Roberto De Mattei, Cristianità n. 46
Le tappe attraverso cui si arrivò alla solenne definizione del dogma della Immacolata Concezione, con il quasi unanime sostegno di vescovi e teologi di tutto il mondo cattolico. L’esegesi scritturale della lotta tra la «stirpe di Maria» e la «stirpe del serpente» nelle opere del santo di Montfort, che forse più di ogni altro seppe indicare nella devozione alla Madonna il mezzo privilegiato per la difesa della santa Chiesa dall’assalto della Rivoluzione. L’avvento del Regno di Maria come entusiasmante meta per chi, come il servo di Dio Pio IX, saprà fare del culto mariano la bandiera del proprio apostolato contro-rivoluzionario.
Pubblichiamo, con ritardo dovuto a ragioni redazionali, l’ultimo articolo della serie dedicata a ricordare il centesimo anniversario della morte del servo di Dio Pio IX. Gli articoli precedenti – Il Papa di Porta Pia, Il Papa della «Quanta cura» e del «Sillabo», Il Papa del Vaticano I e della infallibilità, – sono comparsi rispettivamente in Cristianità, anno VI, n. 36, aprile 1978; n. 42, ottobre 1978; n. 43, novembre 1978.
4. A un secolo dalla morte del servo di Dio Pio IX
Il Papa della Immacolata Concezione
«Papa della Croce» (1) fu detto Pio IX e il «dolce peso della Croce» (2), profetizzato al cardinale Mastai Ferretti dalla venerabile Agnese Steiner, fu realmente il contrassegno del suo pontificato e il segreto della sua spiritualità.
Paolo della Croce, il fondatore dei passionisti, fu il santo verso cui Pio IX sentì il maggiore trasporto e la maggiore devozione (3) e di un’altra grande mistica della Croce, Veronica Giuliani, la Passiflora francescana, il Pontefice trattenne sul suo tavolo, per due anni – i primi due anni, e i più amari, del suo pontificato -, un volume del Diario spirituale (4).
«Verso Maria santissima è necessaria la più tenera devozione, massime ai suoi dolori» (5), aveva scritto san Paolo della Croce. Fu in quegli stessi due anni che Pio IX, rifiutando le lusinghe della Rivoluzione, decise di affidare completamente il suo pontificato e la causa della Chiesa cattolica, con una solenne definizione dogmatica, a colei che fin dall’infanzia aveva amato e onorato sotto il titolo di Vergine Addolorata (6).
Si racconta che, rifugiato a Gaeta, il Papa contemplasse un giorno le onde agitate del Mediterraneo, pensando alla tempesta che proprio in quei giorni aveva investito con tanta violenza la barca di Pietro (7). Accanto a lui era il cardinale Lambruschini, il fedele segretario di Stato di Gregorio XVI, che così si rivolse al Pontefice: «Beatissimo Padre, Voi non potrete guarire il mondo che col proclamare il dogma dell’Immacolata Concezione. Solo questa definizione dogmatica potrà ristabilire il senso delle verità cristiane e ritrarre le intelligenze dalle vie del naturalismo in cui si smarriscono». Pio IX tacque, ma si dice che queste parole lasciarono una grande impressione nel suo cuore.
Il 2 febbraio 1849, da Gaeta, Pio IX, che fino dal 1° giugno dell’anno precedente aveva nominato una commissione di teologi per esaminare la possibilità e la opportunità della definizione (8), indirizzava a tutti i vescovi del mondo l’enciclica Ubi primum per conoscere «che cosa voi stessi, o Venerabili Fratelli, nella vostra esimia sapienza, pensiate su ciò e che cosa desideriate si faccia» (9).
Nell’enciclica il Pontefice descrive la consolazione provata «nel venire a conoscenza che, già durante il Pontificato del Nostro Predecessore, di fel. mem., Gregorio XVI, fosse riapparso ardentissimo, nel mondo cattolico, il desiderio che finalmente venisse definito solennemente dalla Sede Apostolica, che la santissima Madre di Dio, e l’amantissima Madre di ciascheduno di noi, l’Immacolata Vergine Maria, è stata concepita senza la macchia originale.
