di Michele Brambilla
Con la V domenica di Pasqua la liturgia comincia a incamminarsi verso la Pentecoste leggendo quelle le ultime raccomandazioni di Gesù ai discepoli. In particolare, «oggi il Vangelo ci propone il momento in cui Gesù si presenta come la vera vite e ci invita a rimanere uniti a Lui per portare molto frutto (cfr Gv 15,1-8)». «La vite», spiega Papa Francesco all’inizio della meditazione alla recita del Regina coeli del 29 aprile, «è una pianta che forma un tutt’uno con i tralci; e i tralci sono fecondi unicamente in quanto uniti alla vite». Così accade a ogni cristiano quando rimane fedele alla vocazione battesimale, che non chiude in se stessi, ma spalanca alle esigenze spirituali e materiali degli altri. «Si tratta di rimanere con il Signore per trovare il coraggio di uscire da noi stessi, dalle nostre comodità, dai nostri spazi ristretti e protetti, per inoltrarci nel mare aperto delle necessità degli altri e dare ampio respiro alla nostra testimonianza cristiana nel mondo. […] Uno dei frutti più maturi che scaturisce dalla comunione con Cristo è, infatti, l’impegno di carità verso il prossimo, amando i fratelli con abnegazione di sé, fino alle ultime conseguenze, come Gesù ci ha amato».
Il cattolico non è l’uomo del “calcolo”. «Il dinamismo della carità del credente non è frutto di strategie, non nasce da sollecitazioni esterne, da istanze sociali o ideologiche, ma nasce dall’incontro con Gesù e dal rimanere in Gesù. Egli per noi è la vite dalla quale assorbiamo la linfa, cioè la “vita” per portare nella società un modo diverso di vivere e di spendersi, che mette al primo posto gli ultimi». I laicisti accusano spesso i cattolici di essere semplicemente dei banditori di un’ideologia contraria alla propria e relativisticamente pari a quelle concorrenti. La Verità non è, però, una serie di precetti (ha anche una dottrina), bensì una Persona incomparabile: Gesù Cristo.
«Quando si è intimi con il Signore, come sono intimi e uniti tra loro la vite e i tralci, si è capaci di portare frutti di vita nuova, di misericordia, di giustizia e di pace, derivanti dalla Risurrezione del Signore. È quanto hanno fatto i Santi, coloro che hanno vissuto in pienezza la vita cristiana e la testimonianza della carità, perché sono stati veri tralci della vite del Signore». Il Papa ripete non a caso i contenuti dell’esortazione apostolica sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo Gaudete et exultate, dove precisa esattamente che «(…) non è necessario essere vescovi, sacerdoti o religiosi. […] Tutti noi, tutti, siamo chiamati ad essere santi vivendo con amore e offrendo ciascuno la propria testimonianza nelle occupazioni di ogni giorno, lì dove si trova» (n. 14).
I santi e soprattutto la Madonna sono le guide, i modelli e gl’intercessori nel cammino verso la perfezione cristiana, da raggiungere nella misura possibile a ciascuno di noi. Soffermandosi su Maria, il Pontefice aggiunge: «ci insegni Lei a rimanere in Gesù, come tralci alla vite, e a non separarci mai dal suo amore. Nulla, infatti, possiamo senza di Lui, perché la nostra vita è Cristo vivo, presente nella Chiesa e nel mondo». La preghiera espressa durante il Regina coeli continuerà il 1° maggio nel pellegrinaggio che, come annuncia ai fedeli in piazza San Pietro, il Papa compirà nel santuario romano del Divino amore all’inizio del mese mariano.
Lunedì, 30 aprile 2018