I miracoli di Gesù parlano di Lui, ci mostrano la pedagogia, discretissima, di Dio nei confronti dell’uomo
di Michele Brambilla
Papa Francesco spiega ai fedeli dell’Angelus del 16 gennaio che «il Vangelo della Liturgia odierna narra l’episodio delle nozze di Cana, dove Gesù trasforma l’acqua in vino per la gioia degli sposi. E si conclude così: “Questo fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” (Gv 2,11)».
Il Pontefice puntualizza: «notiamo che l’evangelista Giovanni non parla di miracolo, cioè di un fatto potente e straordinario che genera meraviglia. Scrive che a Cana avviene un segno, che suscita la fede dei discepoli. Possiamo allora domandarci» cosa significhi la parola “segno” per il Vangelo. «Un segno», dice il Papa, «è un indizio che rivela l’amore di Dio, che non richiama cioè l’attenzione sulla potenza del gesto, ma sull’amore che lo ha provocato. Ci insegna qualcosa dell’amore di Dio, che è sempre vicino, tenero e compassionevole», infatti «il primo segno avviene mentre due sposi sono in difficoltà nel giorno più importante della loro vita. Nel bel mezzo della festa manca un elemento essenziale, il vino, e la gioia rischia di spegnersi tra le critiche e l’insoddisfazione degli invitati. Figuriamoci come può andare avanti una festa di nozze solo con l’acqua! È terribile, una brutta figura faranno gli sposi».
Per accorgersene ci vuole “intuito femminile”: «ad accorgersi del problema è la Madonna, che lo segnala con discrezione a Gesù. E Lui interviene senza clamore, senza quasi darlo a vedere. Tutto si svolge nel riserbo, “dietro le quinte”: Gesù dice ai servi di riempire le anfore d’acqua, che diventa vino. Così agisce Dio, con vicinanza, con discrezione. I discepoli di Gesù», presenti al banchetto, «colgono questo: vedono che grazie a Lui la festa di nozze è diventata ancora più bella. E vedono anche il modo di agire di Gesù, questo suo servire nel nascondimento – così è Gesù: ci aiuta, ci serve nel nascondimento, in quel momento –, tanto che i complimenti per il vino buono vanno poi allo sposo, nessuno se ne accorge, soltanto i servitori» che hanno riempito le giare d’acqua e le hanno portate a tavola colme di vino nuovo. Il Signore sembra agire, talvolta, in maniera fin troppo discreta, cerca coloro che sono meno appariscenti dal punto di vista mondano, ma agisce, e il digitus Dei è inconfondibile. Il vino che è frutto del miracolo ha un gusto persino migliore di quello versato all’inizio della festa. «In genere il vino che si dava alla fine della festa era», infatti, «quello meno buono; anche oggi si fa così, la gente a quel punto non distingue tanto bene se è un vino buono o è un vino un po’ annacquato. Gesù, invece, fa in modo che la festa si concluda con il vino migliore. Simbolicamente questo ci dice che Dio vuole per noi il meglio, ci vuole felici».
«Vi suggerisco allora un esercizio, che ci può fare molto bene. Proviamo oggi a frugare tra i ricordi alla ricerca dei segni che il Signore ha compiuto nella mia vita», sia nei momenti tristi che in quelli lieti. «Facciamo rivivere i momenti in cui abbiamo sperimentato la sua presenza e l’intercessione di Maria»: scorgeremo, grati e commossi, il digitus Dei nelle nostre vicende.
Lunedì, 17 gennaio 2022