“[…] Ella, che tutta soave e piena di grazia liberò sempre il popolo cristiano da ogni sorta di gravissimi pericoli, dalle insidie e dall’assalto di tutti i nemici, salvandolo dalla rovina, vorrà, col suo tempestivo e potentissimo patrocinio presso Dio -, riguardando compassionevole, come suole, col tenerissimo amore del suo cuore materno, anche le tristissime e luttuosissime Nostre vicissitudini e acerbissime angustie e travagli, – allontanare i flagelli dell’ira divina di cui siamo afflitti per causa dei nostri peccati e sedare e dissipare le turbolentissime procelle dei mali, dai quali, con sommo dolore del Nostro animo, è ovunque vessata la Chiesa, e così convertire in gioia il Nostro dolore».
Diciassette teologi, sui venti consultati dal Pontefice, si erano pronunciati a favore della definizione. Le risposte favorevoli dei vescovi all’enciclica furono 546 su circa seicento. Confortato così dal sostegno dei teologi e dei vescovi, dopo ulteriori atti preparatori – come la istituzione, nel 1853, di una nuova commissione presieduta dal cardinale Fornari, che redasse una Silloge degli argomenti da servire all’estensore della Bolla dogmatica -, il Papa annunciò infine al Sacro Collegio riunito in concistoro segreto la prossima proclamazione del dogma della Immacolata Concezione.
L’8 dicembre del 1854 il Papa celebrò la solenne Messa nella basilica vaticana. Al termine del canto del Vangelo in greco e in latino, il cardinale Macchi, decano del Sacro Collegio, assistito dal più anziano degli arcivescovi e vescovi latini, da un arcivescovo greco e uno armeno, si prostrò ai piedi del Pontefice domandando, in lingua latina, il decreto che avrebbe cagionato gioia in cielo e il massimo entusiasmo sulla terra.
Dopo avere intonato il Veni Creator, il Papa si sedette sul trono e, tenendo sul capo la tiara, lesse la solenne definizione dogmatica: «a onore della santa e individua Trinità, a gloria e ornamento della Vergine Madre di Dio, per l’esaltazione della fede cattolica, e per l’incremento della religione cristiana, con l’autorità del Signore Nostro Gesù Cristo, dei beati Apostoli Pietro e Paolo, e Nostra, dichiariamo, pronunciamo e definiamo che la dottrina, la quale ritiene che la beatissima Vergine Maria, nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, ed in vista dei meriti di Gesù Cristo Salvatore del genere umano, sia stata preservata immune da ogni macchia di colpa originale, è dottrina rivelata da Dio, e perciò da credersi fermamente e costantemente da tutti i fedeli» (10).
A una religiosa che un giorno chiese al Pontefice che cosa avesse provato nell’atto della definizione, lo stesso Pio IX così confidò i suoi sentimenti: «Quando incominciai a pubblicare il decreto dogmatico, sentivo la mia voce impotente a farsi udire alla immensa moltitudine [50.000 persone] che si pigiava nella Basilica Vaticana; ma quando giunsi alla formula della definizione, Iddio dette alla voce del suo Vicario tal forza e tanta soprannaturale vigoria, che ne risuonò tutta la Basilica. Ed io fui così impressionato da tal soccorso divino che fui costretto sospendere un istante la parola per dare libero sfogo alle mie lagrime.
«Inoltre – soggiunse il Papa – mentre Dio proclamava il dogma per la bocca del suo Vicario, Dio stesso dette al mio spirito un conoscimento sì chiaro e sì largo della incomparabile purezza della SS.ma Vergine, che inabissato nella profondità di questa conoscenza, cui nessun linguaggio potrebbe descrivere, l’anima mia restò inondata di delizie inenarrabili, di delizie che non sono terrene, né potrebbero provarsi che in Cielo.
«Nessuna prosperità, nessuna gioia di questo mondo potrebbe dare di quelle delizie la menoma idea; ed io non temo affermare che il Vicario di Cristo ebbe bisogno di una grazia speciale, per non morire di dolcezza sotto la impressione di cotesta cognizione e di cotesto sentimento della bellezza incomparabile di Maria Immacolata» (11).
La bolla Ineffabilis Deus
La bolla Ineffabilis Deus prende il suo nome dalle parole iniziali del testo, in cui Pio IX ricorda come «l’ineffabile Dio», avendo previsto fin dall’eternità le rovinose conseguenze del peccato di Adamo e avendo stabilito la redenzione del genere umano per mezzo della Incarnazione del Verbo, «fin dall’inizio e prima dei secoli elesse e destinò una Madre al Figlio suo Unigenito, affinché fatto carne in lei, nascesse nella beata pienezza dei tempi, e l’amò talmente, a preferenza di tutte le altre creature, da porre in lei la sua singolarissima compiacenza».
