Di Maurizio Zottarelli da Libero dell’11/01/2022
Le parole del Papa di solito rischiano di fare la fine dei numeri dei sondaggi, dei quali ognuno sceglie quello più utile alla sua interpretazione. Quando Francesco parla di povertà, integrazione, oppure immigrazione scala la classifica dei titoli di giornali e tiggì; quando, come ultimamente gli capita, parla di famiglia tradizionale o denatalità, tanto per fare un esempio, finisce nel sottoscala delle notizie curiose, accanto, che so, alle verità sugli amori del tronista e il compleanno di qualche principessa. Ciò di cui parliamo in questo articolo è proprio una di quelle dichiarazioni del Santo Padre che si candidano al silenzio. Ieri Francesco, incontrando in udienza i membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede per i consueti auguri di inizio anno, ha parlato di molte cose, di accoglienza e migranti, di vaccini e della necessità di fornire le cure a tutti, della lotta alle armi nucleari, argomenti di gran peso di cui troverete riscontro sui principali organi di comunicazione. Poi, però, ha affondato il bisturi anche sull’altro versante del bubbone, quello che trasuda secrezioni buoniste, ma non per questo meno infette, dalla piaga della «cancel culture», il movimento che pretenderebbe di riscrivere la storia a colpi di piccone, cancellando tutto quanto – statue, libri o tradizioni contrasti con la visione angelicata, fluida e ben pettinata delle vicende umane fornita dalla loro preziosa lente arcobaleno. «Il deficit di efficacia di molte organizzazioni internazionali è anche dovuto alla diversa visione, tra i vari membri, degli scopi che esse si dovrebbero prefiggere», ha affondato il colpo il Santo Padre. «Non di rado il baricentro d’interesse si è spostato su tematiche per loro natura divisive e non strettamente attinenti allo scopo dell’organizzazione, con l’esito di agende sempre più dettate da un pensiero che rinnega i fondamenti naturali dell’umanità e le radici culturali che costituiscono l’identità di molti popoli». Ecco le odiose parole, «identità», «radici culturali». Ecco il retaggio papista che riemerge dalle sentine dei Sacri palazzi. «Come ho avuto modo di affermare in altre occasioni, ritengo che si tratti di una forma di colonizzazione ideologica, che non lascia spazio alla libertà di espressione e che oggi assume sempre più la forma di quella cancel culture, che invade tanti ambiti e istituzioni pubbliche». Poi lo strappo che lascia il re nudo con le sue vergognose ipocrisie in bella vista: «In nome della protezione delle diversità, si finisce per cancellare il senso di ogni identità, con il rischio di far tacere le posizioni che difendono un’idea rispettosa ed equilibrata delle varie sensibilità». Ecco fatto. I buoni che si fanno kapò del lager del pensiero dominante, il bel mondo dei diritti civili e delle diversità che zittisce chi osa cantare fuori dal coro delle cristalline voci ufficiali. Il mondo del sapere e della scienza che rinnega le proprie stesse lezioni per imporre il suo elegante bavaglio di seta firmato e alla moda. «Si va elaborando un pensiero unico costretto a rinnegare la storia, o peggio ancora a riscriverla in base a categorie contemporanee, mentre ogni situazione storica va interpretata secondo l’ermeneutica dell’epoca», ha proseguito, infatti, il Pontefice fornendo un sintetico ripassi dei principi della storiografia. «La diplomazia multilaterale è chiamata perciò ad essere veramente inclusiva, non cancellando ma valorizzando le diversità e le sensibilità storiche che contraddistinguono i vari popoli. In tal modo essa riacquisterà credibilità ed efficacia per affrontare le prossime sfide, che richiedono all’umanità di ritrovarsi insieme come una grande famiglia, la quale, pur partendo da punti di vista differenti, dev’essere in grado di trovare soluzioni comuni per il bene di tutti». Sembra quasi di ascoltare gli antichi programmi alla base di quell’Europa, «Unione dei popoli», un secolo fa, finita sepolta sotto la strada di buoni propositi che ci ha condotto a Bruxelles. E sulla quale, tra un brunch e una cabina di regia, oggi molti ricorderanno pensosi tutte le altre parole del Papa di cui sentirete parlare da tutti i giornali e tiggì.