Susanna Manzin, Cristianità 307 (2001)
Sin dalla sua fondazione, nel 1988, il CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, ha indicato fra i suoi scopi la redazione di una mappa delle religioni — e delle vie spirituali che, benché non religiose, rientrano tuttavia in una fenomenologia degli accostamenti contemporanei al sacro — in Italia. Risultato finale di una ricerca durata oltre dodici anni e costantemente aggiornata è l’Enciclopedia delle religioni in Italia, che in più di mille pagine presenta ampie introduzioni storiche, dati statistici finalmente attendibili, indirizzi, numeri di telefono e di fax, collegamenti Internet e analisi dottrinali di oltre seicento realtà religiose e spirituali presenti nella Penisola, suddivise in quaranta categorie. Su molte di queste, poco note e talora discrete, l’opera getta una luce nuova e di alcune si parla per la prima volta in un lavoro di taglio scientifico.
Autori e coordinatori dell’opera sono Massimo Introvigne e PierLuigi Zoccatelli, rispettivamente direttore e vice direttore del CESNUR, coautrici Nelly Ippolito Macrina — direttrice della Divisione Affari dei Culti Diversi dal Cattolico presso la Direzione Generale degli Affari dei Culti del ministero dell’Interno e responsabile dell’Osservatorio sulle Libertà Religiose presso la medesima Direzione Generale — e Verónica Roldán — sociologa argentina che collabora con l’Università Roma 3 —, mentre autori di alcune voci sono diversi studiosi italiani e stranieri, fra i quali ricordiamo Jean-François Mayer, don Luigi Berzano, J. Gordon Melton, Michael W. Homer, Andrea Menegotto, Constance A. Jones e Raffaella Di Marzio.
Si può affermare che di fatto, dopo la pubblicazione di quest’opera, nulla in tema di percezione del pluralismo religioso in Italia potrà più essere come prima. L’Enciclopedia delle religioni in Italia, che s’ispira a illustri modelli americani — primo fra tutti l’Encyclopedia of American Religions, realizzata sotto la direzione di J. Gordon Melton, dell’Institute for the Study of American Religions di Santa Barbara in California (Gale, Detroit 19996) — è nel suo genere un contributo unico, sia perché si tratta della prima opera pubblicata in Italia con l’intento di censire ogni tipo di presenza religiosa nel paese, sia perché per la sua realizzazione viene messa in atto una metodologia di ricerca, consistente non solo nella consultazione delle fonti primarie — e dunque della letteratura prodotta da ogni singolo gruppo o movimento — accanto ai più che utili studi scientifici e accademici, ma anche nell’indagine sul campo da parte dei ricercatori, attraverso “osservazioni partecipanti”, frequenti visite e interviste ai dirigenti e ai membri delle denominazioni censite. La ricerca si configura pertanto come il risultato di un’accurata rilevazione diretta, cominciata più di dodici anni fa, costantemente aggiornata, e culminata — negli ultimi tre anni — nella fase di stesura del volume. Data l’enorme mobilità del mondo religioso e spirituale che viene in essa descritto — dove con frequenza quotidiana mutano indirizzi delle sedi, numeri di aderenti, scompaiono alcune sigle e ne compaiono di nuove — il testo necessita di per sé di continui aggiornamenti: perciò il CESNUR sta predisponendo sul suo sito Internet, consultabile all’indirizzo <http://ww w.cesn ur.org>, uno spazio riservato agli aggiornamenti, in vista di future edizioni.
