventa, quindi, ancora più necessaria non soltanto per avere una fede matura e convinta, ma anche per rendere ragione della fede professata a chi ci chiedesse perché siamo cristiani.
Nel 1992 e nel 1997, quando uscì l’edizione definitiva in lingua latina, il mondo occidentale era già nel pieno di questo abbandono della fede e le divisioni erano penetrate anche fra i cristiani, tentati dal relativismo e da un credo “fai da te” completamente individualista. Il cardinale americano Avery Dulles (1918-2008) considerò il Catechismo della Chiesa Cattolica «la sfida più audace offerta al relativismo culturale che oggi minaccia di erodere i contenuti della fede cattolica». Per questo il card. Ratzinger, che era stato incaricato da san Giovanni Paolo II di guidare la commissione preparatoria del Catechismo, dirà che fu «una specie di miracolo» arrivare alla stesura di un testo condiviso, accettato da tutti i membri della stessa commissione.
Diversi cristiani non hanno ancora capito l’importanza e la grazia di avere un Catechismo così ben fatto. Molti di loro lo contrappongono esplicitamente alla Parola di Dio e personalmente mi è capitato di ascoltare la meraviglia di alcune pie donne di Chiesa, colte e impegnate, perché usavo il Catechismo invece della Bibbia per fare catechesi, come se nel Catechismo non ci fossero continui rimandi alla Parola di Dio. Questa contrapposizione dialettica fra catechesi e Bibbia è figlia di una cattiva educazione alla fede, che disprezza la dottrina e, sulla sia di una mentalità dialettica ereditata dal marxismo, cerca sempre di contrapporre le cose invece di favorire la comunione, pur ovviamente riconoscendo le legittime diversità.
Al contrario di quanto si pensi, il Catechismo è quindi un dono, forse il più grande lasciatoci da san Giovanni Paolo II, perché in un tempo di grande confusione (anche interna alla Chiesa) esso offre a tutto il Corpo mistico di Cristo gli strumenti per orientarsi, per vincere gli eventuali dubbi, per seguire con forza e serenità le indicazioni del Magistero. Infatti, esso espone «con fedeltà ed in modo organico l’insegnamento della Sacra Scrittura, della Tradizione vivente nella Chiesa e del Magistero autentico», come ha scritto il grande Papa polacco nella Costituzione apostolica Fidei depositum.
Fra i pochi che si sono ricordati del XXX° anniversario vi è il padre gesuita Federico Lombardi, che ha diretto la Sala Stampa della Santa Sede dal 2008 al 2016 e ha vissuto accanto ai tre Papi che hanno finora accompagnato la storia di questo Catechismo, cioè Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco. Un suo recente articolo su La Civiltà Cattolica ne ripercorre la storia e aiuta a comprendere come siamo di fronte, ancora oggi, a un testo straordinario.
Mercoledì, 2 novembre 2022