Sulla maternità divina e sulle strettissime relazioni intercorrenti tra Maria e la SS.ma Trinità si fonda la dottrina della Immacolata Concezione, «Ed infatti era del tutto conveniente che fosse sempre ornata con gli splendori della perfettissima santità, e, completamente immune anche dalla stessa macchia del peccato originale, riportasse il più completo trionfo contro l’antico serpente, questa Madre così venerabile, alla quale Dio Padre dispose di dare il suo unico Figlio […]».
Dopo l’argomento di convenienza, il primo addotto dal Pontefice a prova del carattere rivelato della dottrina della Immacolata, segue l’argomento liturgico. La Chiesa cattolica, infatti, colonna e fondamento della verità, ha sempre proclamato questo privilegio mariano, confermato e chiarito da tanti atti dei Romani Pontefici, che istituirono la festa della Concezione, ne promossero il culto, approvarono sodalizi, congregazioni, famiglie religiose intitolate al suo nome.
I Pontefici, inoltre, non solo promossero ed estesero il culto della Immacolata Concezione, ma ne chiarirono e illustrarono l’oggetto e la dottrina. Pio IX ricorda a questo proposito le parole di Alessandro VII e l’importante testimonianza del Concilio Tridentino che, promulgando il dogma del peccato originale, dichiarò solennemente non essere sua intenzione comprendere nello stesso decreto la Vergine Maria, lasciando così chiaramente intendere «che nulla si poteva addurre, né da parte della S. Scrittura né da parte della Tradizione e dell’autorità dei Padri, che in qualunque modo fosse contrario a tanta prerogativa della Vergine».
Il Pontefice passa quindi a esaminare le interpretazioni, date dai Padri e dagli scrittori ecclesiastici dei primi secoli, dei due passi scritturali che testimoniano la perfetta inimicizia tra Maria e il demonio e la pienezza di grazia e di benedizione della Vergine: il Protovangelo e la salutazione angelica, unitamente a quella di santa Elisabetta.
A proposito del versetto «Porrò inimicizia tra te e la donna, tra il seme tuo e il seme di lei» (12), i Padri «insegnarono che con questo divino oracolo chiaramente ed apertamente fu annunziato il misericordioso Redentore del genere umano, cioè il Figlio Unigenito di Dio, Gesù Cristo, e fu designata, la Beatissima sua Madre, la Vergine Maria, e insieme furono espresse in modo insigne le strettissime loro inimicizie contro il diavolo.
«Per cui, come Cristo, mediatore tra Dio e gli uomini, presa l’umana natura, distruggendo il decreto della nostra condanna, lo affisse trionfatore alla Croce, così la santissima Vergine, congiunta con lui con strettissimo ed indissolubile vincolo, fu insieme con lui e per mezzo di lui sempre nemica del velenoso serpente e riportando trionfo pienissimo su di esso, ne schiacciò, con l’immacolato piede, la testa».
Gli stessi Padri e scrittori ecclesiastici, commentando la salutazione angelica, «insegnarono che, con questo singolare e solenne saluto, mai altre volte udito, viene manifestato che la Madre di Dio fu sede di tutte le grazie, ornata di tutti i carismi del divino Spirito, anzi tesoro quasi infinito e abisso inesauribile dei medesimi carismi, cosicché giammai fu sottoposta alla maledizione, ma fu partecipe insieme al Figlio della perpetua benedizione, e meritò di udire da Elisabetta, ispirata dallo Spirito di Dio: “Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del ventre tuo“» (13).
Di qui le splendide lodi di questi Padri e scrittori che dissero ancora che «la gloriosissima Vergine fu riparatrice dei progenitori, vivificatrice dei posteri, eletta dai secoli, preparata per sé dall’Altissimo, predetta da Dio quando disse al serpente “porrò inimicizie tra te e la donna“, la quale senza dubbio schiacciò il capo avvelenato del medesimo serpente; e perciò affermarono che la beatissima Vergine fu, per grazia, integra da ogni macchia di peccato e libera da ogni contagio di corpo, di anima e di intelletto, ed essendo sempre stata congiunta con Dio, e unita a lui con patto sempiterno, non fu mai nelle tenebre, ma sempre nella luce, e quindi fu abitazione pienamente conveniente a Cristo, non a motivo delle sue qualità corporee, ma per la grazia originale».