Dal punto di vista statistico, data la metodologia adottata, la ricerca non si presenta come il frutto di un’elaborazione o di una proiezione matematica partendo da una rilevazione su un campione limitato di persone, ma illustra piuttosto una serie di dati raccolti — come si è già detto — attraverso l’indagine sul campo. In tale ottica, l’opera “[…] saluta e congeda […] il dato — molte volte ripetuto, ma che almeno dagli anni 1980 non è più stato vero — secondo cui le minoranze religiose in Italia rappresentano globalmente l’1% della popolazione” (p. 8). In molti casi le statistiche sono difficoltose, tuttavia l’Enciclopedia delle religioni in Italia giunge ad affermare che, fissati in 57.440.000 il numero totale dei cittadini italiani, la percentuale di quanti manifestano un’identità religiosa diversa dalla cattolica è dell’1,92%, corrispondente a circa 1.100.000 cittadini; se invece si considerano i residenti sul territorio, quindi anche gl’immigrati non cittadini italiani — residenti valutati fra i cinquantanove e i sessanta milioni, cifra comunque più incerta a causa del fenomeno dell’immigrazione clandestina — la percentuale di appartenenti a minoranze religiose sale intorno al 3,50%, corrispondente a circa due milioni di unità. Balza immediatamente all’occhio il dato relativo ai pentecostali in Italia: essi infatti, con i loro 250.000 fedeli — di cui 140.000 membri delle Assemblee di Dio in Italia — costituiscono la presenza più rilevante della galassia protestante, che globalmente totalizza 363.000 fedeli. Così come non può passare sotto silenzio il dato relativo ai Testimoni di Geova, che contano oltre 220.000 proclamatori — con una proporzione di uno ogni 252 cittadini circa — ma, se si considerano anche i partecipanti alla Cena del Signore, si raggiungono le 406.676 unità. Di tutto rilievo anche le 100.000 persone gravitanti attorno ai movimenti del potenziale umano; inoltre è certamente interessante il dato relativo ai 10.000 fedeli dell’Associazione La Missione-Luigia Paparelli, un gruppo cattolico “di frangia”, ovvero percepito come in difficoltà — talora anche di comunione — con la Chiesa cattolica. Circa 13.500 sono stimati gli aderenti ai gruppi appartenenti alla vasta area che specialisti americani chiamano dell’”antica sapienza”, ancient wisdom, una sigla adottata per identificare realtà diverse nel mondo della ricerca esoterico-occultista. All’interno di questo mondo solo alcuni gruppi — la Società Teosofica, l’Associazione Antroposofica, l’AMORC, il Lectorium Rosicrucianum, alcuni gruppi gnostici ispirati all’occultista colombiano Samael Aun Weor (1917-1977) e, in prospettiva, i Gruppi di Pratica di Tensegrità di Carlos Castaneda (1925?-1998) o la Religione Raeliana — superano, raggiungono o, considerati i tassi di crescita, possono aspirare a raggiungere i mille membri.
Fonte di discussioni senza fine — anche politicamente condizionate — è la stima dei musulmani in Italia: i musulmani cittadini italiani, secondo le rilevazioni che l’opera riporta, sono infatti circa 10.000, ma questo numero è destinato a variazioni nel caso di più rapido accesso alla cittadinanza di musulmani immigrati. Visto il fenomeno dell’immigrazione clandestina, sono naturalmente molto più incerte le statistiche relative alle minoranze religiose se si considerano anche gl’immigrati non cittadini; pur prendendo in considerazione i dati forniti da altre ricerche, su una base di calcolo diversa l’opera giunge a identificare in circa 580.000 i musulmani presenti in Italia, clandestini esclusi.
Dopo l’Introduzione (pp. 5-21), il volume procede in maniera analitica, descrivendo le realtà e i gruppi religiosi presenti in Italia attraverso schede in cui, in maniera schematica ma completa, si prendono in considerazione gli aspetti storici, sociologici, statistici, dottrinali, si indicano recapiti e fonti bibliografiche primarie — prodotte all’interno dell’organizzazione — e secondarie, ovvero studi sulla realtà in questione, con una particolare attenzione alla produzione scientifica italiana. Tali realtà religiose non si trovano elencate e descritte in ordine alfabetico, ma sono classificate e suddivise in quaranta categorie, corrispondenti ai trentotto capitoli del volume, a cui vanno aggiunte due appendici.
Ogni capitolo si apre con un’introduzione che affronta, in termini generali, le questioni approfondite in maniera rigorosa nelle schede dei singoli gruppi che a essa fanno seguito. Il censimento di tutte le realtà religiose presenti in Italia prende il via dalle religioni del ceppo giudeo-cristiano: ebraismo, cattolicesimo — analizzato pure nelle sue “periferie” e scismi —, Chiese ortodosse e antico-orientali, protestantesimo — cui sono dedicati complessivamente nove capitoli, data la vastità del mondo protestante e la sua struttura storica e sociologica che si esprime in quattro ondate e in una serie di correnti —, testimoni di Geova e “assimilati”, corrente metafisica e movimenti cristiani di guarigione, corrente restaurazionista, movimenti profetici e messianici di origine cristiana.
