A mensagem de Fátima e a crise na Igreja, in Catolicismo, anno XXVII, Campos (Brasile) maggio 1977, n. 317. L’articolo è comparso — senza i riferimenti contingenti — in appendice alle diverse edizioni italiane dell’opera dello stesso autore, Le apparizioni e il messaggio di Fatima secondo i manoscritti di suor Lucia, trad. it., Cristianità, Piacenza 1977. Note e inserti fra parentesi quadre redazionali; traduzione riveduta.
Antonio Augusto Borelli Machado, Cristianità n. 301-302 (2000).
Fatima, 1917-1977: sessant’anni! Suor Lucia, 1907-1977: settant’anni!
Queste due date, che nell’anno in corso coincidono, c’inducono a tentare una valutazione di quanto ha rappresentato finora, e di quanto potrà rappresentare in un prossimo futuro, la storia di Fatima, così come si può intravedere dalla prospettiva storica del 1977.
La prima domanda naturalmente è: che cosa ha rappresentato per la Chiesa e per il mondo la divulgazione delle apparizioni e del messaggio di Fatima?
La predicazione del messaggio di Fatima avrebbe dovuto essere fondamentalmente anticomunista
Com’è noto — forse confusamente arcinoto! — la sostanza del messaggio trasmesso agli uomini dalla Madonna a Fatima, nel 1917, era che, se l’umanità non si fosse convertita, abbandonando le vie del peccato che stava battendo, sarebbe caduto sul mondo un castigo spaventoso, e che il comunismo sarebbe stato lo strumento di questo castigo.
Non si può dire che il messaggio di Fatima non sia stato, in qualche modo, annunciato a tutto il mondo, soprattutto ai popoli cattolici. Il grande torrente di libri pubblicati nelle lingue più diverse, alcuni dei quali con tirature enormi, i periodici, le trasmissioni radiofoniche e televisive, che hanno riferito abbondantemente i principali eventi relativi alle apparizioni della Cova da Iria, costituiscono nel loro insieme un’opera di divulgazione forse senza paragone, che ha fatto di Fatima uno degli avvenimenti oggi più conosciuti in tutto il mondo.
Accanto a questo — e forse più di tutto questo — si deve sottolineare in modo speciale la parte avuta dalle quattro immagini pellegrine, scolpite sotto la direzione di suor Lucia, che hanno percorso la terra intera, nei decenni Quaranta e Cinquanta, ravvivando negli uomini la nozione del messaggio di Fatima.
Si compiva così, fin dall’epoca di Pio XII [1939-1958], un proposito della Gerarchia degno di grandissimo rispetto, mirante a render nota agli uomini la volontà della Madonna.
Ma ci trovavamo già in tempi che preannunciavano le catastrofi spirituali prodotte dall’attuale progressismo, e di cui Paolo VI [1963-1978] ha preso atto nella storica allocuzione del 29 giugno 1972, nella quale ha avanzato la terribile ipotesi che “il fumo di Satana” sia penetrato nel sacro recinto (1).
Di conseguenza, la predicazione del messaggio di Fatima, che avrebbe dovuto essere, anzitutto e soprattutto, una predicazione fondamentalmente anticomunista, che denunciasse gli errori e le deviazioni della società moderna — errori che l’avrebbero trascinata, come castigo, fino al comunismo —; questa predicazione, che avrebbe dovuto annunciare la devozione al Cuore Immacolato di Maria e l’ottemperanza ai desideri della Madonna come la soluzione della crisi senza precedenti in cui si dibatte il mondo moderno; questa predicazione fu qualcosa di tutto questo, ma, nella grandissima maggioranza dei casi, fu tutto questo fiaccamente.
In queste condizioni la devozione alla Madonna di Fatima, benché largamente diffusa, non poteva raggiungere il fine per il quale era stata preparata. Infatti, il semplice battimani alla Madonna di Fatima — come si sarebbero battute le mani alla Madre di Dio sotto l’invocazione di Lourdes o di Loreto o di Aparecida — era evidentemente una cosa molto buona, molto desiderabile e degna di molto rispetto, come qualsiasi atto di devozione a Maria santissima, ma non aveva quel particolare rapporto con il momento storico presente e con i disegni della Madonna legati al messaggio di Fatima.
Da questo punto di vista la devozione alla Madonna di Fatima avrebbe dovuto essere inculcata, nella nostra epoca, molto più di tante altre devozioni, tutte eccellenti, suscitate a suo tempo dallo Spirito Santo nella Chiesa. Ma non si è fatto così. In questo modo, tutto il movimento di pietà sviluppatosi a partire da Fatima ha prodotto qualche buon risultato, non vi è dubbio, ma non tutto il bene che se ne poteva aspettare. Obiettività vuole, soprattutto, che si dica che la meta indicata dalla Madonna a Fatima non è stata conseguita, e che non si è ottemperato alle condizioni da lei presentate per ovviare al castigo.