Non ci si deve quindi, meravigliare, prosegue il Pontefice, se la dottrina della Immacolata Concezione, contenuta, secondo i Padri, nelle sacre Scritture, tramandata dalle loro testimonianze, e confermata dal giudizio della Chiesa, sia professata con tanta pietà dallo stesso popolo fedele e come così pressante si sia fatta, negli ultimi secoli, la richiesta della definizione del dogma. Dopo avere ricordato il parere quasi unanime espresso sulla questione dalla consulta di teologi da lui istituita e dai vescovi consultati con l’enciclica Ubi primum, «ci siamo […] pienamente persuasi nel Signore – afferma il Pontefice -, essere giunti il tempo e l’opportunità di definire l’Immacolata Concezione della santissima Vergine Maria Madre di Dio, che le divine testimonianze, la veneranda tradizione, il perpetuo sentire della Chiesa, il singolare consenso dei vescovi cattolici e dei fedeli, gli insigni atti e costituzioni dei Nostri Predecessori, illustrano e dichiarano in modo mirabile. Ponderata ogni cosa con somma diligenza, ed elevate assidue e ferventi preci a Dio, abbiamo giudicato di non dover più indugiare nel sancire e definire, col Nostro supremo giudizio, l’Immacolata Concezione della Vergine, e così soddisfare ai piissimi desideri dell’orbe cattolico e alla Nostra pietà verso la medesima santissima Vergine, e nello stesso tempo onorare in Lei, sempre più, il suo Unigenito Figlio, e nostro Signore Gesù Cristo, poiché ridonda ad onore e lode del Figlio, tutto ciò che si fa in onore e lode della Madre». È a questo punto che, nella bolla Ineffabilis Deus, si inserisce il testo della definizione.
«E con ogni fiducia e certezza – conclude quindi Pio IX -, confidiamo nella beatissima Vergine, la quale, tutta bella e Immacolata, schiacciò il velenoso capo del crudelissimo serpente, e apportò salvezza al mondo; che è gloria dei Profeti e degli Apostoli, onore dei Martiri, letizia e corona di tutti i Santi, rifugio sicurissimo e fedelissimo aiuto di tutti i pericolanti, potentissima mediatrice e conciliatrice di tutto il mondo, presso il suo Figlio, e splendidissimo decoro e ornamento della santa Chiesa, e, quale fermissimo suo presidio, distrusse sempre tutte le eresie, e liberò i popoli fedeli, e le genti, dalle più grandi calamità di ogni genere, e liberò Noi stessi da tanti pericoli sovrastanti. Voglia, col suo validissimo patrocinio, far sì che la santa Madre la Chiesa cattolica, superata ogni difficoltà, e dissipati tutti gli errori, prosperi e fiorisca ogni giorno più, presso tutte le genti e in tutti i luoghi, regni “da un mare all’altro e dal fiume fino ai confini della terra”, e goda di ogni pace, tranquillità e libertà; che i colpevoli ottengano il perdono, gli infermi la salute, i deboli la forza, gli afflitti la consolazione, i pericolanti l’aiuto; che tutti gli erranti, dissipate le tenebre della loro mente, ritornino sulla via della verità e della giustizia, e si abbia un solo ovile, ed un solo Pastore».
La lotta tra la «stirpe di Maria» e la «stirpe del serpente»
Gli ultimi passi della bolla Ineffabilis Deus ci aiutano a comprendere la portata anche eminentemente apologetica della definizione della Immacolata Concezione, contro gli errori di un secolo che della negazione del peccato originale aveva fatto il suo dogma (14).
«La grandezza di questo privilegio – spiegherà lo stesso Pio IX, sottolineando l’opportunità della definizione –, varrà moltissimo anche a confutare coloro, i quali negano che la natura umana siasi corrotta per la prima colpa, ed amplificano le forze della ragione affine di negare o di scemare il beneficio della rivelazione. Faccia, infine, la Vergine Beatissima, la quale sconfisse e distrusse tutte le eresie, che si svella dalle radici e si distrugga anche cotesto perniciosissimo errore del razionalismo, il quale, in questi tempi infelicissimi, tanto affligge e tormenta non solo la civile società, ma anche la Chiesa» (15).
Cinquant’anni dopo, commemorando il «giorno d’incomparabile letizia» in cui Pio IX aveva promulgato la Ineffabilis Deus, Pio X, nella sua magnifica enciclica Ad diem illum proporrà ancora una volta il dogma della Immacolata Concezione come straordinario antidoto alla «colluvie di errori» dei «nemici della fede» (16).
