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Il razzismo è una malattia del pensiero moderno.

4 Agosto 2018 - Autore: Marco Invernizzi

di Marco Invernizzi

Che cos’è il razzismo? Basta una superficiale lettura di un vocabolario per rendersi conto che l’idea della superiorità di una razza sulle altre è un’idea che nasce con la modernità, quando si spezza la convinzione penetrata nella cultura europea con il cristianesimo che ogni uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio e quindi porta in sé diritti originari, che devono solo essergli riconosciuti e tutelati.
Il razzismo divenne una componente fondamentale del nazionalsocialismo, ma smise di avere una importanza sociale importante dopo la sconfitta del regime di Hitler. Oggi non esiste un pericolo razzista in Italia e in generale in Europa. Esistono degli “scappati di casa” che si richiamano al nazismo e in qualche modo possono essere definiti razzisti, ma li si possono trovare soltanto negli stadi pronti a fischiare i giocatori di colore e in pochi altri luoghi significativi.

Attenzione però perché il fenomeno potrebbe complicarsi. Il tentativo di una sinistra disperata e senza ormai legami con la popolazione è quello di identificare per razzisti tutti coloro che difendono una identità che hanno ricevuto dalla storia e dalla cultura, oggettivamente minacciata da una ideologia relativista che vuole cancellare ogni differenza. Le identità dei diversi popoli sono una eredità preziosa, che va coltivata e salvaguardata perché ciascun popolo porta nel mondo una peculiarità preziosa e insostituibile. Come le persone anche i popoli sono diversi e irripetibili, cosa che il pensiero moderno non accetta come dimostrano la mentalità abortista e il disprezzo per le singole patrie. I Pontefici, in particolare san Giovanni Paolo II e Papa Francesco, hanno spesso valorizzato le specificità custodite e trasmesse dai diversi popoli come un tesoro prezioso da custodire e soprattutto da trasmettere alle future generazioni.
Un tentativo analogo venne effettuato negli Anni Settanta con il fascismo. Fascisti venivano giudicati tutti coloro che si opponevano nelle scuole, università e in genere nella società alla violenza dei movimenti extraparlamentari, tollerata dalle istituzioni per paura e per sudditanza ideologica. Ma la “maggioranza silenziosa” non era assolutamente fascista, anche se alcuni “scappati di casa” la frequentavano sebbene venissero tenuti a debita distanza.
Oggi il tentativo si ripete. Servendosi di giornalisti e intellettuali, e purtroppo anche di “religiosi” animati da velleità ideologiche, le varie sinistre cercano di creare un clima di odio fondato sul pericolo razzista, del quale la gente normale neppure si avvede. Si tratta allora di creare un unico fronte, nel quale inserire chi apprezza e vuole coltivare e difendere le identità popolari, servirsi poi di alcuni episodi di intolleranza verso i “diversi”, che se non ci sono vanno inventati, e quindi scatenare qualcosa che assomigli alla vecchia lotta di classe.

In questo clima bisogna essere molto attenti e prudenti. Molti giovani divennero fascisti solo per reazione, senza nulla capire del fascismo, che era un fenomeno rivoluzionario e di sinistra, come insegnò Renzo De Felice, che studiò veramente il fenomeno e per questo venne “massacrato” dagli intellettuali e giornalisti di cui sopra. Il razzismo è qualcosa forse di ancora più odioso e bisogna saperlo individuare se cercasse di annidarsi nelle file di chi ama la propria identità e non vuole rinunciarvi.

In fondo si tratta di amare, se questa parola venisse intesa nel significato originario e autentico di volere il bene del prossimo e insieme di se stessi. Volersi bene non vuol dire disprezzare gli altri, ma volere il bene di tutti, estendendo questo amore, coinvolgendo e integrando, insomma il contrario del razzismo. Ma ogni amore autentico è ordinato, prevede delle regole e consiste nei fatti più che nelle parole.

Questo significa essere cristiani, seguire la Chiesa che questo insegna.

Sabato, 4 agosto 2018

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Info Marco Invernizzi

Marco Invernizzi nasce a Milano nel 1952. Nel 1977 si laurea in filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore con una tesi su Il periodico "Fede e Ragione" nell'ambito della storia del Movimento Cattolico italiano dal 1919 al 1929, relatore il professor Luigi Prosdocimi. Dopo gli studi universitari continua ad approfondire, in modo non puramente intellettualistico - dal 1972 milita in Alleanza Cattolica, della quale è stato responsabile per la Lombardia e per il Veneto fino al 2016 -, le vicende del movimento cattolico in Italia. Ha pubblicato, fra l'altro, Il movimento cattolico in Italia dalla fondazione dell'Opera dei Congressi all'inizio della seconda guerra mondiale (1874-1939), Mimep-Docete, 1995; L'Unione Elettorale Cattolica Italiana. 1906-1919. Un modello di impegno politico unitario dei cattolici, Cristianità, 1993; I cattolici contro l’unità d’Italia? L’Opera dei Congressi (1874-1904), Piemme 2002; Il beato Contardo Ferrini. Il rigore della ricerca, il coraggio della fede (1859-1902), 2 ed. aggiornata e ampliata, Alberti, 2010; Luigi Gedda e il movimento cattolico in Italia, Sugarco 2012; San Giovanni Paolo II. Un’introduzione al suo Magistero, Sugarco, 2014; La famiglia in Italia dal divorzio al gender (con G. Cerrelli), Sugarco, 2017. Scrive regolarmente su Cristianità e su Tempi. Dal 1989 conduce a Radio Maria la trasmissione settimanale La voce del Magistero. Dal 28 maggio 2016 è Reggente nazionale di Alleanza Cattolica.
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