Ermanno Pavesi, Cristianità n. 133 (1986)
In un importante articolo il vescovo di Augusta porta un contributo definitivo alla soluzione dell’annoso problema, anche sulla scorta della preziosa esperienza da lui maturata negli anni dal 1974 al 1980, quando ha guidato una commissione della Conferenza Episcopale Tedesca incaricata del dialogo con le Grandi Logge Unite di Germania.
Da parte di S.E. mons. Josef Stimpfle
Intervento decisivo su Chiesa cattolica e massoneria
Il 26 novembre 1983 – lo stesso giorno in cui entra in vigore il nuovo Codice di Diritto Canonico – la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede rende pubblica una dichiarazione sulla massoneria che ribadisce tanto l’inconciliabilità dei principi massonici con la dottrina della Chiesa quanto la proibizione per i cattolici di iscriversi ad associazioni massoniche, confermando che tale appartenenza eventuale pone i fedeli «in stato di peccato grave» e nella impossibilità di «accedere alla Santa Comunione» (1). E la inconciliabilità tra fede cristiana e massoneria viene ribadita in riflessioni a un anno di distanza dalla dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede, svolte dalla stessa congregazione e che costituiscono, di fatto, la «motivazione» di quella ennesima sentenza antimassonica, la 586ª della serie (2).
Nonostante questo, il fatto che il nuovo Codice di Diritto Canonico non menzioni esplicitamente la massoneria – come invece accadeva nella codificazione del 1917 – ha fornito ad alcuni autori il pretesto per sostenere un mutamento del giudizio della Chiesa cattolica in materia (3), e non mancano private iniziative tese a rimettere in questione l’argomento (4), sul quale aveva gettato lumi significativi e importanti una dichiarazione della Conferenza Episcopale Tedesca – datata 28 aprile 1980 e resa pubblica nel maggio dello stesso anno – emessa dopo colloqui ufficiali svoltisi tra la Chiesa cattolica e le Grandi Logge Unite di Germania dal 1974 al 1980 (5).
E in Germania appunto – dopo la pubblicazione del nuovo Codice di Diritto Canonico e prima della sua entrata in vigore – padre Reinhold Sebott S.J. annuncia, sulla rivista dei gesuiti tedeschi Stimmen der Zeit, l’abolizione della scomunica contro la massoneria e critica duramente la dichiarazione dell’episcopato del suo paese (6). Poiché, quindi, sono rimasti nell’opinione pubblica equivoci e convinzioni errate, nonché per la persistente attualità del problema, S.E. mons Josef Stimpfle – vescovo di Augusta, diocesi suffraganea di Monaco di Baviera – è intervenuto con un importante articolo sui rapporti tra Chiesa cattolica e massoneria comparso sul quotidiano cattolico di Wurzburg Deutsche Tagespost (7). Lo scritto – reso ancora più autorevole dal fatto che il presule ha guidato la commissione incaricata dalla Conferenza Episcopale Tedesca del dialogo con le Grandi Logge Unite di Germania – è nato come risposta alle affermazioni di padre Reinhold Sebott, che però la rivista dei gesuiti tedeschi non ha ritenuto di pubblicare.
Lo studio del vescovo di Augusta presenta un considerevole interesse non soltanto per la valutazione di genere portata sulla massoneria, ma anche perché rende noti aspetti dei contatti tra i vescovi tedeschi e la massoneria stessa, che aiutano a comprendere meglio la dichiarazione episcopale del 28 aprile 1980 e la sua portata.
L’autore sottolinea il fatto che i lavori della commissione mista si siano aperti in un clima franco e privo di pregiudizi, coerentemente con la loro intenzione esplicita di fare chiarezza sul tema dei possibili rapporti: si trattava, infatti, di esaminare il problema prescindendo dai giudizi precedentemente emessi, e di prendere in considerazione unicamente «quanto veniva addotto dai massoni nei colloqui».
«Attraverso un accurato approfondimento del dialogo – scrive -, un esame penetrante dei documenti […] e le dichiarazioni degli interlocutori massoni, si è giunti, dopo un lavoro pluriennale, a individuare e a identificare le concezioni e i princìpi massonici in un modo tanto chiaro che resta fuori di ogni dubbio la loro insuperabile contrapposizione all’esistenza cristiana e ai principi fondamentali della fede rivelata cristiana».
E la condanna ecclesiastica si fonda soprattutto su questa inconciliabilità dei principi, anche se – comunemente – la scomunica viene considerata come una reazione all’atteggiamento apertamente ostile della massoneria nei confronti della Chiesa cattolica, cioè alla cosiddetta «machinatio»: «Il giudizio sulle logge solo in base al criterio della machinatio non è giustificato nè oggettivamente nè giuridicamente dalle dichiarazioni finora emesse dalla Chiesa. Cominciando dal divieto di Papa Clemente XII, fino al divieto emesso da Giovanni XXIII risulta chiaro che da parte della Chiesa, esso è sempre stato motivato con la contrapposizione alla fede».