«Negano essi che l’uomo sia incorso nella colpa, e che sia perciò caduto dal primitivo suo grado di nobiltà. Relegano perciò tra le favole il peccato di origine, ed i danni che ne provennero: la corruzione cioè dell’origine stessa dell’umano genere, la rovina quindi di tutta l’umana progenie, i mali introdotti tra i mortali, e la necessità imposta di un riparatore. Ciò ammesso, ognuno facilmente intende come non vi sia più posto per Cristo, né per la Chiesa, né per la grazia, né per un ordine qualsiasi che superi la natura; in una parola, tutto l’edificio della fede viene minato alla sua base.
«Orbene, credano invece i popoli e confessino apertamente che Maria Vergine, fin dal primo istante della sua concezione, fu esente da ogni macchia; con ciò stesso è necessario ammettere anche il peccato originale, e la redenzione degli uomini per opera di Cristo, il Vangelo, la Chiesa, e perfino la legge stessa del dolore: con le quali cose, quanto sa di “razionalismo” e di “materialismo” verrà sradicato e distrutto, e rimane alla dottrina cristiana il merito di custodire e difendere la verità.
«Inoltre, tutti gli avversari della fede, soprattutto nella nostra età, per riuscire a svellere più facilmente dagli animi la stessa fede, rigettano e proclamano che si deve rigettare ogni soggezione ed obbedienza all’autorità della Chiesa, anzi a qualsiasi autorità anche umana. Di qui ha origine l’ “anarchia”, di cui nulla è più contrario e pestifero all’ordine sia naturale come soprannaturale. Orbene anche questa peste, funestissima ugualmente per la civile e per la cristiana società, trova la sua medicina nel dogma dell’Immacolato Concepimento della Madre di Dio: dal quale siamo costretti a riconoscere nella Chiesa un potere cui bisogna sottomettere, non solo la volontà, ma anche l’intelletto; perché, per questa soggezione appunto dell’intelletto, il popolo cristiano inneggia alla Vergine: “Tutta bella sei, o Maria, e in te non vi è macchia originale”.
«E ancora sarà dimostrato che a ragione la Chiesa rende merito alla santa Vergine per “aver distrutto, ella sola, tutte le eresie nel mondo intero”».
La Madonna dunque, quale si staglia sullo sfondo grandioso della Ineffabilis Deus è la «vincitrice gloriosa delle eresie» (17) di cui parlano tutti i Pontefici, e nella contrapposizione tra la Vergine «tutta bella e Immacolata» e il «crudelissimo serpente» è ricondotto ai primi e fondamentali principi l’antagonismo radicale tra la Chiesa e quella Rivoluzione dei tempi moderni che ha i suoi germi più attivi e profondi proprio nel disordine delle passioni frutto del peccato dell’uomo decaduto (18).
La Rivoluzione, figlia del peccato dell’uomo decaduto, è destinata tuttavia a essere vinta dalla grazia, dono divino all’uomo redento sulla Croce da Nostro Signore (19). A quest’opera di redenzione, la Vergine Addolorata, regina martyrum, per avere sofferto sul Calvario il maggior martirio che possa patirsi dopo quello del Figlio, fu associata ai piedi della Croce. Sulla Croce si fonda la mediazione universale e onnipotente di Maria, la verità che costituisce la più grande ragione di speranza di tutti coloro che combattono la Rivoluzione.
Se il serpente il cui capo fu schiacciato dalla Vergine Immacolata è il primo rivoluzionario, Maria, dispensatrice e tesoriera di tutte le grazie, è infatti il canale attraverso cui i contro-rivoluzionari attingeranno le grazie soprannaturali necessarie per combattere e schiacciare nel mondo la Rivoluzione. La lotta tra il serpente e la Vergine, tra la Rivoluzione e la Contro-Rivoluzione, si delinea dunque come lotta totale e irriducibile tra due «famiglie spirituali», come aveva profetizzato san Luigi Maria Grignion di Montfort, il santo cui si deve la lettura forse più ispirata e illuminante del passo della Genesi che costituisce il fulcro della Ineffabilis Deus: «Io porrò inimicizie tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe; questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno». «Dio – commenta san Luigi Maria – non ha costituito soltanto una inimicizia, ma delle inimicizie; l’una tra la Vergine e il demonio, l’altra tra la stirpe di Maria e la stirpe del demonio. In altre parole, Dio ha posto inimicizie, antipatie e odii segreti tra i vari figli e servi della Vergine Maria e i figli e schiavi del demonio: non possono volersi bene tra loro! non ci può essere intesa tra loro! […]
«Il potere di Maria su tutti i demoni risplenderà in modo particolare negli ultimi tempi, quando Satana insidierà il calcagno di lei, e cioè gli umili servi e figli ch’ella susciterà per muovergli guerra. Questi saranno piccoli e poveri nel giudizio del mondo: infimi davanti a tutti come il calcagno: calpestati e maltrattati come il calcagno lo è in confronto alle altre membra del corpo. In cambio saranno ricchi dei divini carismi, che Maria concederà loro con abbondanza; grandi ed elevati in santità davanti a Dio; superiori ad ogni altra creatura per lo zelo coraggioso, e così fortemente sostenuti dall’aiuto di Dio, che con l’umiltà del loro calcagno, uniti a Maria, schiacceranno il capo del diavolo e faranno trionfare Gesù Cristo» (20).
