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Io Sono non indietreggia

28 Agosto 2025 - Autore: Michele Brambilla

La speranza cristiana è fermezza: regnerà la vita anche dove sembra trionfare la morte. Vale anche per i popoli in guerra: il Papa si unisce a chi critica le decisioni dell’attuale governo israeliano sulla Striscia di Gaza, ma richiede anche il rilascio di tutti gli ostaggi ebrei ancora nelle mani di Hamas

di Michele Brambilla

Nell’udienza del 27 agosto «oggi ci soffermiamo su una scena che segna l’inizio della passione di Gesù: il momento del suo arresto nell’orto degli Ulivi» così come narrato nel Vangelo di Giovanni, dice Papa Leone XIV. «L’evangelista Giovanni, con la sua consueta profondità, non ci presenta un Gesù spaventato, che fugge o si nasconde. Al contrario, ci mostra un uomo libero, che si fa avanti e prende la parola, affrontando a viso aperto l’ora in cui si può manifestare la luce dell’amore più grande»: quando arrivano i soldati ad arrestarlo, «Gesù, sapendo tutto quello che doveva accadergli, si fece innanzi e disse loro: “Chi cercate?”» (Gv 18,4).

Il Signore sa di dovere affrontare sofferenze atroci, tuttavia non indietreggia. «Si consegna. Non per debolezza, ma per amore. Un amore così pieno, così maturo, da non temere il rifiuto», come sottolineato dal Santo Padre nelle udienze precedenti. Il Papa evidenzia anche che «quando Gesù risponde «sono io», i soldati cadono a terra. Si tratta di un passaggio misterioso, dal momento che questa espressione, nella rivelazione biblica, richiama il nome stesso di Dio: “Io sono”». Gesù fa comprendere di essere consustanziale al Padre, tuttavia rinuncia ad usare tutta la sua forza divina per liberarsi dai pericoli. Guardando il Crocifisso, intuiamo che «la presenza di Dio si manifesta proprio dove l’umanità sperimenta l’ingiustizia, la paura, la solitudine. Proprio lì, la luce vera è disposta a brillare senza timore di essere sopraffatta dall’avanzare delle tenebre». «Gesù ha vissuto ogni giorno della sua vita come preparazione a quest’ora drammatica e sublime. Per questo, quando essaarriva, ha la forza di non cercare una via di fuga. Il suo cuore sa bene che perdere la vita per amore non è un fallimento, ma possiede una misteriosa fecondità», quella per la quale «solo una vita perduta per amore, alla fine, si ritrova. In questo consiste la vera speranza: non nel cercare di evitare il dolore, ma nel credere che, anche nel cuore delle sofferenze più ingiuste, si nasconde il germe di una vita nuova».

Aprendo un excursus anche sui Sinottici, il Vangelo di Marco riferisce di un giovane «che, quando Gesù viene arrestato, scappa via nudo (Mc 14,51). È un’immagine enigmatica, ma profondamente evocativa. Anche noi, nel tentativo di seguire Gesù, viviamo momenti in cui siamo colti alla sprovvista e restiamo spogliati delle nostre certezze. Sono i momenti più difficili, nei quali siamo tentati di abbandonare la via del Vangelo perché l’amore ci sembra un viaggio impossibile». Un giovane ci fa comprendere lo smarrimento dei discepoli, ma sarà sempre un volto giovanile, quello dell’angelo, ad annunciare la Risurrezione, evidenzia con molta arguzia il Pontefice. Allora «questa è la speranza della nostra fede: i nostri peccati e le nostre esitazioni non impediscono a Dio di perdonarci e di restituirci il desiderio di riprendere la nostra sequela, per renderci capaci di donare la vita per gli altri».

Vanno visti in quest’ottica anche i consueti appelli per il raggiungimento della pace nelle aree di crisi, molto puntuali nel chiedere «che siano liberati tutti gli ostaggi, si raggiunga un cessate-il-fuoco permanente, si faciliti l’ingresso sicuro degli aiuti umanitari e venga integralmente rispettato il diritto umanitario, in particolare l’obbligo di tutelare i civili e i divieti di punizione collettiva, di uso indiscriminato della forza e di spostamento forzato della popolazione» per quanto riguarda la Terra Santa. Sono quindi condannati sia la protervia omicida di Hamas che alcuni piani recentemente paventati sul futuro della Striscia di Gaza. Leone XIV fa sue le parole della «Dichiarazione congiunta dei Patriarchi greco-ortodosso e latino di Gerusalemme, che ieri hanno chiesto di “porre fine a questa spirale di violenza, di porre fine alla guerra e di dare priorità al bene comune delle persone”».

Giovedì, 28 agosto 2025

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