Il contenuto specifico della devozione alla Madonna di Fatima
Gli autori che hanno scritto su Fatima hanno messo in risalto il fatto che, apparendo per la prima volta, la Madonna si presentava con un volto che non era “né triste né allegro, ma serio”, con un’aria di dolce rimprovero. Quest’espressione fisionomica era perfettamente coerente con la gravità del messaggio che veniva a portare agli uomini. Tuttavia, a partire dalla terza apparizione — in cui comunicò ai veggenti il famoso segreto —, la Madonna lascia sempre più trasparire la tristezza che le riempie l’anima. E infine, nell’ultima apparizione, dice: “Bisogna che [gli uomini] si emendino, che chiedano perdono dei loro peccati”. E, assumendo un aspetto più triste: “Non offendano più Dio nostro Signore che è già molto offeso”.
Questo è l’atteggiamento spirituale che dobbiamo assumere per diventare sensibili all’autentico significato del messaggio di Fatima. La Madonna vuole che partecipiamo della sua serietà, di fronte alla situazione calamitosa in cui si trova il mondo. Ella desidera che partecipiamo della sua tristezza per i peccati del mondo e della sua apprensione per i castighi che cadranno sull’umanità. Se ci porremo in questa disposizione di spirito, come premio si prenderà cura delle nostre necessità spirituali e materiali.
Quando la Madonna scopriva davanti a Lucia, a Francesco [1908-1919] e a Giacinta [1910-1925] panorami immensi, annunciando loro che il mondo sarebbe passato attraverso queste e quelle catastrofi, che il comunismo si sarebbe diffuso su tutta la terra, che molte nazioni sarebbero scomparse, non possiamo immaginare che, in quel momento, i veggenti si preoccupassero dei loro problemini spirituali o materiali. Possiamo soltanto pensare che stessero prendendo conoscenza di quanto la Madre di Dio diceva, e commuovendosi a proposito di quanto diceva. I frutti spirituali sarebbero venuti dopo — o contemporaneamente —, ma come effetto della loro partecipazione a quanto diceva la Madonna. E così accadde realmente.
Ciascuno di noi deve agire nello stesso modo. Se la Madre di Dio si intristisce e piange a causa della situazione del mondo, anch’io mi devo commuovere e devo prendere la risoluzione di comportarmi seriamente per far arrestare queste lacrime. Il resto verrà in sovrappiù, perché la Vergine santissima, Madre di Misericordia, non trascurerà le nostre anime e le nostre necessità, anche materiali. Ma questo sovrappiù è condizionato dall’attenzione rispettosa e fedele prestata al suo messaggio.
Questo è il contenuto specifico della devozione alla Madonna di Fatima, il tema proprio e adeguato per le nostre preghiere e meditazioni di fronte alle sue sacre immagini.
La Madonna di Fatima, Madonna della Contro-Rivoluzione
Approfondiamo le considerazioni che abbiamo appena fatto.
A Fatima, la Madre del Redentore ha denunciato i peccati dell’umanità, che avrebbero condotto il mondo al comunismo. Com’è ovvio, vi dev’essere un nesso fra il peccato e il castigo. Quali sono i peccati che, in modo specifico, portano il mondo al comunismo?
Nel suo celebre saggio Rivoluzione e Contro-Rivoluzione Plinio Corrêa de Oliveira [1908-1995] descrive il plurisecolare processo rivoluzionario che, con l’irruzione del Rinascimento e del protestantesimo al tramonto del Medioevo, e dopo esser passato attraverso la sanguinosa tappa della Rivoluzione francese, sta concludendosi nel comunismo (2).
In che cosa consiste il processo rivoluzionario, come si presenta attualmente in campo internazionale? Consiste precisamente nell’avanzata comunista su tutti i fronti, nella propaganda socialista sfrenata, nel rilassamento prodotto dalle mode immorali — che, d’altra parte, è stato rivelato esplicitamente dalla Madonna a Giacinta, nelle apparizioni posteriori al 1917 —, nella crisi all’interno della Chiesa, nel cosiddetto processo di “autodemolizione” che affligge il corpo mistico di Cristo, e così via.
Orbene, se la Madonna indica nel comunismo l’esito di una situazione di peccato, in cui è immersa l’umanità, è evidente che intende far riferimento a un processo rivoluzionario come quello descritto da Corrêa de Oliveira.
La Madonna, quindi, c’insegna a esecrare il processo rivoluzionario, e vuole che impegniamo tutte le nostre forze e le nostre risorse nell’allontanare gli avvenimenti che portano al comunismo. In una parola, la Madonna c’invita a lottare per la Contro-Rivoluzione, che è il nome con cui Corrêa de Oliveira denomina il processo di restaurazione dell’ordine distrutto dalla Rivoluzione.
In questo modo, la Mediatrice di tutte le grazie c’invita concretamente a questa forma d’amore di Dio attraverso cui siamo più che sensibili agl’interessi della santa Chiesa cattolica, apostolica, romana e della civiltà cristiana, infiammati dal desiderio di sbarrare il passo a questa enorme cospirazione che tenta di distruggerle. E non solo sbarrarle il passo, ma far anche vincere la Chiesa e la civiltà cristiana, cioè la Contro-Rivoluzione, con l’instaurazione del Regno di Maria, come lei stessa ha profetizzato a Fatima dicendo: “Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà”.
