GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale, del 31-5-1998, nn. 1-3, in L’Osservatore Romano, 7-6-1998. Titolo redazionale.
Non è certo possibile comprendere l’azione dello Spirito nella Chiesa e nel mondo con analisi statistiche o con altri sussidi delle scienze umane, perché essa si situa su un altro piano, che è quello della grazia, percepito dalla fede. Si tratta di un’azione spesso nascosta, misteriosa, ma sicuramente efficace. Lo Spirito Santo non ha perso la forza propulsiva che aveva all’epoca della Chiesa nascente; agisce oggi come ai tempi di Gesù e degli Apostoli. Le meraviglie da Lui compiute, riferite negli Atti degli Apostoli, si ripetono ai nostri giorni, ma spesso rimangono sconosciute, giacché in molte parti del mondo l’umanità vive ormai in culture secolarizzate, che interpretano la realtà come se Dio non esistesse.
La Giornata Missionaria Mondiale viene allora a richiamare opportunamente la nostra attenzione sulle meravigliose iniziative dello Spirito Santo, perché si rafforzi in noi la fede e ci sia, grazie proprio all’azione dello Spirito, un grande risveglio missionario nella Chiesa. Non è, infatti, il rinvigorimento della fede e della testimonianza dei cristiani l’obiettivo prioritario del Giubileo?
La consapevolezza che lo Spirito agisce nel cuore dei credenti e interviene negli eventi della storia invita all’ottimismo della speranza. Il primo grande segno di tale azione […] è paradossalmente la stessa crisi che attraversa il mondo moderno: un fenomeno complesso che, nella sua negatività, suscita spesso, per reazione, accorate invocazioni allo Spirito vivificante, svelando lo struggente desiderio della Buona Notizia di Cristo Salvatore presente nei cuori umani.
Come non ricordare, in proposito, la sapiente lettura del mondo contemporaneo compiuta dal Concilio Ecumenico Vaticano II nella Costituzione pastorale Gaudium et spes (nn. 4-10)? In questi ultimi decenni, la crisi epocale ivi analizzata si è approfondita: il vuoto di ideali e di valori si è spesso allargato; è venuto meno il senso della Verità ed è cresciuto il relativismo morale; appare non di rado prevalere un’etica individualista, utilitaria, senza punti fermi di riferimento; da più parti si sottolinea come l’uomo moderno, quando rifiuta Dio, si ritrovi meno uomo, pieno di paure e di tensioni, chiuso in se stesso, insoddisfatto, egoista.
Le conseguenze pratiche sono ben visibili: il modello consumista, pur tanto criticato, domina sempre più; le preoccupazioni, spesso legittime, per i tanti problemi materiali, rischiano di assorbire a tal punto, che i rapporti umani diventano freddi, difficili. Le persone si scoprono aride, aggressive, incapaci di sorridere, di salutare, di dire “grazie”, di interessarsi ai problemi dell’altro. Per una complessa serie di fattori economici, sociali e culturali, le società più evolute registrano una preoccupante “sterilità”, che è insieme spirituale e demografica.
Ma proprio da queste situazioni, che portano le persone al limite della disperazione, scaturisce spesso la spinta ad invocare Colui che “è Signore e dà la vita”, perché l’uomo non può vivere senza senso e senza speranza.
Un secondo grande segno della presenza dello Spirito è la rinascita del senso religioso tra i popoli. Si tratta di un movimento non privo di ambiguità, che dimostra tuttavia in modo inequivocabile l’insufficienza teorica e pratica di filosofie e ideologie atee, dei materialismi che riducono l’orizzonte dell’uomo alle cose della terra. L’uomo non basta a se stesso. È ormai convinzione diffusa che il dominio della natura e del cosmo, le scienze e le tecniche più sofisticate non bastano all’uomo, perché non sono in grado di svelargli il senso ultimo della realtà: sono semplici strumenti, non fini per la vita dell’uomo e per il cammino dell’umanità.
Giovanni Paolo II