Plinio Corrêa de Oliveira, Cristianità n. 86-87 (1982)
Un illuminante flash sul dopo-Malvine, nel quadro dei molti potenziali «talloni d’Achille» dell’America Latina. All’orizzonte la tragedia di una «vietnamizzazione» di dimensioni continentali. L’articolo – intitolato Hipóteses, hipóteses… – è comparso sulla Folha de S. Paulo, il 22 maggio 1982. La traduzione è redazionale.
Scenario latino-americano dopo le Malvine
Ipotesi, ipotesi…
In tutti gli aspetti dello scontro anglo-argentino trovo punti enigmatici:
1. Dal momento che la disputa diplomatica tra Buenos Aires e Londra, relativa alla sovranità sulle isole Malvine, si sta trascinando dal 1833, perché il presidente Galtieri avrebbe scelto proprio questo momento per ordinarne la invasione? La crisi economica in cui versa la sua nobile nazione non avrebbe consigliato, al contrario, di astenersi da tale iniziativa?
2. Certe persone, residenti in Brasile, che simpatizzano per il generale Galtieri, hanno addotto come spiegazione il fatto che, essendo grande la instabilità del suo governo, non gli restava niente di meglio da fare che polarizzare intorno a sé il patriottismo argentino, con una azione esterna di rilievo. Immaginiamo che questa sia una spiegazione. Potrebbe essere una difesa? Se qualcuno volesse difendermi con argomenti di questa qualità, intenterei un processo al mio «difensore», accusandolo di calunnia. Sarebbe comprensibile che un uomo portasse il suo paese alla guerra, con il rischio di trascinare il mondo intero nella tragedia, solamente per prolungare la propria presenza al potere?
3. In queste condizioni, perché ha agito? Cercando una spiegazione, l’unica che trovo consiste nel dire che l’Argentina ha più possibilità di vittoria di quello che si immagini. In questo caso, quali sono? Ne ricordo due:
a. L’Argentina avrebbe la bomba atomica. Ammettiamolo. In questo caso, per farne che? Per mandare un aereo a lanciarle su Londra? Sarebbe umano, a causa del roccioso e gelido arcipelago, eliminare in questo modo una quantità innumerevole di vite? Che terribile maledizione di Dio, e degli uomini, cadrebbe su chi si comportasse così?
Vi è di più. Nel caso il colpo fallisse, grazie al funzionamento del sistema difensivo inglese, a quali catastrofiche rappresaglie sarebbe così esposta Buenos Aires? Il generale Galtieri vorrebbe esporre a questo rischio la bella e immensa capitale sul Rio de la Plata? Mi rifiuto di crederlo.
b. Sarebbe allora necessario escogitare un appoggio di altro ordine, che sostenesse la mossa dell’attuale governo argentino nelle isole Malvine. E viene a galla la ipotesi di un aiuto sovietico.
Ma, in questo caso – come hanno messo in evidenza il comunicato della TFP argentina (1) e il mio telex, inviato a nome della TFP brasiliana al presidente J.B. Figueiredo (2) -, potrebbe accadere che forze da sbarco russe mettessero piede sul territorio continentale dell’Argentina, e non se ne andassero più di là. Il che, a sua volta, porterebbe con sé il grave rischio di un riaccendersi del terrorismo, di guerriglie, di agitazioni e di sconvolgimenti in tutti i luoghi del continente sudamericano in cui vi sono comunisti.
Non vede il presidente Galtieri che questa ipotesi risveglia, a proposito della sua politica, obbiezioni, sospetti e timori, che la realizzazione di uno sbarco russo porterebbe al parossismo? Nell’Argentina cattolica, la reazione a tale sbarco assumerebbe facilmente il carattere di una guerra di religione, per espellere l’invasore ateo. Proprio come si trasformarono in guerre di religione le lotte degli abitanti del Pernambuco per espellere dal Brasile gli olandesi calvinisti (3).
E questa lotta di religione comunicherebbe lo stesso tono alle reazioni anticomuniste, che la agitazione sparsa da Mosca in tutto il continente verrebbe a provocare.
