
Da L’Osservatore Romano del 06/01/2019. Foto da thezeppelin.org
I ministri degli esteri del Gruppo di Lima riuniti in Perú hanno firmato, con l’eccezione del Messico, un documento in cui «non si riconosce la legittimità del nuovo mandato presidenziale del regime di Nicolás Maduro, che comincerà il 10 gennaio prossimo». Questo, si legge nel testo, «per il fatto che il processo elettorale da cui ha avuto origine non si è basato sulle garanzie e gli standard internazionali necessari per un processo libero, giusto e trasparente».
Nella dichiarazione di undici punti approvata durante la riunione, i governi di Argentina, Brasile, Canada, Cile, Colombia, Costa Rica, Guatemala, Guyana, Honduras, Panamá, Paraguay, Perú e Santa Lucia hanno sollecitato Maduro a «non assumere la presidenza del Venezuela» e «a trasferire il potere esecutivo all’Assemblea nazionale fino a quando non si svolgeranno nuove elezioni democratiche». Come accennato, il Messico, che aveva firmato precedentemente tutti i documenti del Gruppo di Lima, si è rifiutato questa volta di farlo, nel quadro della politica di «non intervento negli affari di altri stati» propugnata dal nuovo presidente Andrés Manuel López Obrador.
I paesi firmatari hanno poi sottolineato la loro «profonda preoccupazione» per l’esodo massiccio di migranti e richiedenti asilo prodotto dalla grave crisi politica e umanitaria nel Venezuela». Inoltre hanno espresso «la convinzione che la soluzione della crisi politica spetta ai venezuelani». Essi «ribadiscono la loro permanente determinazione ad appoggiare le iniziative politiche e diplomatiche che conducano al ristabilimento dell’ordine costituzionale, della democrazia e dello stato di diritto nel paese attraverso la celebrazione di un nuovo processo elettorale con garanzie democratiche».
Infine, il Gruppo ha deciso di «riesaminare lo stato o il livello delle relazioni diplomatiche con il Venezuela, in funzione del ristabilimento della democrazia e dell’ordine costituzionale nel paese». E ha quindi rivolto un forte appello ai membri dell’Osa (Organizzazione degli stati americani) a confermare «il sostegno alla Carta dell’Osa e alla Carta democratica interamericana».