Di Paolo Manzo da Tempi del 15/10/2023
Con l’arresto di sei preti negli ultimi dieci giorni, a oggi sono 13 i sacerdoti detenuti in Nicaragua, compreso Monsignor Rolando Álvarez, che il prossimo 19 ottobre potrebbe ricevere il Premio Sakharov dell’Unione Europea per avere difeso fino a che ha potuto i suoi fedeli, perseguitati dal sanguinoso regime sandinista della famiglia Ortega-Murillo, e per non avere accettato l’espulsione a Washington, rifiutandosi di salire su un aereo con altri 222 prigionieri politici.Per ordine di Daniel Ortega è stato condannato a 26 anni di carcere per “fake news e tradimento della patria”. A lui come agli altri preti arrestati il dittatore non perdona di essersi schierati dalla parte del popolo durante la brutale repressione scatenata dalla polizia e dai paramilitari sandinisti in seguito alle proteste dell’aprile del 2018 dopo un aumento delle tasse sul lavoro e dei contributi pensionistici deciso da Ortega (tra 360 e 550 i morti, in gran parte giovani studenti).Non ci sono più sacerdoti nelle chiese del NicaraguaIl dramma della Chiesa cattolica oggi in Nicaragua è tale che nella diocesi di Estelí e Matagalpa, quella di Monsignor Álvarez, decine di parrocchiani sono indagati per avere espresso solidarietà a lui: per lasciare i loro comuni devono sempre informare la Polizia del regime e ottenere un permesso di viaggio. E mentre i loro sacerdoti subiscono intimidazioni, nelle chiese del Nicaragua non ci sono quasi più preti per celebrare la messa. La mancanza forzata di parroci ha colpito tutte le parrocchie e in quelle di Nueva Segovia, Madriz ed Estelí già da oltre un mese le funzioni sono celebrate oramai solo quelle domenicali, tutte sotto l’occhio della polizia, mentre i laici sono stati incaricati di fare la celebrazione della Parola.A confermare questo disastro è Martha Patricia Molina, avvocato e ricercatrice che da anni documenta gli attacchi alla chiesa in Nicaragua: «Non ho informazioni su quante parrocchie siano senza sacerdoti, ma si tratta di un numero elevato, basti pensare agli oltre 80 preti che sono dovuti andare in esilio, più i 13 che sono attualmente in prigione. Ogni parrocchia è composta da più comunità, anche piccole, soprattutto all’interno del paese, e un sacerdote a volte ne serve più di 16, cioè deve andare in 16 posti per celebrare le messe ed esercitano il lavoro pastorale. Sono queste comunità le più colpite, perché senza il parroco assegnato si trovano completamente senza protezione. Qualche sacerdote ogni tanto viene anche a celebrare messe, ma nel nord del Nicaragua la situazione è davvero complicata».L’obiettivo di Ortega: annientare la Chiesa«Possiamo aspettarci che gli arresti di preti continuino?», chiede a Molina il sito indipendente 100% Noticias. La risposta non potrebbe essere più chiara: «Mi hanno informato che gli arresti non finiranno e quindi continueremo a vedere sempre più sacerdoti detenuti». Secondo l’ultimo rapporto della ricercatrice, fino ad agosto di quest’anno la Chiesa cattolica in Nicaragua è già stata vittima di 667 attacchi e aggressioni da parte della dittatura, ma da settembre la situazione è ulteriormente precipitata: ora cominciano a essere documentate anche confische alla chiesa evangelica: «In totale sono già 70 gli attacchi e le aggressioni contro di loro ma sono in aumento perché i pastori evangelici hanno maggiore coraggio rispetto al passato nel denunciare».La strategia che la dittatura ha in questo momento è cercare ogni modo per annientare la Chiesa cattolica. In questo momento si stanno concentrando sul nord del paese, ma «il problema sarà quando questa strategia comincerà ad applicarsi in altre diocesi e anche nell’arcidiocesi di Managua» allerta la Molina.Per poi aggiungere: «In questo momento è fondamentale che si cerchino nuove strategie di evangelizzazione perché vedremo sempre più sacerdoti scomparsi. I sei rapiti dalla dittatura negli ultimi 10 giorni sono in “regime di sparizione forzata”, cioè nemmeno i loro parenti sanno dove si trovano e l’ultima volta che sono stati visti vivi è stato nelle mani della polizia e dei paramilitari. È una situazione molto difficile quella che vive la Chiesa cattolica, che la dittatura considera il suo peggior nemico». Secondo la ricercatrice la dittatura vuole annientare la chiesa e fondare una propria setta dove gli “dei” siano la coppia presidenziale, Daniel Ortega e la moglie Rosario Murillo, e che tutto il popolo li adori e offra loro preghiere, e renda loro grazie se mangiano, si vestono e c’è l’elettricità.