Gesù è il grande tesoro da accogliere in noi per intercessione di Maria, magari con una buona confessione. Appello per il Nicaragua e per altre situazioni difficili
di Michele Brambilla
Papa Francesco evidenzia, all’inizio dell’Angelus dell’8 dicembre, che «oggi, nella solennità dell’Immacolata Concezione, il Vangelo ci racconta uno dei momenti più importanti, più belli, nella storia dell’umanità: l’Annunciazione (cfr Lc 1,26-38), quando il “sì” di Maria all’Arcangelo Gabriele permise l’Incarnazione del Figlio di Dio». «Come nella scena della creazione di Adamo dipinto da Michelangelo nella Cappella Sistina, dove il dito del Padre celeste sfiora quello dell’uomo», anche qui si incontrano l’umano e il divino con una delicatezza meravigliosa, osserva il Papa.
Il Pontefice invita tutti a guardare all’Immacolata, «interamente al servizio della Parola di Dio, sempre con il Signore», che è la sua vera (e nostra) speranza. «In lei non c’è nulla che faccia resistenza alla sua volontà, nulla che si opponga alla verità e alla carità», pertanto diventa lecito chiedere ad ogni cattolico dove sia il tesoro bramato dal suo cuore. Forse «nella forza, nel denaro, negli amici potenti? Ripongo lì la mia speranza? Oppure nella misericordia infinita di Dio? E di fronte ai tanti falsi modelli luccicanti che circolano nei media e in internet, dove cerco io la mia felicità? Dov’è il tesoro del mio cuore? Sta nel fatto che Dio mi ama gratuitamente, che il suo amore sempre mi precede, ed è pronto a perdonarmi quando ritorno pentito a Lui», oppure nella ricerca, illusoria, della nostra auto-affermazione?
«Fratelli e sorelle, mentre si avvicina l’apertura della Porta Santa del Giubileo, apriamo le porte del cuore e della mente al Signore. Lui è nato da Maria Immacolata: imploriamo l’intercessione di Maria. E vi do un consiglio. Oggi è un bel giorno per decidersi a fare una buona Confessione. Se oggi non potete andare, in questa settimana, fino a domenica prossima, aprite il cuore e il Signore perdona tutto, tutto, tutto», ribadisce ancora una volta il Santo Padre.
«In questa solennità dell’Immacolata Concezione di Maria, sono vicino in modo particolare ai nicaraguensi. Vi invito ad unirvi in preghiera per la Chiesa e il popolo del Nicaragua, che celebra la Purissima, come Madre e Patrona, e innalza a Lei un grido di fede e di speranza» nell’ora della persecuzione. Francesco prega «che la Madre celeste sia per loro di consolazione nelle difficoltà e nelle incertezze, e apra i cuori di tutti, affinché si cerchi sempre la via di un dialogo rispettoso e costruttivo al fine di promuovere la pace, la fraternità e l’armonia nel Paese».
Volgendo lo sguardo ad est, il Papa chiede la pace «nella martoriata Ucraina, in Medio Oriente – Palestina, Israele, Libano, adesso la Siria –, in Myanmar, Sudan e dovunque si soffre per la guerra e le violenze. Faccio appello ai Governanti e alla Comunità internazionale, perché si possa arrivare alla festa del Natale con un cessate-il-fuoco su tutti i fronti di guerra».
Il Pontefice solleva anche il caso dei «detenuti che negli Stati Uniti sono nel corridoio della morte. Credo che sono 13 o 15. Preghiamo perché la loro pena sia commutata, cambiata. Pensiamo a questi fratelli e sorelle nostri e chiediamo al Signore la grazia di salvarli dalla morte».
Lunedì, 9 dicembre 2024