«Mi è stato rivelato – ha scritta a sua volta la venerabile Maria da Agreda – che per l’intercessione della Madre di Dio tutte le eresie saranno distrutte. La vittoria sulle eresie è stata da Cristo riserbata alla sua Santa Madre. Negli ultimi giorni il Signore farà diffondere in modo speciale la conoscenza e l’amore di sua Madre. È stata Maria a iniziare la salvezza, sarà ancora Lei che la completerà. Prima della seconda venuta di Cristo Maria si manifesterà più e meglio che non in altri tempi con la sua bontà e potenza e grazia per ricondurre i miscredenti alla fede cattolica. La potenza di Maria sarà oltremodo notevole specialmente negli ultimi giorni. Maria estenderà il regno di Cristo ai pagani, ai maomettani, e vi sarà un gioia grandissima quando Maria sarà intronizzata come Signora e Regina dei cuori» (21).
Questo trionfo è stato annunciato a Fátima dalla stessa Madonna, quasi a conclusione del ciclo delle grandi apparizioni mariane del secolo di Pio IX (22). È lecito, è conveniente (23), sperare e chiedere la realizzazione di questa promessa: la vittoria sulla Rivoluzione e l’instaurazione del Regno di Maria, a maggiore gloria del suo Cuore Immacolato: una gloria che ha le sue premesse nel martirio dello stesso Cuore, trafitto – ai piedi della Croce dalla spada profetizzata da Simeone (24) -, nel giorno in cui la Madonna riassunse e compendiò in sé la santa Chiesa.
«Amici della Croce», secondo l’espressione di san Luigi Maria Grignion di Montfort (25), saranno i «figli e servi della Vergine Maria» che sceglieranno, contro il giudizio del mondo, di combattere con Maria, contro la Rivoluzione; tra gli «amici della Croce», entrati «nella vera via della vita, la via stretta e spinosa del Calvario», grandeggiò, nel suo secolo, Pio IX, il Papa della Immacolata Concezione.
Roberto de Mattei
Note:
(1) Tra coloro che hanno scritto su Pio IX «Papa della Croce» cfr. ALBERTO CANESTRI, L’anima di Pio IX quale si rivelò e fu compresa dai Santi, Marino, 1965-1967, 4 voll. Cfr. anche PIETRO PALAZZINI, Spiritualità di Pio IX , Il Papa della Croce, in Pio IX. Studi e ricerche sulla vita della Chiesa dal Settecento ad oggi, anno VI, n. 1, gennaio-aprile 1977, pp. 3-21. Lo stesso saggio è raccolto nel volumetto a più voci, Il Papa della Croce Pio IX, Edizioni Civiltà, Brescia 1971.
(2) Venendo a Roma per il Conclave, l’11 giugno del 1846, il cardinale Mastai Ferretti si era fermato, per celebrarvi la Messa del Corpus Domini, nel monastero delle Clarisse riformate di S. Giovanni Battista a Nocera Umbra, dove era badessa Madre Agnese Steiner (1813-1862). AI cardinale che, congedandosi dalle religiose, aveva promesso: «Quando ritornerò da Roma mi fermerò di nuovo da voi per celebrare la Santa Messa», madre Steiner rispose: «No, Eminenza. L’aspetta il dolce peso della Croce in Roma». Cfr. mons. GINO SIGISMONDI , Pio IX e la ven. Madre Agnese Steiner. Ricerche di archivio, in Pio IX. Studi e ricerche sulla vita della Chiesa dal Settecento ad oggi, anno I , n. 3, settembre-dicembre 1972, pp. 396-412.