Questo non significa – di per sé – che non esista una «machinatio»: all’affermazione di padre Reinhold Sebott, secondo cui «in alcuni ambienti ecclesiastici è evidentemente diffusa la teoria di un “complotto mondiale” massonico e di una “antichiesa”», il presule replica citando un gran maestro della massoneria, Jacques Mitterrand, per il quale servire la repubblica «nel nostro mondo occidentale esige anche la rivolta contro le forze della reazione, come sono personificate dalla Chiesa cattolica romana» e che proclama: «noi siamo contemporaneamente l’antichiesa».
I contatti della commissione dell’episcopato tedesco sono avvenuti con la massoneria tedesca e «nei documenti che questa ha presentato non è stata riscontrata alcuna machinatio. Ma anche in questa massoneria “favorevole alla Chiesa” sono stati identificati ostacoli insormontabili. Già per questo motivo il giudizio ecclesiastico pubblicato dopo la conclusione dei colloqui dimostra di essere valido non solo per la Germania. L’indagine ha portato a riconoscere che, nonostante tutte le differenze delle logge in altri paesi, i documenti decisivi, che portano necessariamente a riconoscere l’inconciliabilità, cioè i rituali dei primi tre gradi, sono obbligatori per tutte le logge massoniche di tutto il mondo. L’universalità su questo punto è stata ammessa anche dai massoni».
Per questa ragione, S.E. mons. Josef Stimpfle distingue una «machinatio esteriore», cioè l’ostilità aperta nei confronti della Chiesa, da un altro tipo di «machinatio», che consiste – anche in presenza di un atteggiamento esteriore di benevolenza e di apertura verso la Chiesa stessa – proprio nei principi della massoneria, che mettono completamente in discussione e minano i princìpi della fede cristiana: «Questa machinatio di tipo massimamente intensivo è più pericolosa della machinatio aperta ed esteriore, perché porta via fedeli».
Per esempio, è discriminante il problema della verità. «Nei colloqui la massoneria ha definito il rifiuto assoluto di ogni verità oggettivamente valida come suo carattere fondamentale e peculiare. Questo rifiuto si fonda sulla completa autodeterminazione dell’uomo. L’uomo, la dignità dell’uomo e la completa autodeterminazione dell’uomo stanno al centro». La negazione della verità porta al relativismo e, «anche se si potrebbe sostenere che il relativismo non viene imposto sotto forma di dogma, i massoni stessi attestano esservi una concezione simbolica relativistica». Il vescovo di Augusta cita il proposito un’enciclopedia massonica: «Il punto di vista della massoneria riguardo al problema del mondo e dell’umanità si lascia dedurre dal relativismo. Nel suo simbolismo e nei suoi rituali appare chiaramente l’atteggiamento relativistico».
L’opinione secondo cui si dovrebbe negare l’esistenza della verità oggettiva in nome della dignità umana è frutto di una erronea lettura della Scrittura: «Gesù parla della verità che “farà liberi” (Gv. 8,32). Libertà e dignità sono dello stesso genere. […]. Perciò la verità non è mai rivolta contro l’uomo e la sua dignità, anzi promuove e difende questa dignità anche contro l’intervento di diversi manipolatori. Proprio la verità oggettiva è l’unico criterio che aiuta a distinguere tra una benevola influenza e un infido lavaggio del cervello».
In rapporto con questa problematica, l’autore denuncia anche i tentativi di anteporre la dignità umana alla verità in nome del Concilio Vaticano II, e quindi di trovare in questo modo un accordo con la massoneria: «Il Vaticano Secondo non fornisce alcun fondamento per una conciliazione con la massoneria, per un riconoscimento della sua spiritualità. Esso ripete la condanna di errori indipendentemente dall’amore dovuto all’uomo. Il concilio esige il rispetto dell’uomo e l’amore del singolo massone, ma non il riconoscimento della sua spiritualità, che si trova in contraddizione con la fede».
Il Concilio Ecumenico Vaticano II ha ribadito l’importanza fondamentale della verità tanto per la Chiesa quanto per ciascun fedele. Il presule tedesco cita la dichiarazione Dignitatis humanae e la costituzione pastorale Gaudium et spes: «[…] Dio stesso ha fatto conoscere al genere umano la via, attraverso la quale gli uomini, servendolo, possono in Cristo divenire salvi e beati. Crediamo che questa unica vera religione sussista nella Chiesa cattolica e apostolica, alla quale il Signore Gesù ha affidato il compito di comunicarla a tutti gli uomini» (8). Quindi tutti i fedeli «sono pure tenuti ad aderire alla verità conosciuta e a ordinare tutta la loro vita secondo le esigenze della verità» (9): «certamente tale amore e amabilità non devono in alcun modo renderci indifferenti verso la verità e il bene» (10).
