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Italia, periferia del mondo.

20 Gennaio 2021 - Autore: Domenico Airoma

Povera patria, cantava Battiato. Tuttavia la speranza non muore, se qualcuno continua a coltivarla

di Domenico Airoma

Ci sono le periferie esistenziali, tanto care al Regnante Pontefice. E ci sono quelle politiche.

L’Italia agonizza (è proprio il caso dirlo, se guardiamo alla denatalità imperante) all’interno di una di queste periferie politiche.

Non occorre interrogarsi su quel che c’è dietro, basta rimanere in superficie per rendersi conto di quanto la quinta italiana sia davvero secondaria rispetto allo scenario internazionale. E le vicende parlamentari di queste ore sembrano confermarlo con i toni della tragicommedia.

Senza addentrarsi in sofisticate analisi di geopolitica, ma sempre cercando di leggere gli eventi da un punto di vista qualitativo, le partite più interessanti si stanno giocando altrove.

Negli Stati Uniti, innanzitutto, dove dopo l’utopico mondo nuovo di Obama e il principio dell’opposto con Trump (secondo la icastica definizione di Giulio Tremonti sul Corriere della Sera del 20 gennaio), la presidenza di Joe Biden deve fare i conti con un popolo che, al di là delle intemperanze di pochi, non è più disposto a recitare la parte dei deplorevoli e dei socialmente impresentabili.

Un popolo che si fa sentire in Cina, dove il profitto (oggettivamente) ricavato dalla pandemia da Covid-19 sembra non riuscire a tacitare la resistenza, sempre più dilagante, di chi, non solo a Hong Kong, reclama quelle antiche libertà che l’Occidente sembra aver barattato in nome dei cosiddetti “nuovi diritti”.

Un popolo che soffre e resiste disperatamente in Africa, dove il terrorismo islamista continua ad avanzare e a spingere via tutti coloro che non si piegano, cambiando il volto di un continente.

Un popolo che batte diversi colpi anche in Europa, o meglio in una parte del Vecchio Continente, dove si sta combattendo un conflitto tra le tecnocrazie di Bruxelles e quei Paesi, Polonia in testa, impegnati a difendere il diritto di costruire un futuro rispettoso della storia e delle radici del proprio continente.

E in Italia? Qui la partita che si gioca è diretta, molto più modestamente, a stabilire chi debba assumere il ruolo di fedele esecutore delle politiche decise altrove, a Bruxelles e a Washington. E non manca, sullo sfondo, chi vagheggia la ricostituzione del partito dei cattolici (che non si sa bene dove siano e cosa pensino).

Grazie a Dio, la Madonna a Fatima ci ha ricordato che il corso delle vicende storiche non è ineluttabile e che è sempre possibile un’inversione di rotta. Dipende anche dal ruolo, non periferico, che decidiamo di giocare nella partita della nostra vita.

Mercoledì, 20 gennaio 2021

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