Una breve riflessione su fascismo e conservatorismo
di Marco Invernizzi
Periodicamente riemerge il problema del fascismo e della sua influenza sulla vita pubblica italiana. In particolare, ogni volta che si avvicinano elezioni importanti, come quelle prossime per il Parlamento europeo, le diverse sinistre pretendono esternazioni di antifascismo da parte di tutte le forze politiche che di sinistra non sono. In più, da quando esiste un governo di destra-centro, come quello guidato da Giorgia Meloni, la richiesta di dichiararsi antifascista non è mai sufficiente e se ne vorrebbero sempre di più.
Paradossalmente, però, chi rimane fuori da queste polemiche è proprio il fascismo, perché quest’ultimo viene sì usato come arma polemica, ma senza che quasi mai vengano studiate ed esposte le sue caratteristiche autentiche. In Italia abbiamo avuto uno storico che lo ha studiato e, anzi, ne ha fatto l’oggetto della sua principale attività accademica. Si tratta di Renzo de Felice (1929-1996), autore di una monumentale biografia di Benito Mussolini (1883-1945) e di altri studi sul fascismo, adatte anche a lettori non specialisti. Fra l’altro De Felice ha lasciato tracce importanti in altri studiosi come Emilio Gentile, Francesco Perfetti e Giuseppe Parlato, per citarne soltanto alcuni.
La sua conclusione sul fascismo, che qui interessa, è che fu un movimento rivoluzionario, che nacque a sinistra e a sinistra tornò nell’ultima sua fase storica, quella della Repubblica Sociale Italiana (1943-1945), mentre durante gli anni del regime dovette scendere a compromessi con la Monarchia e con la Chiesa per conquistare il potere e rimanervi, assumendo così posizioni politiche più conservatrici o, se vogliamo, di destra.
Tutto questo però non emerge minimamente nelle ricorrenti polemiche relative al fascismo. Non si tiene conto del fatto che abbiamo a che fare con una ideologia rivoluzionaria che voleva costruire l’«uomo nuovo» abbattendo la società liberale in nome di una “religione politica”, che voleva sostituire la religione cattolica, relegando quest’ultima alla sfera rigorosamente privata, come attestano le polemiche contro l’Azione Cattolica nel 1931.
Certo, a causa del fatto che nel fascismo confluirono uomini non fascisti, che lo aiutarono a costruire il regime, così come accadde nel partito post-fascista, il Movimento Sociale Italiano nato nel 1946, in entrambi i casi furono presenti tendenze diverse dal fascismo originario e rivoluzionario, ovvero componenti conservatrici o di destra, come attesta lo stesso De Felice. Ma questo non deve fare dimenticare le sue caratteristiche originarie di movimento che voleva sovvertire e non riformare l’Italia liberale, che voleva “rifare” gli italiani in nome di una ideologia rivoluzionaria che non aveva nulla di paragonabile a una cultura conservatrice di principi.
Spesso questa stessa operazione di chiarificazione culturale non viene fatta nemmeno da chi subisce costantemente l’accusa di fascismo. Non dovrebbe essere difficile spiegare che un partito conservatore, come si definisce Fratelli d’Italia, non può aver nulla a che fare con il fascismo semplicemente perché il conservatorismo appartiene a tutta un’altra storia rispetto al fascismo. Conservatore è chi crede nell’esistenza di principi perenni, che vanno proposti in ogni condizione storica e difesi dalle ideologie dell’«uomo nuovo», siano esse fasciste o comuniste o di tipo relativistico, come accade oggi. Conservatore è chi vuole riformare la società così come essa esiste nella storia, rifiutando ogni radicalismo rivoluzionario e salvaguardandone l’identità profonda. Non a caso la Meloni presiede in Europa il partito dei conservatori e dei riformisti, l’ECR.
Allora forse sarebbe auspicabile che a sinistra di smettesse di attaccare un partito conservatore, maliziosamente confondendolo con il fascismo, e a destra cessasse ogni complesso d’inferiorità e si dicesse a chiare lettere, e una volta per tutte, che il fascismo appartiene a un’altra storia, che non è quella di una forza conservatrice di destra.
E sarebbe bene che tutti andassimo a rileggere De Felice (o i suoi allievi), studiando il fascismo per quello che è stato, non usandolo come una “clava” — l’unica arma, oltre alla calunnia e all’ingiuria, che la sinistra è in grado di impugnare, vista la radicale carenza di idee che la affligge ormai da decenni — per colpire l’avversario, o come una difesa polemica contro avversari scorretti.
Lunedì, 3 giugno 2024
Per approfondire si possono leggere questi due libri di Oscar Sanguinetti: Fascismo e Rivoluzione. Appunti per una lettura conservatrice, Cristianità 2022; Marco Invernizzi, Oscar Sanguinetti, Conservatori. Storia e attualità di un pensiero politico, Ares 2023.