Il problema della verità si rivela un ostacolo insormontabile: «Per poter essere un vero massone il cattolico dovrebbe concepire la propria fede come un’opinione soggettiva. Però questa non sarebbe più la fede della Chiesa, che è fondata sulla verità e consiste nella verità. In tal modo la fede viene privata del suo fondamento oggettivo, della verità valida per tutti, è quindi spostata dall’ordine del reale a quello della sola coscienza, e viene così anche privata della sua vera forza ed essenza».
La Chiesa ha il dovere di indicare dove si trovano nascosti i pericoli per la fede e l’adesione alla massoneria costituisce appunto uno di tali pericoli: «L’inconciliabilità sostanziale, che impedisce per diritto divino di entrare a far parte di una loggia, sussiste del tutto indipendentemente dal fatto che il diritto canonico esprima o non esprima esplicitamente in un canone il divieto di appartenere alla massoneria. Lo stesso vale per una serie di altre associazioni, nessuna delle quali viene citata nominatamente nel nuovo diritto canonico. Per questo non è neppure necessario che questa proibizione venga pubblicata sui bollettini ufficiali delle diocesi per diventare valida, in quanto sussiste per diritto divino. L’entrata a far parte di una loggia è proibita al cattolico perché “mette in pericolo la fede sua e del suo prossimo”. Il “divieto di entrare a far parte della massoneria” da parte della Chiesa è quindi contenuto in quelle disposizioni del nuovo diritto canonico che proteggono la fede e che cercano con sanzioni di impedire trasgressioni contro la fede (soprattutto nel can. 1364)».
In relazione ai colloqui intercorsi tra la Conferenza Episcopale Tedesca e le Grandi Logge Unite di Germania, S.E. mons. Josef Stimpfle rivela un dato estremamente interessante e significativo della loro portata: l’esame condotto nel loro corso circa la possibilità della doppia appartenenza – e di questo parlano sostanzialmente i massoni quando lamentano da parte della Chiesa mancanza di «dialogo» – non ha riguardato la massoneria in tutte le sue articolazioni e in tutti i suoi sviluppi gerarchici, ma è stato limitato esclusivamente ai primi tre gradi, dal momento che l’inconciliabilità dei grandi superiori era per i massoni stessi fuori discussione: «Se diversi autori cattolici hanno interpretato la scomparsa della menzione della massoneria nel nuovo Codex Juris Canonici come generale autorizzazione all’adesione da parte dell’autorità ecclesiastica, sono andati ben oltre quella parte stessa di massoni che hanno ritenuto come possibile una conciliabilità della doppia appartenenza alla Chiesa e alla loggia. Questi ultimi, infatti, limitavano tale possibilità esclusivamente ed esplicitamente ai tre gradi inferiori. Per i gradi superiori si sono espressi loro stessi apertamente per l’inconciliabilità e hanno rifiutato di dare qualsiasi seguito in un modo addirittura radicale e traumatizzante. Essi hanno lasciato questi gradi avvolti in un mistero impenetrabile. A questo proposito si deve notare che la maggioranza degli interlocutori apparteneva a gradi alti e anche altissimi. Dunque, il fatto che gli stessi massoni pretendessero la conciliabilità soltanto per i tre gradi inferiori e diversi autori cattolici per tutti i gradi è indicativo della grande limitatezza delle conoscenze e delle capacità di giudizio di tali autori. Coloro che si impegnano per l’ammissione di cattolici ai tre gradi inferiori devono spiegare anche, a prescindere da tutti gli altri problemi, che significato abbia una tale ammissione in considerazione dell’essenza di tutta la massoneria. Infatti per Albert Pike la subordinazione dei gradi inferiori a quelli alti è vitale: “l’affermazione più banale è anzitutto che l’insegnamento della massoneria sia completamente contenuto nei tre gradi di base”».
