La Giunta rettifica il sì del Consiglio al Gay pride milanese. Meno male.
di Cristina Cappellini
Il 14 giugno scorso fece discutere il voto segreto del Consiglio regionale lombardo a favore del gay pride in salsa milanese, che aveva deciso anche la partecipazione di un rappresentante dell’istituzione e l’illuminazione del Pirellone con i colori dell’arcobaleno Lgbt.
È di un paio di giorni fa, invece, la notizia che la Giunta regionale ha negato il patronato chiesto dall’Arcigay milanese, provocando così una sorta di cortocircuito fra i due organi di vertice della Regione: Consiglio e Giunta.
Pur con la premessa (del resto viviamo nel momento storico delle doverose premesse politicamente corrette) secondo cui “Regione Lombardia condivide l’importanza di iniziative dedicate a promuovere coesione, parità, sensibilizzazione e rispetto delle identità e dei diritti politici, umani, sociali, civili”, lo stesso documento stabilisce che: “Per lo specifico della iniziativa presentata, a seguito delle verifiche e delle riflessioni interne e a seguito di episodi che hanno provocato critiche istituzionali e dell’opinione pubblica, è stato ritenuto di non concedere il patronato istituzionale di Regione Lombardia alla Parata del prossimo 2 luglio”.
Ciò dimostra che quando l’opinione pubblica reagisce in maniera decisa (la forte polemica seguita al gesto blasfemo perpetrato al pride di Cremona aveva messo in luce finalmente certe forme e modalità di svolgimento di queste tipologie di manifestazioni) anche le istituzioni alzano le antenne e corrono ai ripari. E se i politici di riferimento non sono così ideologizzati da perseverare sulla cattiva strada, una marcia indietro può cercare di metterci una pezza.
Resta il fatto che la posizione della Regione Lombardia in campo etico (ma non solo) non sia più granitica come lo era durante il quinquennio a guida Maroni, e questo potrà portare ad altri incidenti di percorso come quello di un paio di settimane fa. Ma è anche vero che se la gente alza la voce e manifesta un dissenso netto è più facile che la classe politica trovi il coraggio (anche solo per opportunismo politico/elettorale) di fare un’inversione di marcia.
Quantomeno ora sappiamo che, se la maggioranza di centro destra in Consiglio regionale è instabile e suscettibile di scivoloni (il che in fondo rappresenta il ritratto del centro destra a livello nazionale), la Giunta Fontana ha rimesso in extremis la Regione sul binario giusto. Fino a quando non si sa, ma per ora è un punto a vantaggio dei movimenti pro family che tanto si sono spesi nei giorni scorsi per mettere in guardia le istituzioni e la società civile dalle aberranti azioni blasfeme e offensive della sensibilità comune, che sempre più spesso, purtroppo, caratterizzano le parate Lgbt.
Martedì, 28 giugno 2022