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Jean Dumont (1923-2001)

1 Dicembre 2001 - Autore: Alleanza Cattolica

Cristianità n. 308 (2001)

 

 

Il 6 luglio 2001 è mancato Jean Dumont.

Nato a Lione nel 1923, vive da bambino nello Charolais — regione storica della Francia, corrispondente al dipartimento della Saône-et-Loire —, vi studia diritto e filosofia e, a diciott’anni, si lancia nel giornalismo. Direttore editoriale a vent’anni, dal 1946 al 1956 è editore, alla guida della casa Amiot-Dumont. Di nuovo direttore editoriale di diversi club del libro e di case editrici, in questa funzione pubblica, spesso completando e annotando i testi, oltre un migliaio di volumi, soprattutto di storia. Contemporaneamente, per oltre trent’anni, si dedica alla ricerca, all’edizione e allo studio di documenti antichi, sulla cui base redige diverse opere intese a denunciare la menzogna e la falsificazione storica. Si tratta di studi che scuotono i luoghi comuni della storiografia dominante e costituiscono esempi rilevanti di apologetica storica cattolica, concepita come parte integrante della Nuova Evangelizzazione: anzitutto un’apologetica ad intra, cioè indirizzata in primo luogo ai credenti resi insicuri dall’aggressione della cultura egemone.

In Spagna — dove ha abitato per oltre quindici anni, tenendo fra l’altro conferenze all’università di Siviglia, nel quadro dei convegni storici sul quinto centenario della scoperta dell’America — e in Iberoamerica è considerato uno dei maggiori esperti di storia dei secoli XV e XVI. Dalla metà degli anni 1990 era tornato in Francia.

Fra le opere meritano di essere ricordate L’Église au risque de l’Histoire (Critérion, Limoges-Parigi 1981), Procès contradictoire de l’Inquisition espagnole (Famot, Ginevra 1983), La Révolution française ou les prodiges du sacrilège (Critérion, Limoges-Parigi 1984), Pourquoi nous ne célèbrerons pas 1789 (Argé, Bagneux 1988), L’”Heure de Dieu” sur le Nouveau Monde (Fleurus, Parigi 1991), L’”incomparable” Isabelle la Catholique (Critérion, Parigi 1992), La vraie controverse de Valladolid (Critérion, Parigi 1995) e Lépante: l’histoire ètouffée (Critérion, Parigi 1997). Mentre quasi tutti i suoi studi sono tradotti in spagnolo, in lingua italiana si possono leggere solamente I falsi miti della Rivoluzione francese, traduzione di Pourquoi nous ne célèbrerons pas 1789 prefata da Giovanni Cantoni (Effedieffe, Milano 1989), e due capitoli de L’Église au risque de l’Histoire, il terzo e il primo, editi rispettivamente come Il Vangelo nelle Americhe. Dalla barbarie alla civiltà, con un’appendice sul processo di beatificazione della regina Isabella la Cattolica, prefato da Marco Tangheroni (Effedieffe, Milano 1992), e La Chiesa ha ucciso l’impero romano e la cultura antica?, con un invito alla lettura di Rino Cammilleri (Effedieffe, Milano 2001).

In Italia nel 1986, per una conferenza sulla Rivoluzione francese, organizzata a Torino da Alleanza Cattolica e da Amicizia Cattolica — dalla cui rielaborazione nascerà Pourquoi nous ne célèbrerons pas 1789 —, rilascia un’intervista a Massimo Introvigne su L’Inquisizione fra miti e interpretazioni (cfr. Cristianità, anno XIV, n. 131, marzo 1986, pp. 11-13, dove, a p. 12, si trova anche Jean Dumont: elementi bio-bibliografici e, a p. 15, una cronaca dell’incontro). In Italia torna, sempre su invito di Alleanza Cattolica, nel 1989, a Roma, per un convegno nel bicentenario della Rivoluzione francese (cfr. ibid., anno XVII, n. 167-168, marzo-aprile 1989, pp. 11-13), e nel 1992, a Verona, per un convegno sul V Centenario della scoperta dell’America (cfr. ibid., anno XXI, n. 213-214, gennaio-febbraio 1993, pp. 25-26).

Alleanza Cattolica lo ricorda nei termini con cui ne parla Cantoni nella prefazione a I falsi miti della Rivoluzione francese: “[…] un tipo umano di straordinaria cultura, di inconsueto vigore intellettuale e di robusto spessore spirituale, un francese che non ha perso la propria identità né nazionale né religiosa e che quindi ci si deve augurare di incontrare come “confederato” nell’Europa imminente, per affrontare al suo fianco, in modo adeguato, la sfida del terzo millennio”.

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Lo stemma di Alleanza Cattolica è costituito da un’aquila nera con un cuore rosso sormontato dalla croce. L’aquila è l’animale simbolico dell’apostolo san Giovanni e testimonia la volontà di essere figli di Maria, come l’Apostolo prediletto che ha riposato sul Cuore di Gesù. Circa il cuore, dice Pio XII che “è […] nostro vivissimo desiderio che quanti si gloriano del nome di cristiani e intrepidamente combattono per stabilire il regno di Cristo nel mondo, stimino l’omaggio di devozione al Cuore di Gesù come vessillo di unità, di salvezza e di pace”. Circa la croce sul cuore, cfr. il Cantico dei Cantici (8, 6): “ponimi come sigillo sul tuo cuore”.

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