Il presule tedesco mette quindi in guardia contro i tentativi di minimizzare le diversità e di sopravvalutare la portata di una collaborazione possibile in limitati campi d’azione. «Il fine primario della Chiesa e il fondamento della sua esistenza – afferma -, cioè la trasformazione dell’umanità in Cristo per la gloria di Dio, non sono in accordo con il fine primario della massoneria, che vuole edificare la società umana come tempio laicista dell’umanità; l’umanità massonica non coincide assolutamente con l’humanitas cristiana. Esse hanno scopi totalmente diversi. Quando presentano punti parziali di contatto, per esempio nel campo dell’assistenza caritativa, è possibile la collaborazione. Questi punti comuni in settori delimitati non possono assolutamente eliminare i contrasti fondamentali sui princìpi importanti. Per questo la dichiarazione dei vescovi tedeschi precisa che da attività comuni non “deve però risultare l’impressione che la Chiesa abbia motivo di ritenere superato il suo atteggiamento di messa in guardia e di rifiuto nei confronti della massoneria”»
Inoltre – insiste il vescovo di Augusta – è necessario diffidare di convergenze generiche e superficiali su certi concetti, come quello di tolleranza. I limiti di una tale convergenza appaiono chiari se ci si riferisce a importanti questioni di principio: «Infatti per la Chiesa è una questione essenziale assumere posizioni che alla massoneria appaiono intolleranti. Si pensi soltanto al divieto dell’aborto. I massoni hanno combattuto subito questo divieto e hanno cercato di porre l’aborto sullo stesso piano dei diritti dell’uomo».
Queste, in sintesi, le tesi portanti dell’articolo di S.E. mons. Josef Stimpfle, che pure ne contiene molte altre – certo non meno interessanti – relativamente, per esempio, agli aspetti storici e rituali della massoneria e ai suoi rapporti con le confessioni protestanti. Ma quanto ho riferito può bastare per rendere conto – almeno in prima istanza e tempestivamente – di una presa di posizione autorevole e chiara, e perché essa sia conosciuta e trovi adeguata risonanza e comprensione anche in Italia, dove – non meno che in Germania – purtroppo non mancano né la confusione né i suoi seminatori.
Ermanno Pavesi
Note:
(1) Cfr. SACRA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Dichiarazione sulla massoneria, del 26-11-1983, in L’Osservatore Romano, 27-11-1983, trascritta in Cristianità, anno XII, n. 110-111, giugno-luglio 1984.
(2) Cfr. Inconciliabilità tra fede cristiana e massoneria, in L’Osservatore Romano, 23-2-1985, trascritto in Cristianità, anno XIII, n. 119-120, marzo-aprile 1985.
(3) Cfr., per esempio, ROSARIO F. ESPOSITO S.S.P., Abolita la scomunica contro la massoneria, in Vita pastorale, anno 71, n. 4, aprile 1983, pp. 66-71, trascritto in Cristianità, anno XII, n. 110-111, cit.
(4) Per la presentazione, a Roma, di un volume sulla massoneria di don Franco Molinari, docente di storia moderna all’Università Cattolica di Milano, alla presenza del gran maestro Armando Corona e per le affermazioni fatte nell’occasione, cfr. Il Tempo, 22-3-1986. Per un convegno promosso a Torino dal Rotary Club Torino Nord-Est, che ha avuto come relatori lo stesso gran maestro e padre Federico Weber S.J., cfr. Stampa Sera, 7-4-1986; e La Stampa, 8 e 10-4-1986.
(5) Cfr. CONFERENZA EPISCOPALE TEDESCA, Dichiarazione circa l’appartenenza di cattolici alla massoneria, del 28-4-1980, in Cristianità, anno VII, n. 66, ottobre 1980.
(6) Cfr. REINHOLD SEBOTT S.J., Der Kirchenbann gegen die Freimaurer ist aufgehoben (La scomunica della Chiesa contro i massoni è abolita), in Stimmen der Zeit, vol. 201, n. 6, 1983, pp. 411-421.
(7) Cfr. MONS DR. JOSEF STIMPFLE, Die katholische Kirche und die Freimaurerei. Die Dialogkommission hat die entscheidende Frage geklärt (La Chiesa cattolica e la massoneria. La commissione incaricata del dialogo ha chiarito la decisiva questione), in Deutsche Tagespost, n. 38, 28/29-3-1986. Tutte le citazioni senza riferimento sono tratte da questo articolo.
Per una descrizione di parte massonica dei contatti fra Chiesa cattolica e massoneria tedesca, cfr. KURT BARESCH, Katholische Kirche und Freimaurerei. Ein brüderlicher Dialog 1968 bis 1983 (Chiesa cattolica e massoneria. Un dialogo fraterno dal 1968 al 1983), 2ª ed. riveduta, Österreichischer Bundesverlag, Vienna 1984.
(8) CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Dichiarazione sulla libertà religiosa. Il diritto delle persone e delle comunità alla libertà sociale e civile in materia religiosa Dignitatis humanae, n. 1.
(9) Ibid., n. 2.
(10) IDEM, Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, n. 28.