Il Papa richiama la Patris corde, ma ripropone anche Amoris laetitia nel contesto dell’Anno di san Giuseppe
di Michele Brambilla
Come spiega Papa Francesco all’Angelus del 27 dicembre, «a pochi giorni dal Natale, la liturgia ci invita a fissare lo sguardo sulla Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe», modello di ogni famiglia umana, poiché «a Nazareth è germogliata la primavera della vita umana del Figlio di Dio, nel momento in cui Egli è stato concepito per opera dello Spirito Santo nel grembo verginale di Maria. Tra le mura ospitali della Casa di Nazareth si è svolta nella gioia l’infanzia di Gesù, circondato dalle premure materne di Maria e dalla cura di Giuseppe, nel quale Gesù ha potuto vedere la tenerezza di Dio (cfr Lett. apost. Patris corde, 2)».
Dice il Papa: «ad imitazione della Sacra Famiglia, siamo chiamati a riscoprire il valore educativo del nucleo familiare: esso richiede di essere fondato sull’amore che sempre rigenera i rapporti aprendo orizzonti di speranza. In famiglia si potrà sperimentare una comunione sincera quando essa è casa di preghiera, quando gli affetti sono seri, profondi e puri, quando il perdono prevale sulle discordie, quando l’asprezza quotidiana del vivere viene addolcita dalla tenerezza reciproca e dalla serena adesione alla volontà di Dio». «In questo modo», assicura il Pontefice, «la famiglia si apre alla gioia che Dio dona a tutti coloro che sanno dare con gioia. Al tempo stesso, trova l’energia spirituale di aprirsi all’esterno, agli altri, al servizio dei fratelli, alla collaborazione per la costruzione di un mondo sempre nuovo e migliore; capace, perciò, di farsi portatrice di stimoli positivi; la famiglia evangelizza con l’esempio di vita».
Possono capitare dei litigi, ma non bisogna arrendersi alla prima difficoltà. Il Santo Padre torna a riproporre tre parole ritenute il “cardine” di una vita familiare serena, «“permesso”, “grazie”, “scusa”». Ripete: «“permesso”, per non essere invadenti nella vita degli altri. “Permesso: posso fare qualcosa? Ti sembra che possa fare questo?”. “Permesso”. Sempre, non essere invadente. “Permesso”, la prima parola. “Grazie”: tanti aiuti, tanti servizi che ci facciamo in famiglia. Ringraziare sempre. La gratitudine è il sangue dell’anima nobile. “Grazie”. E poi, la più difficile da dire: “Scusa”. Perché noi sempre facciamo delle cose brutte e tante volte qualcuno si sente offeso di questo», ma raramente chiediamo perdono.
Sono raccomandazioni presenti anche nell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris laetitia, che nel 2021 compirà 5 anni. Lo stesso Pontefice ricorda che «all’esempio di evangelizzare con la famiglia ci chiama la festa di oggi, riproponendoci l’ideale dell’amore coniugale e familiare, così come è stato sottolineato nell’Esortazione apostolica Amoris laetitia, di cui ricorrerà il quinto anniversario di promulgazione il prossimo 19 marzo. E ci sarà un anno di riflessione sull’Amoris laetitia e sarà un’opportunità per approfondire i contenuti del documento [19 marzo 2021-giugno 2022]» proprio mentre si celebra l’Anno di san Giuseppe. Nell’ottica del Santo Padre, Amoris laetita e Patris corde si illuminano a vicenda: «fin d’ora invito tutti ad aderire alle iniziative che verranno promosse nel corso dell’Anno e che saranno coordinate dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita. Affidiamo alla Santa Famiglia di Nazareth, in particolare a San Giuseppe sposo e padre sollecito, questo cammino con le famiglie di tutto il mondo».
Lunedì, 28 dicembre 2020