
Titolo originale Du Pape, è la grande opera del 1818 che ispirò il cattolicesimo “ultramontanista” dell’Ottocento e creò le basi per la proclamazione del dogma dell’infallibilità pontificia nel 1870. Perché un laico, per quanto colto (leggerlo è come percorrere la cultura di base del cattolico istruito nel XVIII secolo, impregnato di studi classici e di una spiritualità ancora ignaziana), decide di scrivere di teologia, “rubando” quasi il mestiere al sacerdotium? Nel Discorso preliminare, Joseph De Maistre (1753-1821) offre due risposte: la prima è che «il nostro ordine», vale a dire l’aristocrazia europea, «si è reso, nell’ultimo secolo, enormemente colpevole nei confronti della religione» favorendo le teorie giurisdizionaliste e illuministe, che hanno lacerato l’unità della Chiesa cattolica e preparato il terreno per la Rivoluzione francese; la seconda è che un laico che parla di religione è più inconsueto e, quindi, può ottenere tra i suoi pari un ascolto maggiore rispetto ad un sacerdote.
De Maistre non solo parla di religione, ma ne parla molto bene. L’opera si articola in quattro libri (dal latino liber, come nella trattatistica classica), di cui l’ultimo contenente risposte e appelli diretti ai cristiani separati, in particolare russi ed inglesi. Il Conte sabaudo sfida anche i “gallicani” dei tempi di Luigi XIV (1638-1715): se esiste un’istanza ultima nell’ordinamento dello stato, perché la si vuole indebolire in religione e ci si appella vanamente ai “concili”, ai “canoni” e ai privilegi locali, che non valgono nulla senza le garanzie del Successore di Pietro? Roma è sempre stata il miglior difensore dell’autentica regalità in Europa, come la storia si incarica di dimostrare: anche i Papi peggiori dal punto di vista morale non hanno mai peccato in dottrina e gli eventuali errori nell’esercizio del potere temporale sono tornati comunque a vantaggio della compagine europea.
Il maggior punto di forza dell’opera sta nello scandagliare i principali autori anticristiani dell’epoca (Voltaire, Gibbon, gli pseudo-teologi russi e inglesi) per scovarvi involontarie ammissioni di colpa ed altrettanto non volute certificazioni della grandezza e della necessità del Papato per guidare la Chiesa. De Maistre propone di chiamare anche le Chiese bizantine “protestanti” e, soprattutto, “foziane”, da Fozio (810-893), così come si parla di luterani e calvinisti, perché tutte le comunità separate da Roma hanno protestato per qualche cosa, tutte pensano di rifarsi alle origini del cristianesimo, ma in realtà si conoscono nome e cognome degli eretici fondatori e tutte le volte che si dicono “evangeliche” e “apostoliche” cadono nel ridicolo.
L’arguzia del Conte arriva a citazioni impensabili, come quando afferma che il celibato ecclesiastico è la migliore risposta alle teorie di Thomas Malthus (1766-1834): il sacerdozio e il monachesimo sono la forma più efficiente di controllo delle nascite (p.330).
Un’opera basilare, che si legge con molto piacere e profitto. Richiede comunque una certa preparazione culturale per comprenderne diverse sfumature
Categoria: Teologia
Autore: Joseph De Maistre
Pagine: 455 pp
Prezzo: € 32,00
Anno: 2024
Editore: Iduna
Città: Sesto S. Giovanni (MI)
EAN: 9791280611741