Giovanni Paolo II, Cristianità n. 283-284 (1998)
Discorso ai partecipanti al II Incontro di Politici e Legislatori d’Europa organizzato dal Pontificio Consiglio per la Famiglia sul tema Diritti umani e diritti della famiglia, del 23-10-1998, n. 3, in L’Osservatore Romano, 24-10-1998. Traduzione dal francese e titolo redazionali.
La famiglia fondata sul matrimonio, non semplici società o unioni di fatto, al centro della società
Nel campo della vita sociale, la Chiesa rivolge grande attenzione alle istituzioni primordiali come la famiglia, cellula fondamentale della società, che può esistere solo nel rispetto dei princìpi. La famiglia rappresenta per ogni nazione e per tutta l’umanità un bene della massima importanza. Già nell’antichità, come mostrava Aristotele, era riconosciuta come l’istituzione sociale prima e fondamentale, anteriore e superiore allo Stato (cfr.Etica a Nicomaco, VII, 12,18), tale da contribuire efficacemente alla bontà della società stessa.
Importa quindi che quanti sono stati chiamati a guidare il destino delle nazioni riconoscano e consolidino l’istituzione matrimoniale; infatti, il matrimonio ha uno statuto giuridico specifico, che riconosce diritti e doveri da parte dei coniugi, l’uno di fronte all’altro e verso i figli, e il ruolo delle famiglie nella società, della quale garantiscono la continuità, è primordiale. La famiglia favorisce la socializzazione dei giovani e contribuisce a contenere i fenomeni di violenza, con la trasmissione dei valori, come pure attraverso l’esperienza della fraternità e della solidarietà che permette di realizzare ogni giorno. Nella ricerca di soluzioni legittime per la società moderna, essa non può essere messa sullo stesso piano di semplici società o unioni, e queste non possono beneficiare dei diritti particolari legati esclusivamente alla protezione dell’impegno coniugale e della famiglia, fondata sul matrimonio, come comunità di vita e d’amore stabile, frutto del dono totale e fedele dei coniugi, aperta alla vita. Dal punto di vista dei responsabili della società civile, importa che sappiano creare le condizioni necessarie alla natura specifica del matrimonio, alla sua stabilità e all’accoglienza del dono della vita. Infatti, pur rispettando la legittima libertà delle persone, rendere equivalenti al matrimonio, legalizzandole, altre forme di relazioni fra persone è una decisione grave che può solo portare pregiudizio all’istituzione coniugale e familiare. A lungo termine sarebbe dannoso che leggi, non più fondate sui princìpi della legge naturale ma sulla volontà arbitraria delle persone (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 1904), diano lo stesso statuto giuridico simile a diverse forme di vita comune, portando con sé numerose confusioni. Le riforme relative alla struttura familiare consistono dunque anzitutto in un rafforzamento del legame coniugale e in un sostegno sempre più forte alle strutture familiari, ricordando che i figli, che saranno domani i protagonisti della vita sociale, sono gli eredi dei valori ricevuti e della cura messa nella loro formazione spirituale, morale e umana.
Non si può mai subordinare la dignità della persona e della famiglia ai soli elementi politici o economici, oppure a semplici opinioni di eventuali gruppi di pressione, anche se sono importanti. L’esercizio del potere riposa sulla ricerca della verità oggettiva e sulla dimensione di servizio dell’uomo e della società, riconoscendo a ogni soggetto umano, anche il più povero e il più piccolo, la dignità trascendente e imprescrittibile della persona. Questo è il fondamento sul quale si devono elaborare le decisioni politiche e giuridiche indispensabili per l’avvenire della civiltà.
Giovanni Paolo II