Di Shan Ren Shen Fu da AsiaNews del 08/04/2019. Foto da articolo
Pechino (AsiaNews) – Pubblichiamo un commento del sacerdote-blogger Shanren Shenfu (“sacerdote della montagna”), su alcune notizie della Chiesa in Cina, come la distruzione della chiesa a Qianyang (Shaanxi) e lo stallo nel ricon di mons. Guo Xijin a vescovo ausiliare da parte del governo a Mindong (Fujian).
Una nuova chiesa, ancora in costruzione, situata a Qianyang nella diocesi di Fengxiang (Shaanxi), è stata rasa al suolo quattro giorni fa. Secondo alcuni video ripresi sul luogo, i fedeli locali hanno tentato in tutti i modi di proteggere la chiesa dalla demolizione. Tuttavia, dalle grida di dolore e lamenti di alcuni fedeli presenti, si capisce che i tentativi sono stati vani.
Costruire una nuova chiesa per la comunità è un giusto proseguimento ed espressione della propria fede, è inoltre volto a risolvere il bisogno di avere un luogo dove i fedeli possano svolgere le attività religiose. Le donazioni raccolte sono indubbiamente numerose, ma anche l’impegno e la viva partecipazione da parte dei fedeli non sono da sottovalutare. Era inoltre prevista la partecipazione delle autorità alla cerimonia d’apertura della chiesa: ciò significa che nulla era nascosto. Nel momento in cui la chiesa era prossima al termine dei lavori di costruzione, è giunta invece una tale catastrofe che ha addolorato il cuore dei fedeli. Molti confratelli sacerdoti affermano di aver pianto per il grande dolore, quando hanno visto dai video la scena della demolizione.
Dopo l’accordo provvisorio firmato da Cina e Vaticano, noi che viviamo all’interno della Chiesa cinese non osiamo più avere grandi aspettative, poiché ci è stato annunciato di dover ancora fare un lunghissimo cammino, e su richiesta della Santa Sede, siamo noi – parte della Chiesa cinese – che dobbiamo saper essere pazienti e fare dei sacrifici concreti. Tuttavia, l’obbedienza all’accordo è il prerequisito di tutte le nostre azioni (il Papa afferma di aver firmato l’accordo, pertanto, si assume la responsabilità). Il contenuto dell’accordo firmato non è mai stato reso pubblico (il Vaticano afferma di non pubblicare il contenuto su richiesta della Cina), sicché, ciò che le autorità cinesi hanno promesso rimane a sua volta oscuro. Attualmente la Santa Sede ha legittimato, secondo i propri regolamenti, sette vescovi già scomunicati e ha chiesto ai due vescovi ordinari di cedere la propria carica a due vescovi appena riconosciuti. Nonostante ciò, alla luce di quanto accaduto finora, non abbiamo mai visto le autorità ufficiali rallentare la morsa sulla Chiesa cinese.
Secondo fonti recenti, nonostante il vescovo della diocesi di Mindong abbia ceduto la propria carica per l’unificazione della diocesi, i sacerdoti sotterranei e il vescovo Guo non sono stati ancora riconosciuti. Il primo passo verso la luce sarebbe di [capire] come superare la difficoltà per cui hanno resistito per ben 60 anni, ovvero iscriversi all’Associazione Patriottica, ma nell’“era post-accordo” si acuisce la problematica, senza nessun margine di negoziato. Sicché il governo cinese è disposto ad offrire a coloro che si iscrivono all’Associazione Patriottica ben 200mila yuan (circa 27mila euro), affinché l’annessione della diocesi di Mindong possa riconciliarsi con successo.
Secondo l’opinione della Santa Sede, le umiliazioni subite dalla Chiesa cinese sono il costo mortificante che essa deve pagare affinché l’accordo Sino-Vaticano possa essere portato avanti. Le diocesi sono pertanto tenute ad obbedire al divieto di introdurre i minori nella chiesa e di organizzare classi di catechesi. L’ultimo barlume di speranza è attendere il momento in cui il Vaticano concretizzi gli aspetti positivi ottenuti per la Chiesa cinese mediante l’accordo, e sperare che questo momento arrivi il più presto possibile.
Prima di quel compimento, invece, gli esperti sino-vaticani che custodiscono delle belle speranze considerano necessario ciò che si patisce e i danni che si subiscono, come se non sentissero mai i pianti della Chiesa cinese, che sono gemiti emessi dagli innocenti (cristiani) sottomessi. Se la Santa Sede ha sentito i lamenti e i gemiti dei vescovi scomunicati e li hanno accettati in comunione con un cuore misericordioso del Padre, come potrebbero sopportare i pianti degli innocenti, rendendoli portatori della croce?
Ribadisco il mio fermo punto di vista: i cristiani cinesi amano la propria patria e procedono sul cammino di Gesù Cristo verso la pace, l’amore e la misericordia. Nonostante ciò, la demolizione della nuova chiesa di Qianyang (Fengxiang) e il sigillo sulla porta sono ormai la verità più cocente, ferendo così il cuore di molti che amano la “verità”!