Il testo della “valutazione” è trascritto integralmente – titolo compreso – da Avvenire, del 30 ottobre 1986, dove è comparso nella rubrica Filmgiudizi.
Il nome della rosa
Regia: Jean-Jacques Annaud
Con questo film, liberamente tratto dal libro omonimo di Umberto Eco, ci troviamo catapultati in pieno Medio Evo col suo oscurantismo religioso, superstizioni, credulità popolare, inquisizione, ignoranza e paura dell’ignoto e dell’inspiegabile.
La Chiesa ha passato nel Medio Evo un lungo periodo buio, pieno di crudeltà ed ignoranza in cui gli alti prelati affogavano nella ricchezza e i più poveri morivano di fame assillati dalle tasse; l’inquisizione mandava a morte e sottoponeva ad atroci torture molti innocenti accusati di stregoneria e culto satanico; molti religiosi conducevano vita corrotta, ipocrita, colpevoli dei più ignominiosi delitti; il desiderio di istruirsi era considerato sintomo di eresia e la voglia di prendere con gioia la vita e di sorridere era stimata pericolosa per la fede e quindi bandita drasticamente nelle comunità.
La tematica del film in questo senso è caustica e poco obiettiva nei confronti della Chiesa in un periodo senz’altro poco glorioso per essa ma pur sempre transitorio.
Dobbiamo riconoscere al regista il merito di essersi servito di una fotografia eccezionale, di scenografia e costumi ineccepibili, di aver ben riprodotto la figura dell’inquisitore con la sua cieca intransigenza e chiusura mentale e i suoi metodi disumani. Bella l’ambientazione nel monastero con le sue trappole, trabocchetti, botole, labirinti, passaggi segreti, oscurità più o meno profonde; felice la scelta dei personaggi: Guglielmo (l’abile attore Sean Connery) unico uomo razionale e disincantato al di sopra delle parti che alla grettezza medioevale oppone il suo orgoglio intellettuale e la sua capacità di studioso alla ricerca della verità.
Indovinati gli altri protagonisti orrendi, deformi, malati, cinici, brutali, delicati, mistici, venali, opportunisti, ipocriti. Il film è denso di rimandi storici, religiosi e filosofici: senza dubbio è valido artisticamente ma incompleto, e, a volte, superficiale o scabroso (la seduzione di Adso da parte della ragazza).
Discutibile/ambiguità
Servizio Informazioni Cinematografiche della Commissione Nazionale Valutazione Film (CEI)
Ente dello Spettacolo
Centro Cattolico Cinematografico