Di Michele Brambilla
Il coronavirus stravolge anche la ritualità del messaggio pasquale Urbi et Orbi, che Papa Francesco pronuncia in streaming, alle 12:00 del 12 aprile, dal transetto della basilica di S. Pietro anziché dalla loggia centrale della facciata.
A ogni modo, esclama Francesco, «oggi riecheggia in tutto il mondo l’annuncio della Chiesa: “Gesù Cristo è risorto!” – “È veramente risorto!”». L’annuncio pasquale continua a percorrere, imperterrito, la terra e il mare, pegno di futura vittoria anche sul CoViD-19: «come una fiamma nuova questa Buona Notizia si è accesa nella notte: la notte di un mondo già alle prese con sfide epocali ed ora oppresso dalla pandemia, che mette a dura prova la nostra grande famiglia umana», ma non può spegnere la grande speranza accesa quella radiosa mattina del 30 d.C. a Gerusalemme. «È», afferma il Pontefice, «un altro “contagio”, che si trasmette da cuore a cuore – perché ogni cuore umano attende questa Buona Notizia. È il contagio della speranza: “Cristo, mia speranza, è risorto!”». Non è una frase fatta o una formula magica che fa sparire tutti i problemi in un batter d’occhio.
«Il Risorto», puntualizza il Papa, «è il Crocifisso», colui che ha gustato fino in fondo l’orribile sapore della morte e ne porta ancora le piaghe, «non un altro». Solo a partire da questo particolare si può comprendere come la risurrezione di Cristo riesca ad essere una speranza concreta anche per il nostro tempo, nel quale «il mio pensiero quest’oggi va soprattutto a quanti sono stati colpiti direttamente dal coronavirus: ai malati, a coloro che sono morti e ai familiari che piangono per la scomparsa dei loro cari, ai quali a volte non sono riusciti a dare neanche l’estremo saluto».
Il Santo Padre ricorda che «questo morbo non ci ha privato solo degli affetti, ma anche della possibilità di attingere di persona alla consolazione che sgorga dai Sacramenti, specialmente dell’Eucaristia e della Riconciliazione. In molti Paesi non è stato possibile accostarsi ad essi, ma il Signore non ci ha lasciati soli! Rimanendo uniti nella preghiera, siamo certi che Egli ha posto su di noi la sua mano (cfr Sal 138,5), ripetendoci con forza: non temere, “sono risorto e sono sempre con te”», dice citando proprio l’introito della Messa del giorno di Pasqua.
«Non è questo il tempo dell’indifferenza», degli egoismi, delle divisioni e della dimenticanza. Francesco lancia un duro monito all’Unione Europea: «oggi l’Unione Europea ha di fronte a sé una sfida epocale, dalla quale dipenderà non solo il suo futuro, ma quello del mondo intero. Non si perda l’occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative. L’alternativa è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni» nel “Vecchio Continente”. Non dimentica, però, altri scenari che vedono impegnata la diplomazia vaticana, dal Medio Oriente al Venezuela, passando per il confine greco-turco, il Libano, la Siria, l’Ucraina e il Mozambico, luoghi nei quali il coronavirus si somma ad altri problemi specifici.
Lunedì, 13 aprile 2020