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Il cristiano, un uomo che cammina eretto, nella certezza della vittoria.

28 Aprile 2017 - Autore: Silvia Scaranari

«Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20), la promessa di Gesù prima di ascendere al cielo, richiama direttamente l’annuncio dell’Arcangelo a Maria Ss. «A lui sarà dato il nome di Emmanuele, che significa Dio con noi» (Mt 1,23; cfr. Is 7,14). Così il Santo Padre apre l’udienza generale di ieri mattina. Queste due frasi, che aprono e chiudono l’avventura terrena di Gesù, Figlio di Dio e Dio lui stesso, ci presentano la vera natura di Dio.

«Il nostro Dio non è un Dio assente, sequestrato da un cielo lontanissimo; è invece un Dio “appassionato” dell’uomo, così teneramente amante da essere incapace di separarsi da lui». Ecco come viene presentato da Papa Francesco il Signore del cielo e della terra, il Creatore, a poche ore dalla sua partenza per il viaggio in Egitto. Consapevoli o casuali? Ma c’è forse il posto per il caso nella prospettiva cristiana dell’esistenza? No, e forse queste poche parole possono suonare come una puntualizzazione rispetto all’immagine di Allah, misericordioso ma lontanissimo rispetto all’uomo. Dio ama l’uomo come Padre, che amorevolmente si china sulla nostre miserie per chiamarci alla conversione, come Figlio che ama talmente l’uomo da dare la Sua vita per lui, come Spirito Santo che effonde il Suo amore sull’uomo per aprirgli la strada verso il cielo. E allora «Dio sarà con noi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Gesù camminerà con noi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo», prosegue il Papa.

La nostra esistenza è un cammino, un continuo muoversi verso una promessa, come ha fatto Abramo che ha lasciato ogni certezza per andare “oltre”, basandosi sulla fiducia verso Dio. Fiducia ben riposta perché «Dio sarà con noi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo. Gesù camminerà con noi, tutti i giorni, fino alla fine del mondo […] Non ci sarà giorno della nostra vita in cui cesseremo di essere una preoccupazione per il cuore di Dio» e questa è quella che chiamiamo Provvidenza, il prendersi cura di noi da parte di Dio.

Dio è la nostra áncora, tra i simboli cristiani «uno che a me piace tanto, perché infatti «se facessimo affidamento solo sulle nostre forze, avremmo ragione di sentirci delusi e sconfitti, perché il mondo spesso si dimostra refrattario alle leggi dell’amore». Invece non siamo mai soli sulla strada della nostra vita: quando tutto sembra diventare buio dobbiamo restare attaccati all’áncora in cielo, la nostra fede, perché come dice il salmo «Anche se vado per una valle oscura, non temo alcun male, perché tu sei con me» (Sal 23,4).

E il Papa chiude con un’altra affermazione che pare parlare da lontano al mondo musulmano che domani incontrerà: «Il santo popolo fedele di Dio è gente che sta in piedi –  “homo viator” – e cammina, ma in piedi, “erectus”, e cammina nella speranza. E dovunque va, sa che l’amore di Dio l’ha preceduto: non c’è parte del mondo che sfugga alla vittoria di Cristo Risorto. E qual è la vittoria di Cristo Risorto? La vittoria dell’amore». Uomini che stanno in piedi, servi del Dio vivente non schiavi sottomessi, che camminano con una certezza nel cuore: “Dio ha vinto il mondo”.

Silvia Scaranari

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