Ogni età ha il suo modo di rapportarsi con gli amici. Gesù è quell’amico che, in ogni momento della nostra vita, ci rimane sempre accanto
di Michele Brambilla
Nel Regina Coeli del 5 maggio Papa Francesco evidenzia un’espressione particolare di Gesù, «Non vi chiamo più servi, ma amici» (Gv 15,15). «Nella Bibbia i “servi” di Dio sono persone speciali, a cui Egli affida missioni importanti»: il Papa fa l’esempio di Mosè, Davide, Elia e della stessa Madonna, «ma tutto questo non basta, secondo Gesù, per dire chi siamo noi per Lui, non basta, ci vuole di più, qualcosa di più grande, che va al di là dei beni e degli stessi progetti: ci vuole l’amicizia», di cui tutti facciamo esperienza fin dai primissimi anni.
Infatti «fin da bambini impariamo quanto è bella questa esperienza: agli amici offriamo i nostri giocattoli e i doni più belli; poi crescendo, da adolescenti, confidiamo loro i primi segreti; da giovani offriamo lealtà; da adulti condividiamo soddisfazioni e preoccupazioni; da vecchi condividiamo i ricordi, le considerazioni e i silenzi di lunghe giornate». Un dono di cui ringraziare!
«L’amicizia non è frutto di calcolo, e neanche di costrizione: nasce spontaneamente quando riconosciamo nell’altro qualcosa di noi», dice il Pontefice. «Un vero amico non ti abbandona, nemmeno quando sbagli: ti corregge, magari ti rimprovera, ma ti perdona e non ti abbandona», ripete il Santo Padre.
«E oggi Gesù, nel Vangelo, ci dice che noi per Lui siamo proprio questo, amici: persone care al di là di ogni merito e di ogni attesa, alle quali tende la mano e offre il suo amore, la sua Grazia, la sua Parola; con le quali – con noi, amici – condivide quello che ha di più caro, tutto quello che ha udito dal Padre», la sua Rivelazione trinitaria, «fino a farsi fragile per noi, a mettersi nelle nostre mani senza difese e senza pretese, perché ci vuole bene. Il Signore ci vuole bene, come amico vuole il nostro bene e ci vuole partecipi del suo», che è la vita eterna, perduta con il peccato originale e restituita all’umanità dalla Pasqua di Cristo.
Bisogna allora chiedersi «che volto ha per me il Signore? Il volto di un amico o di un estraneo? Mi sento amato da Lui come una persona cara? E qual è il volto di Gesù che testimonio agli altri, specialmente a quelli che sbagliano e hanno bisogno di perdono?».
«Invio con tanto affetto i miei auguri ai fratelli e alle sorelle delle Chiese Ortodosse e di alcune Chiese Cattoliche Orientali che oggi, secondo il calendario giuliano, celebrano la Santa Pasqua. Il Signore risorto colmi di gioia e di pace tutte le comunità, e conforti quelle che sono nella prova», intendendo con questo Russia e Ucraina. Nella terza Pasqua dall’inizio dell’attuale fase del conflitto russo-ucraino, il Papa rinnova l’invito a «a pregare per la martoriata Ucraina – soffre tanto! – e anche per Palestina e Israele, che ci sia la pace, affinché il dialogo si rafforzi e porti buoni frutti. No alla guerra, sì al dialogo», rimarca il Pontefice.
Il Papa assicura la sua preghiera anche per il Brasile, dove si trova il Rio Grande do Sul, regione devastata in questi giorni dalle alluvioni. Speciale menzione per «l’Associazione “Meter”, impegnata nel contrasto ad ogni forma di abuso sui minori. Grazie, grazie per il vostro impegno! E continuate con coraggio la vostra importante attività».
Lunedì, 6 maggio 2024