di Francesco Ognibene da Avvenire del 18/08/2020
LE OMELIE E GLI INTERVENTI NEL GIORNO DELL’ASSUNTA
Il primo a intervenire, il giorno dell’Assunta su Avvenire, era stato il presidente della Cei: le nuove linee guida ministeriali sulla Ru486, scriveva il cardinale Gualtiero Bassetti, «costituiscono una duplice sconfitta: per la vita del concepito e per la stessa donna, lasciata ancor più a se stessa, visto che non ne viene mantenuto nemmeno il ricovero, necessario per garantire la sorveglianza sulla sua salute». In poche ore alle sue parole si sono aggiunte – tra omelie e interventi – quelle di altri vescovi italiani. L’arcivescovo di Milano
Mario Delpini si è rivolto idealmente ai «sapienti del mondo»: «Non spaventate le donne che possono essere mamme – ha detto –, non insinuate la paura che mettere al mondo un bambino significhi mettere al mondo un infelice: che ne sapete voi, infelici, della felicità dei bambini? Non spaventate le mamme suggerendo che l’aborto sia una soluzione,mentre è un dramma e una ferita che non guarisce mai». Parole simili dal cardinale Matteo Zuppi,arcivescovo di Bologna: «Non vogliamo mai che prevalga la logica della morte. Il vero diritto è quello della vita! E la vita ha diritto di essere difesa, ovunque e per tutti e in ogni sua stagione, dal suo inizio alla fine. Sentiamo una sfida l’impegno di tanti per una nuova alleanza che non lasci mai sola nessuna donna, nessuna Maria, nell’interruzione di gravidanza e la aiuti a trovare tutte le soluzioni necessarie e possibili perché togliendo la vita muore, oltre che la vita stessa, sempre anche qualcosa in chi non la accoglie ». Non meno esplicito il cardinale Giuseppe Betori: «Non è un segno incoraggiante la logica di privatizzazione che sta dietro alle recenti modifiche normative che permettono di lasciare ancora più sola la donna di fronte al dramma dell’aborto – ha scandito l’arcivescovo di Firenze –. Farsi carico dell’altro e creare condizioni di condivisione è principio che deve valere in tutte le vicende critiche dell’esistenza umana». Il vescovo di Cremona Antonio Napolioni ha lanciato «l’allarme per una società in cui sembra non esserci più voglia di essere padri e madri», e malgrado questo «diffondiamo come una caramella la possibilità di togliere la vita, anche fosse una vita sbocciata male». «La storia – ha proseguito – insegna che dove una donna non è lasciata sola la vita è più forte della morte». «La difesa della vita – ha detto Antonello Mura, vescovo di Lanusei e Nuoro – non può essere condizionata dai requisiti decisi a tavolino, dettati da un legislatore o giustificati perché al nascituro manca l’autocoscienza. La vita umana per essere riconosciuta nella sua dignità ha solo bisogno del riconoscimento di un fatto, quello di essere semplicemente umana ». Per il vescovo di Trieste Giampaolo Crepaldi «non c’è nessun progresso umano e civile quando l’interruzione della gravidanza è talmente banalizzata da essere equiparata a un semplice intervento farmacologico» né «quando si percorre la strada dell’aborto al posto di quella dell’aiuto alla maternità, in una situazione di preoccupante contrazione demografica». «La pillola Ru486 – afferma Francesco Savino,vescovo di Cassano all’Jonio – risponde a una logica efficientista-utilitarista che induce lo Stato a risparmiare sui costi assistenziali, agevolando percorsi di completa solitudine delle donne di fronte a una gravidanza difficile o inattesa». Urgono «percorsi di accompagnamento verso la consapevole maturazione di una scelta che segna inevitabilmente la sua esistenza». «Bisogna ricuperare la consapevolezza che la nascita di un bambino è un dono per tutti e non un peso per pochi – ha detto l’arcivescovo di Spoleto-Norcia Renato Boccardo –. Non è una questione di destra o di sinistra».
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