(3) Cfr. PIETRO PALAZZINI, Beatificazioni e canonizzazioni del pontificato di Pio IX, in Pio IX. Studi e ricerche sulla vita della Chiesa dal Settecento ad oggi, anno V, n. 2, maggio-agosto 1976, p. 179. San Paolo della Croce fu beatificato (1853) e canonizzato (1867) da Pio IX. Sotto l’aspetto numerico i beati dichiarati tali da Pio IX furono 222, i canonizzati 52. Tra le canonizzazioni più significative il cardinale Palazzini ricorda giustamente quella dell’agostiniano Pietro d’Arbues, il grande inquisitore d’Aragona, caduto vittima di falsi cattolici da lui inquisiti (1485). Cfr. art. cit., pp. 168-169.
(4) Pio IX ricevette in dono il volume, in occasione della sua ascesa al pontificato, da padre Roothan, generale della Compagnia di Gesù, cui era arrivato dal gesuita padre Crivelli, uno dei direttori spirituali della santa. Cfr. P. PALAZZINI, Spiritualità di Pio IX, cit., pp. 3-4.
(5) Lettere di S. Paolo della Croce fondatore dei Passionisti disposte ed annotate dal P. Amedeo della Madre del Buon Pastore della stessa congregazione, Scuola tipografica Pio X, Roma 1924. vol. III, p. 527.
(6) Cfr. Romana seu Senogallien. etc. Beatificationis et canonisationis Servi Dei Pii IX S. P. Positio super introductione Causae, vol. I. Tabella Testium et Summarium, Tip. Guerra e Belli, Roma 1954, p. 669.
(7) L’episodio è riportato, tra gli altri, da mons. BAUNARD, Un siècle de l’Eglise de France, Librairie V.ve Ch. Poussielgue, Parigi 1903, pp. 234-235.
(8) Per quanto riguarda la preparazione della bolla, fondamentale è l’opera di mons. VINCENZO SARDI, La solenne definizione del Dogma dell’Immacolato Concepimento di Maria SS., Atti e Documenti, Tipografia Vaticana, Roma 1905. Per una panoramica della discussione teologica sull’Immacolata Concezione, cfr. sub voce, X. LE BACHELET e M. JUGIE, in Dictionnaire de Théologie Catholique, vol. VII, coll. 845-1218; P. BONNETAIN, in Dictionnaire de la Bible, Suppl., vol. IV, coll. 233-298; GABRIELE M. ROSCHINI O. S. M., in Dizionario di Mariologia, Editrice Studium, Roma 1961, pp. 211-230; tutti con abbondante bibliografia. Sullo stesso argomento, cfr. ancora EMILIO CAMPANA, Maria Immacolata. Il domma della Concezione Immacolata di Maria nel centenario della sua definizione 1854 – 8 dicembre – 1954. Lo stesso, parzialmente riassunto e riveduto, in Il Papa dell’Immacolata Pio IX, Edizioni Civiltà, Brescia 1972.
(9) Testo in Maria SS.ma. Insegnamenti pontifici a cura dei monaci di Solesmes,- trad. it., Edizioni Paoline, 2ª ed. aggiornata, Roma 1964, pp. 45-49.
(10) «[…] declaramus, pronuntiamus et definimus, doctrinam, quae tenet, beatissimam Virginem Mariam in primo instanti suae conceptionis fuisse singulari omnipotentis Dei gratia et privilegio, intuito meritorum Christi Iesu Salvatoris humani generis, ab omni originalis culpae labe praeservatam immunem, esse a Deo revelatam atque idcirco ab omnibus fidelibus firmiter constantergue credendam […]». Cfr. DENZINGER, 1641. Per la traduzione di questo e dei successivi passi della Ineffabilis Deus, cfr. Maria SS.ma, cit., pp. 52-76.
(11) Cfr. V. Sardi, op. cit., vol. II, pp. 428-430, in nota.
(12) Cfr. Gn. 3, 15.