A pieno titolo, pertanto, la Madonna di Fatima può essere chiamata “Madonna della Contro-Rivoluzione”.
La crisi nella Chiesa, probabile contenuto della terza parte del segreto
Ci resta da trattare il famoso tema del segreto di Fatima, manifestato ai veggenti nell’apparizione di luglio.
Com’è noto, il segreto consta di tre parti distinte, di cui le prime due sono state rivelate da suor Lucia nel 1941. La terza, anch’essa già scritta da suor Lucia, è in possesso della Santa Sede, che non ha ancora giudicato opportuna la sua divulgazione. Questa terza parte mantiene in suspense l’attenzione internazionale.
Non ripeteremo a questo punto le fondate congetture che inducono ad ammettere che questa terza parte tratti della crisi interna alla Chiesa (3).
Aggiungiamo soltanto una considerazione. Nella seconda parte del segreto, la Madre di Dio ha annunciato un castigo che, per la sua natura, tocca soprattutto la società temporale. Poiché sta avanzando verso il comunismo, questa è minacciata da un castigo tanto terribile, che comporta la scomparsa di diverse nazioni. Riesce difficile credere che la Madonna abbia previsto questa ecatombe dell’ordine civile, e non abbia voluto mettere in guardia gli uomini a proposito di un castigo molto peggiore, come è quello costituito dalla crisi interna alla Chiesa.
Prima che questa crisi diventasse notoria, si capisce che uno spirito animato da pietà sarebbe inorridito di fronte a una tale ipotesi. Ma, a partire dal momento in cui la crisi è diventata pubblica, non vi è ragione per ritirarsi di fronte a questo pronostico. La tiepida accoglienza riservata dalla maggioranza dei cattolici al messaggio di Fatima, oltre al formale rifiuto di una gran parte, a cui si aggiunge questo inimmaginabile — ma assolutamente inconfutabile — connubio di tanti ecclesiastici e laici con il comunismo, come potrebbero non meritare un riferimento particolare nel segreto di Fatima?
Avendo presente l’atmosfera della Chiesa nel 1917, era naturale che una prospettiva tanto drammatica fosse conservata nel segreto. La presenza di san Pio X [1903-1914] si faceva ancora sentire, non solo attraverso il ricordo della sua morte recente, ma anche mediante l’incorruttibilità del suo corpo. Il comunismo stava per arrivare al potere in Russia. La reazione contro il processo rivoluzionario era una possibilità. Nella Chiesa, nonostante i motivi di dolore, vi era molta maggior compostezza, molta maggior dignità, tale da rendere inimmaginabile quanto vi succede oggi. La previsione di un panorama come quello che abbiamo attualmente davanti agli occhi avrebbe potuto turbare innumerevoli anime. Ma, a partire dal momento in cui il male è tanto notorio che il suo annuncio non scandalizza più nessuno, la proclamazione dell’esistenza del male può soltanto, al contrario, essere benefica per confermare nella fede le anime ancora fedeli.
Se questo è, come ci pare di poter congetturare, il contenuto della terza parte del segreto, si capisce perfettamente come la Madonna abbia voluto annunciarlo ai veggenti perché lo rivelassero al momento opportuno.
Suor Lucia ha compiuto, il 22 marzo scorso [1977], settant’anni. Ella è stata lasciata su questa terra dalla Madonna per compiere una determinata missione. È logico pensare che questa missione includa la dichiarazione di autenticità del testo della terza parte del segreto. Nell’atmosfera caotica in cui viviamo, soprattutto di fronte alla crisi interna alla Chiesa, un testo divulgato senza il suo sigillo correrebbe il rischio serio di suscitare perplessità, dubbi, contestazioni.
Sono tutti motivi che rendono urgente la divulgazione di questa parte del segreto.
Rispettando, quindi, la legittima decisione dell’autorità ecclesiastica, niente c’impedisce di elevare i nostri cuori fino al trono della Vergine santissima e di gridare come il profeta Samuele: “Loquere Domina quia audit servus tuus” (4). Parlate, Signora, attraverso la bocca di suor Lucia, perché l’autenticità del vostro messaggio non possa essere messa in dubbio e commuova i cuori dei giusti.
Antonio Augusto Borelli Machado
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(1) Cfr. Paolo VI, Omelia nella Messa per il nono anniversario dell’incoronazione, del 29-6-1972, in Insegnamenti di Paolo VI, vol. X, pp. 703-709 (p. 707).
(2) Cfr. Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, con lettere di encomio di S. E. mons. Romolo Carboni [1911-1999], arcivescovo titolare di Sidone e nunzio apostolico, e con un saggio introduttivo su L’Italia tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, di Giovanni Cantoni, 3a ed. it. accresciuta, Cristianità, Piacenza 1977.
(3) Cfr. A. A. Borelli Machado, op. cit., pp. 38-39, nota 10.
(4) Cfr. “Parla, Signore, che il tuo servo ti ascolta” (1 Re, 3, 10).