Si passa poi all’islam e ai movimenti di matrice islamica, per muoversi con un documentatissimo percorso verso la conoscenza dell’eredità di George Ivanovitch Gurdjieff (1866?-1949), i gruppi di origine zoroastriana, l’induismo e i suoi movimenti più antichi e moderni, il buddhismo con le sue scuole e movimenti, il giainismo, le scuole sikh e radhasoami, le religioni e i movimenti di origine cinese ed estremo-orientale e le nuove religioni giapponesi. Si entra poi nell’area esoterica e dell’”antica sapienza”, che comprende a sua volta diverse categorie di movimenti: neo-paganesimo, neo-stregoneria, neo-sciamanesimo, tradizione rosacrociana, ordini martinisti ed ermetismo kremmerziano, ordini neo-templari, gruppi teosofici e post-teosofici, fraternità universali, Chiese e movimenti gnostici, gruppi di magia cerimoniale, spiritismo e parapsicologia, movimenti dei dischi volanti, satanismo.
La rassegna delle realtà religiose e spirituali italiane si chiude con l’analisi delle religioni e dei movimenti del potenziale umano e delle realtà classificabili nel filone New Age, post-New Age e Next Age. Di tutto rilievo le due appendici finali, la prima su Massonerie e religione (pp. 937-949), la seconda (pp. 950-953) sulle associazioni italiane del “libero pensiero, che attraverso l’Associazione nazionale del libero pensiero Giordano Bruno e l’Associazione per lo Sbattezzo e l’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti si presentano come realtà “religiosamente irreligiose”, indicanti la condizione paradossale di sopravvivenza dell’ateismo nel mondo post-moderno, cioè la sua trasformazione in forme religiose e talvolta rituali.
A scanso di equivoci, nell’Introduzione, gli autori informano il lettore che “della più grande “religione” italiana — utilizziamo qui il termine in modo volutamente paradossale — non si troverà peraltro traccia, se non in questa introduzione, nell’enciclopedia” (p. 17). I sociologi hanno ormai concluso che in tutto l’Occidente la vera religione di maggioranza relativa è quella di coloro che “credono senza appartenere”, “believing without belonging”, secondo l’espressione coniata dalla sociologa anglosassone Grace Davie. Pur tenendo conto di una serie di precisazioni relative ai fedeli di alcune religioni che non comportano l’obbligo di una periodica partecipazione al culto, anche in Italia si nota un grosso scarto fra il 40% che dichiara di essere praticante — con una percentuale di atei che si aggira intorno al 6% e di agnostici intorno al 5% — e l’88% che dichiara di essere credente. Il relativismo appare allora come la vera e grande “nuova religione” degl’italiani e corrisponde a quel fenomeno che la sociologa francese Danièle Hervieu-Léger chiama “deistituzionalizzazione” della religione. Nonostante ciò, la conoscenza delle minoranze religiose, a cui è dedicata la maggior parte dell’opera, rimane importante sia perché esse hanno dimensioni minoritarie ma non per questo irrilevanti, sia perché le stesse minoranze, con le loro credenze, possono influenzare cerchie molto più vaste della popolazione rispetto a quanti decidono di abbracciare in toto la dottrina e la pratica di una minoranza religiosa. In tal senso le minoranze religiose si configurano come “termometri” che rivelano quali credenze sono più calde e hanno più successo nel vasto “Far West della religione dove abitano coloro che “credono senza appartenere”” (p. 18).
I dati che emergono dall’opera non solo sembrano confermare la tesi del “mercato simbolico aperto”, proposta dalla stessa Hervieu-Léger, ma permettono di muoversi in un ambito piuttosto ampio di considerazioni, che aiutano a cogliere in pienezza l’importanza del contributo — evidentemente non solo editoriale — che l’Enciclopedia delle religioni in Italia fornisce. Come fanno notare gli autori nell’Introduzione, per una vasta serie di motivi, “documentare il pluralismo è un gesto a suo modo “politico”” (p. 9), un gesto che può contribuire certamente alla più efficace comprensione del clima culturale e religioso che ha caratterizzato il mondo occidentale — e dunque anche l’Italia — alla fine del secondo millennio e che, con ogni probabilità, continuerà a segnare in maniera determinante il primo scorcio del terzo millennio. La comprensione di questo clima è evidentemente la condizione fondamentale affinché sia compresa in tutta la sua attualità e rilevanza la “sfida” culturale, sociale e politica di cui il pluralismo è latore.