(13) Cfr. Lc. 1, 28
(14) La negazione del peccato originale è uno dei dogmi fondamentali della Rivoluzione. «Supporre che l’uomo non sia caduto nel peccato originale significa negare, e si nega, che l’uomo sia stato redento. Supporre che l’uomo non sia stato redento significa negare, e si nega, il mistero della Redenzione e della Incarnazione, il dogma della personalità esteriore del Verbo e il Verbo stesso. Supporre l’integrità naturale della volontà umana, da una parte, e non riconoscere, dall’altra, l’esistenza di altro male e di altro peccato che il male ed il peccato filosofico, significa negare, e si nega, l’azione santificante di Dio sull’uomo, e con essa il dogma della personalità dello Spirito Santo. Da tutte queste negazioni deriva la negazione del dogma sovrano della Santissima Trinità, pietra angolare della nostra fede e fondamento di tutti i dogmi cattolici». (JUAN DONOSO CORTÉS, Lettera al cardinal Fornari, 19 giugno 1852, trad. it., in Sillabo ovvero sommario dei principali errori dell’età nostra che sono notati nelle allocuzioni concistoriali, encicliche ed altre lettere apostoliche del SS. Signor Nostro Pio Papa IX, Nuova edizione italiana con testo a fronte e appendice documentaria a cura di Gianni Vannoni, Cantagalli, Siena 1977, p. 115).
(15) PIO IX, Discorso Singulari quadam, al Concistoro, del 9-12-1854, in Maria SS.ma, cit., p. 77.
(16) SAN PIO X, Enciclica Ad diem illum laetissimum, del 2-2-1904, in Maria SS.ma, cit., pp. 186-187.
(17) Alla «tenebrosa società massonica, tanto nemica della Chiesa», Pio IX, nell’allocuzione Multiplices inter del 25 settembre 1865, contrapporrà il patrocinio della «SS. Vergine Madre di Dio stesso, Immacolata fin dall’origine, alla quale è stato concesso il potere di sbaragliare i nemici della Chiesa e i loro mostruosi errori». Anche nell’enciclica Quanta cura, promulgata con il Sillabo, nel decennale dell’Immacolata, il Pontefice conclude chiedendo l’intercessione della «Immacolata e SS. Vergine Maria Madre di Dio, che sconfisse tutte le eresie del mondo universo». Non diversamente Pio X, nella Pascendi, invocherà «l’intercessione e l’aiuto della Vergine Immacolata, debellatrice di tutte le eresie».
(18) Cfr. PLINIO CORRÊA DE OLIVEIRA, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, 3ª ed. it. accresciuta, Cristianità, Piacenza 1977, soprattutto pp. 108-109.
(19) Cfr. su questi punti il fondamentale articolo di P. CORRÊA DE OLIVEIRA, La devozione mariana e l’apostolato contro-rivoluzionario, in Cristianità, anno II, n. 8, novembre-dicembre 1974.
(20) SAN LUIGI MARIA DI MONTFORT, Trattato della vera devozione a Maria, 35ª ed. it., Centro Mariano Monfortano, Roma 1976, pp. 53-55.
(21) Cit. in PAOLO CALLARI, Maria vincitrice di tutte le eresie, Editrice Lanteriana, Torino 1976, p. 139.
(22) Il ciclo si era aperto nel 1830 con le apparizioni della «medaglia miracolosa» a Caterina Labouré, novizia nella casa delle Figlie della Carità a rue du Bac, in Parigi. Diciotto anni dopo, quattro anni dopo la definizione dell’Immacolata, il 25 marzo del 1858, festa dell’Annunciazione, Bernadette Soubirous, la pastorella di Lourdes, così si rivolgeva, nella grotta di Massabielle, alla misteriosa signora che ormai da tempo le appariva: «Signora volete avere la bontà di dirmi chi siete?». La Signora inclinò il capo, sorridendo senza rispondere; per tre volte Bernadette rinnovò la domanda, finché – descrive ella stessa – «la Dama, stando in piedi sul rosaio, alla mia terza domanda allargò le braccia verso terra. Come si vede nella medaglia miracolosa, si compose a un’aria grave e parve umiliarsi; alzò gli occhi verso il cielo, e nel medesimo tempo, elevando le mani e giungendole all’altezza del seno, disse: “Io sono l’Immacolata Concezione”». In tal modo il Cielo dava una straordinaria conferma alla definizione di Pio IX.
(23) «Quando una sentenza è in qualche modo onorevole alla S. Vergine, ed ha qualche fondamento e non ripugna né alla fede né ai decreti della Chiesa né alla verità, il non tenerla e il contraddirla, a cagion che la sentenza contraria anche può esser vera, dinota poca devozione alla Madre di Dio». Cfr. SANT’ALFONSO M. DE LIGUORI, Opere spirituali. Le Glorie di Maria, Edizione PP. Redentoristi, Roma 1954, p. 232.
(24) Lc. 2, 35.
(25) SAN LUIGI MARIA DI MONTFORT, Agli amici della Croce, 10ª ed. it., Centro Mariano Monfortano, Roma 1972, p. 9.