Il generale Galtieri, quindi, non potrebbe in nessun caso immaginare di essere scelto, per acclamazione dei popoli, come conestabile di questa guerra, lui che, con un gesto inspiegabile, insondabile, avrebbe aperto le porte del continente alla invasione comunista…
4. E, a questo proposito, bisognerebbe presentare un altro lato enigmatico degli attuali avvenimenti.
Se la Russia comunista costituisce il sostegno del generale Galtieri, è proprio il caso di dire che da chiunque ci si sarebbe potuto aspettare che accettasse questo appoggio…meno che, precisamente, dal generale Galtieri, che, da quando è andato al potere, ha cominciato una attiva repressione anticomunista. Ma eccolo ora apparire a braccetto con l’ambasciatore della Russia comunista e delle nazioni satelliti, in visita cordiale. Nello stesso tempo riceve carezze e cenni dal governo di Pechino. E riapre ai montoneros esiliati la via del ritorno, oltre a mettersi a collaborare con tutto quanto è peronista e di sinistra in Argentina. Qual è il senso di tanti «giri e capriole»?
5. In realtà, il governo argentino ha risposto che «non sta pensando» a chiedere aiuto russo. Curiosa smentita, che sembra quasi una conferma indiretta. Infatti, le parole citate tra virgolette non chiudono la porta alla ipotesi che domani esso potrà pensare in quel modo. Infatti, ovviamente, quanto un uomo «non sta pensando» di fare, potrà farlo il giorno dopo.
Che cosa vi è di chiaro in tutto questo? Niente, se non la esistenza di un terribile enigma, di una enorme confusione.
A questo punto, la mancanza di spazio mi costringe. E sono obbligato a chiudere.
Lo faccio, avanzando alcune ipotesi: ammettiamo che, con la intenzione di «vietnamizzare» l’America Meridionale, Mosca sia riuscita a cominciare dando fuoco alle polveri, allettando, con l’attacco alle Malvine, il patriottismo del generale Galtieri. La eventualità di uno sbarco russo in territorio argentino sarebbe stata eliminata, dopo che la opinione pubblica cattolica del paese e stata messa in guardia dal comunicato della TFP argentina. Ma non per questo si sarebbe arrestato il piano di «vietnamizzazione».
In questi giorni, i giornali hanno dato notizia – tra affermazioni e smentite – che il Venezuela avrebbe fatto una incursione nella zona della ex Guinea Inglese, da esso rivendicata. E che la vecchia rivendicazione territoriale del Perù nei confronti del Cile si è accesa, dal momento che sono peruviani gli aerei che andranno a vigilare la frontiera argentino-cilena. E i corrispondenti aerei argentini saranno inviati sul «fronte» delle Malvine.
Una erisipela di guerre si diffonderebbe così attraverso l’America Meridionale, con i corollari di crisi economiche e di rivoluzioni sociali. Già che dormicchiano solamente con sonno leggero le rivendicazioni territoriali della Colombia nei confronti del Venezuela, e quelle dell’Ecuador nei confronti del Perù…
Si, si tratta di ipotesi. Ma con il terribile aspetto della verosimiglianza. E che spiegherebbero in profondità come, ripetendo la mossa delle Malvine lungo la costa del Pacifico, Mosca potrebbe forse sperare di «vietnamizzare» tutto il continente!
Plinio Corrêa de Oliveira
Note:
(1) Cfr. La indipendenza dell’Argentina cattolica di fronte alla realizzazione della sovranità su un territorio insulare. Appello della TFP argentina al governo, alle forze armate e al popolo, del 12-4-1982, trad. it., in questo stesso numero di Cristianità.
(2) Cfr. Brasile, Argentina e Inghilterra di fronte a un nemico comune: il potere sovietico, del 4-5-1982, trad. it., in questo stesso numero di Cristianità.
(3) Episodio della prima metà del secolo XVII, concluso con la resa di Recife, del 1654, e con il trattato dell’Aia, del 1661 (ndr).