L’Occidente non nasce laicista, al contrario. Atene, Roma e Gerusalemme sono le sue radici. Ma è da quello che rimane delle radici che bisogna partire per rinascere, resistendo all’islamismo e alla cancel culture
di Marco Invernizzi
La settimana scorsa abbiamo parlato del fondamentalismo che, con il suo disprezzo dell’«altro», può rappresentare un elemento che genera odio nelle relazioni internazionali.
Il fondamentalismo è la risposta disperata di una religione che non riesce a convincere, non ci prova nemmeno, perché non riconosce l’esistenza negli uomini di una comune dignità, frutto dell’essere ogni uomo creato da Dio e quindi dotato di una ragione capace di accedere in qualche modo alla verità delle cose. Il fondamentalismo è sostanzialmente una ideologia che vuole conquistare con la forza il potere e così sottomettere le altre religioni e culture.
Esso però genera reazioni. La nascita del fondamentalismo protestante favorì le guerre di religione in Europa, che ferirono l’unità dell’Europa cristiana nel XVI secolo. Fu una catastrofe umana e religiosa, oltre che politica, anche e soprattutto perché favorì la nascita del razionalismo illuminista. Se la fede nella Rivelazione diventa fanatismo religioso, che ha portato alla guerra fra chi crede in modo diverso, allora è meglio fare a meno della religione, o almeno relegarla alla sfera privata. L’Illuminismo si servì polemicamente dei disastri provocati dalle guerre di religione, dalla mancanza di libertà religiosa negli Stati assoluti sorti dopo il principio che ogni suddito doveva professare la religione del proprio sovrano (cuius regio, eius religio, si disse nella pace di Augusta del 1555), per diffondere attraverso un’opera propagandista mai vista fino ad allora (i cosiddetti pamphlet) un attacco contro la religione rivelata, in sostanza contro il Cristianesimo in Europa.
Il fondamentalismo di oggi sembra favorire una reazione altrettanto pericolosa per il bene della fede e della convivenza fra i popoli. I massacri dei terroristi di Hamas, in nome di un islamismo radicale, così come il fondamentalismo ortodosso, che giustifica l’aggressione della Russia all’Ucraina, o quello induista, che penalizza cristiani e musulmani, sembrano favorire una reazione analoga a quella avvenuta con l’Illuminismo. Se la religione fa male e arriva a tali eccessi, è meglio metterla da parte: sembra essere questa la reazione predominante in Occidente di fronte ai drammi provocati dalle guerre di oggi, almeno da alcune.
È la vittoria del laicismo, cioè dell’errore speculare al fondamentalismo. Il laicismo è l’ideologia che nasce con la Rivoluzione francese e si estende ai popoli europei e poi occidentali. Esso concepisce l’uomo come un essere esclusivamente terreno, senz’anima, proiettato soltanto nell’aldiqua, come se Dio non esistesse. Nella vita pubblica la religione non serve, anzi è pericolosa, perché potrebbe risvegliare i fantasmi del fanatismo fondamentalista.
Questo laicismo si è insediato stabilmente nelle classi dirigenti europee nell’800 e poi si è esteso alle masse nel 900. Oggi è dominante nel senso comune della maggioranza degli europei e, anche se di meno, degli americani del Nord. Così, quando gli occidentali si sentono aggrediti dal terrorismo fondamentalista, rispondono invocando le libertà presenti nei sistemi occidentali, ma faticano a indicare i fondamenti di queste libertà e spesso confondono la libertà con il “fare quel che si vuole”, qualunque cosa non disturbi l’altro. Ma la libertà senza fondamenta è insostenibile, così come la democrazia senza valori, come insegna san Giovanni Paolo II nell’Evangelium vitae.
Chi in Occidente condanna la barbarie del terrorismo islamista o l’arroganza dell’aggressione russa spesso è tentato di disimpegnarsi, di non sentire come propria questa difesa dell’Occidente aggredito in Israele come in Ucraina, ma anche a Taiwan e a Hong Kong, perché teme di favorire quelle classi dirigenti laiciste al potere nei Paesi occidentali che favoriscono aborto ed eutanasia, disprezzo della famiglia naturale e della religione. In sostanza, molti temono di favorire il laicismo opponendosi al terrorismo islamista o all’imperialismo russo e/o cinese.
Sarebbe importante riflettere. L’Occidente non è nato laicista, lo è diventato. Le sue radici sono altrove rispetto alle ideologie otto/novecentesche, rispetto alla burocrazia tecnocratica della Unione Europea, rispetto a chi oggi governa gli Usa. Le sue radici stanno nella triade che l’ha forgiato: Atene, Roma, Gerusalemme.
Chi ci crede ha due battaglie da combattere, quella “dentro” perché i popoli occidentali riscoprano le proprie radici, e quella “fuori” perché resistano all’aggressione di chi ci vuole cancellare. Ma per resistere bisogna continuare a esistere, cioè rimanere vivi e liberi. Liberi di sbagliare certamente, ma anche di cominciare a ricostruire in nome di quella seconda evangelizzazione di cui tutti avremmo un grande bisogno.
Lunedì, 6 novembre 2023