di Michele Brambilla
La XXVII domenica del Tempo ordinario rivolge ai fedeli di rito romano (nel rito ambrosiano il tema è già stato trattato nella III domenica dopo Pentecoste) una catechesi sull’indissolubilità del matrimonio a partire dal quesito che i farisei pongono a Gesù sulla base della Legge mosaica. Lo riepiloga con molta precisione Papa Francesco prima della recita dell’Angelus del 7 ottobre: «Il Vangelo di questa domenica (cfr Mc 10,2-16) ci offre la parola di Gesù sul matrimonio. Il racconto si apre con la provocazione dei farisei che chiedono a Gesù se sia lecito a un marito ripudiare la propria moglie, così come prevedeva la legge di Mosè (cfr vv. 2-4)».
Il ripudio, così come l’odierno divorzio, contraddice però in profondità il progetto originario di Dio sulla coppia umana. «E qui Gesù riprende il Libro della Genesi: “Dall’inizio della creazione (Dio) li fece maschio e femmina; per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola” (vv. 6-7). E conclude: “Dunque l’uomo non divida quello che Dio ha congiunto” (v. 9). Nel progetto originario del Creatore, non c’è l’uomo che sposa una donna e, se le cose non vanno, la ripudia. No. Ci sono invece l’uomo e la donna chiamati a riconoscersi, a completarsi, ad aiutarsi a vicenda nel matrimonio».
L’amore umano, tuttavia, è spesso segnato da piccole e grandi infedeltà, dettate, secondo il Papa, dal prevalere dell’interesse individuale. I problemi e le dispute familiari si possono in realtà superare se, anzitutto, ci si ricorda che «ciò che consente agli sposi di rimanere uniti nel matrimonio è un amore di donazione reciproca sostenuto dalla grazia di Cristo», la quale, provenendo direttamente dalla Pasqua del Risorto, è di gran lunga più forte di ogni nostra miseria.
Proprio il Mistero pasquale ricorda l’infinita pazienza e misericordia di Dio nei confronti degli uomini. Imitando il suo Maestro, «la Chiesa, da una parte non si stanca di confermare la bellezza della famiglia come ci è stata consegnata dalla Scrittura e dalla Tradizione; nello stesso tempo, si sforza di far sentire concretamente la sua vicinanza materna a quanti vivono l’esperienza di relazioni infrante o portate avanti in maniera sofferta e faticosa», affinché tutti possano raggiungere la pienezza desiderata dal Signore.
Con Israele Dio Padre ha sempre agito in questo modo. «Perciò alla Chiesa, in queste situazioni, non è chiesta subito e solo la condanna. Al contrario, di fronte a tanti dolorosi fallimenti coniugali, essa si sente chiamata a vivere la sua presenza di amore, di carità e di misericordia, per ricondurre a Dio i cuori feriti e smarriti».
Dopo aver pregato con l’Angelus il Papa ricorda a tutti la ricorrenza della festa della Madonna del Santo Rosario. Salutando a distanza i pellegrini giunti nel santuario di Pompei per la tradizionale Supplica, rinnova l’invito a «[…] pregare il Rosario ogni giorno del mese di ottobre, concludendolo con l’antifona “Sotto la tua protezione” e la preghiera a San Michele Arcangelo, per respingere gli attacchi del diavolo che vuole dividere la Chiesa».