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La democrazia fra verità e relativismo

22 Ottobre 2004 - Autore: Alleanza Cattolica

Giovanni Paolo II, Cristianità n. 325 (2004)

 

Lettera al Cardinale Camillo Ruini in occasione della 44a Settimana Sociale dei Cattolici Italiani sul tema La Democrazia: Nuovi scenari, nuovi poteri (Bologna, 7-10 ottobre 2004), del 4-10-2004, nn. 2-6, in L’Osservatore Romano, Città del Vaticano 9-10-2004. Titolo redazionale.

 

 

Già il Papa Paolo VI, di venerata memoria, nella Lettera Apostolica Octogesima adveniens, notava come l’accesso alla dimensione politica sia un’esigenza attuale dell’uomo. “Per creare un contrappeso all’invadenza della tecnocrazia — egli scriveva — occorre inventare forme di moderna democrazia non soltanto dando a ciascun uomo la possibilità di essere informato e di esprimersi, ma impegnandolo in una responsabilità comune” (n. 47).

3 Nella Lettera enciclica Centesimus annus ho avuto modo di valutare positivamente e di sostenere l’instaurazione della democrazia: “La Chiesa apprezza il sistema della democrazia, in quanto assicura la partecipazione dei cittadini alle scelte politiche e garantisce ai governati la possibilità sia di eleggere e controllare i propri governanti, sia di sostituirli in modo pacifico, ove ciò risulti opportuno” (n. 46).

Alla luce della dottrina sociale della Chiesa, tuttavia, la democrazia è strettamente congiunta con lo Stato di diritto e con una concezione globale della persona. Un’autentica democrazia “esige che si verifichino le condizioni necessarie per la promozione sia delle singole persone mediante l’educazione e la formazione ai veri ideali, sia della “soggettività” della società mediante la creazione di strutture di partecipazione e di corresponsabilità” (ibid.).

4 […] A nessuno sfuggono però i rischi e le minacce che, per un autentico assetto democratico, possono derivare da certe correnti filosofiche, visioni antropologiche o concezioni politiche non esenti da preconcetti ideologici. Permane, ad esempio, la tendenza a ritenere che il relativismo sia l’atteggiamento di pensiero meglio rispondente alle forme politiche democratiche, come se la conoscenza della verità e l’adesione ad essa costituissero un impedimento. In realtà, spesso si ha paura della verità perché non la si conosce. La verità così come Cristo l’ha rivelata è garanzia per la persona umana di autentica e piena libertà.

Se l’azione politica non si confronta con una superiore istanza etica, illuminata a sua volta da una visione integrale dell’uomo e della società, finisce per essere asservita a fini inadeguati, se non illeciti. La verità, invece, è il migliore antidoto contro i fanatismi ideologici, in ambito scientifico, politico, o anche religioso. Il messaggio evangelico, infatti, offre la centralità della persona come ancoraggio sovra-ideologico, a cui tutti possono fare riferimento. Senza tale radicamento nella verità, l’uomo e la società rimangono esposti alla violenza delle passioni e a condizionamenti aperti od occulti (cfr. Lett. enc. Centesimus annus, 46).

5 […] La riflessione sul sistema democratico oggi non può limitarsi a considerare solamente gli ordinamenti politici e le istituzioni, ma deve allargare il proprio orizzonte ai problemi posti dallo sviluppo della scienza e della tecnologia, a quelli indotti nel settore dell’economia e della finanza dall’estendersi della globalizzazione, alle nuove regole per il governo delle organizzazioni internazionali, agli interrogativi sorti dallo sviluppo crescente e rapido del mondo della comunicazione, per elaborare un modello di democrazia autentico e completo.

6 I cattolici sono perciò invitati non soltanto a impegnarsi per rendere viva e dinamica la società civile — con la promozione della famiglia, dell’associazionismo, del volontariato e così via —, opponendosi a indebiti limiti e condizionamenti frapposti dal potere politico o economico; essi devono anche riconsiderare l’importanza dell’impegno nei ruoli pubblici e istituzionali, in quegli ambienti in cui si formano decisioni collettive significative e in quello della politica, intesa nel senso alto del termine, come oggi è auspicato da molti. Non si può infatti dimenticare che sono proprie della vocazione del fedele laico la conoscenza e la messa in pratica della dottrina sociale della Chiesa e, quindi, anche la partecipazione alla vita politica del Paese, secondo i metodi e gli strumenti del sistema democratico. Alcuni poi sono chiamati a uno speciale servizio alla comunità civile, assumendo direttamente ruoli istituzionali in campo politico.

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