Di Roberto Volpi da Il Foglio del 21/10/2022
Semmai vi sembrasse poca cosa sappiate che trattasi di uno dei dati demografici più positivi da una dozzina d’anni a questa parte. Parlo dei 73.193 matrimoni celebrati in Italia nel primo semestre del 2022. Dato pressoché inguattato nell’ultimo bollettino mensile di statistica dell’Istat, in attesa del dato annuale che potrebbe non essere altrettanto buono. Cautela non disprezzabile, visti i rovesci che sul piano demografico siamo stati capaci di accumulare, noi italiani, da lungo tempo a questa parte, ma che pure deve cedere doverosamente il passo al valore, e diciamo meglio alla densità, dei matrimoni del 1° semestre 2022: giacché confrontati coi 55.291 matrimoni celebrati nel 1° semestre del 2021 fanno registrare un più 17.902 matrimoni in cifre assolute e un più 32,4 per cento in termini relativi. Incrementi che sembrano quasi prefigurare un autentico voltar pagina.
Si può obiettare che non si vede che cosa ci sia da festeggiare se il dato dei matrimoni del 1° semestre del 2022 è comunque inferiore ai dati relativi al 1° semestre di ciascun anno dell’ultimo quinquennio precedente il 2019. Da festeggiare magari no. Di che rallegrarsi invece sì. Per più di una ragione. Intanto la differenza nient’affatto abissale – modesta, anzi – con gli anni precedenti al 2019. La qual cosa, seconda ragione, potrebbe significare un ritorno ai valori degli anni precedenti al 2019 ben più realistico, e veloce, di quel che il dato del 2020, di tanto inferiore a quello del 2021, lasciava presagire. Ritorno, terza ragione, nient’affatto scontato considerando il trend fortemente discendente di lunga data dei matrimoni prima del fatidico 2019. E che c’era (e c’è ancora, non si può dare per consolidato né sufficiente questo primo aumento) da temere continuasse nel presente. E infine, quarta e forse più importante ragione, perché la ripresa riguarda ancor più i matrimoni religiosi che non quelli civili. Dei 17.902 matrimoni in più rispetto al 1° semestre 2021 9.767 sono infatti quelli religiosi, 8.135 quelli civili. Che, in rapporto ai rispettivi numeri di matrimoni nel 1° semestre 2021, equivalgono a un più 55 per cento di matrimoni religiosi rispetto a un più 22 per cento di matrimoni civili. Erano decenni che non si registrava una cosa così.
Quest’impennata dei matrimoni religiosi è oltretutto importante in chiave natalità. Natalità e matrimoni religiosi seguono in Italia traiettorie assolutamente coincidenti: più si è inabissato il numero dei matrimoni religiosi più si è inabissato il numero delle nascite e viceversa (ma il viceversa si perde nelle nebbie del passato). Che invece appaiono pressoché indifferenti all’andamento dei matrimoni civili. L’età più bassa dei contraenti il matrimonio religioso, il fatto di essere quasi al gran completo nubili e celibi, e di unirsi all’insegna del “per sempre”: tutte caratteristiche che non si ritrovano, o si ritrovano in minor misura, nel matrimonio civile fa del matrimonio religioso l’ambiente con la maggiore propensione alla procreazione. Dunque, il fatto che finalmente il matrimonio religioso cessi di sprofondare e che, anzi, registri nel 1° semestre 2022 un aumento ben più marcato del matrimonio civile lascia sperare che si raccoglieranno frutti anche in termini di un possibile incremento delle nascite. Di norma, uno-due anni dopo l’aumento dei matrimoni, specialmente se religiosi, si registra un aumento del numero delle nascite. Vedremo. Intanto c’è da incrociare le dita perché il buon andamento dei matrimoni si confermi anche alla fine del 2022. Tutto o quasi lascia presagire che sarà così. Ma il passato è stato fin troppo carico di amare lezioni in fatto di matrimoni e nascite, per gli italiani. Limitiamoci a coltivare una speranzella. Quella che credevamo tramontata.