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La fine del Pd – dalla padella nella brace!

19 Febbraio 2017 - Autore: Marco Invernizzi

Qualunque cosa succederà nel Partito democratico nei prossimi giorni, è al 1989 che bisogna guardare per capire. I partiti politici moderni, espressione delle ideologie che hanno insanguinato l’Europa e il mondo per due secoli, a partire dal 1789, sono finiti con la caduta del Muro di Berlino. Il primo ad accorgersene in Italia fu l’ultimo segretario del PCI, Achille Occhetto, che avviò la trasformazione del partito comunista più importante del mondo libero. L’iter del Pd che sta implodendo cominciò alla Bolognina, la sezione storica del Pci dove venne annunciata la resa dei comunisti italiani, sulla scia della perestrojka di Gorbaciov. Nell’attuale Pd confluirono poi i “cattolici democratici“, attraverso la Margherita, per realizzare il compromesso storico dentro un partito dopo che era fallito quello nel governo, negli anni Settanta. Ma i partiti moderni non avevano più ragione di esistere nell’epoca postmoderna, dove le ideologie erano scomparse senza essere riuscite a dominare il mondo.

Il mondo che esce dalla caduta del Muro non è migliore del precedente, è semplicemente passato dalla guerra civile fra ideologie diverse al dominio del relativismo, alla dittatura del pensiero unico, un pensiero tanto debole quanto violento. Una violenza sottile, che uccide non solo il corpo sociale, ma lo stesso strumento che la usa.

Per questo la sinistra, di cui il Pd è la massima espressione in Italia, muore. Perché ha ultimato il suo compito distruttivo. I “nuovi poveri” prodotti dalla globalizzazione non guardano più a sinistra perché si sono finalmente accorti che non basta proclamarsi paladini di una causa per servirla veramente. E così la sinistra si è orientata a operare per l’estensione dei cosiddetti “diritti civili”, cercando di creare consenso nella lotta contro la sacralità della vita, contro l’unicità del modello familiare. Ma l’”utero in affitto” non suscita entusiasmi popolari e non basta per tenere insieme un partito. Così, uno scout svelto e spregiudicato, ha preso in ostaggio un partito in grande difficoltà, proponendo soltanto se stesso come ideale da perseguire.

Nonostante il male che la sinistra ex comunista e i cattolici democratici hanno fatto all’Italia, non possiamo essere contenti di questa nuova implosione, anche se si fa fatica a reprimere un certo retrogusto. L’Italia è sempre più “disintermediata”, secondo il modello renziano, e questa non è necessariamente una buona notizia.

Rimangono i cocci sui quali dobbiamo chinarci, con umiltà e pazienza, per costruire nuovi ambienti nei quali sopravvivere alla dittatura del relativismo. Questi cocci siamo noi, singole persone e famiglie sopravvissute in un mondo che muore. Abbiamo cura di noi stessi e chiediamo al Signore la luce e la forza per costruire pezzi di un mondo migliore.

Marco Invernizzi

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