Di Michele Brambilla
Affacciandosi per l’Angelus domenicale il 22 dicembre, Papa Francesco spiega che «in questa quarta e ultima domenica di Avvento, il Vangelo (cfr Mt 1,18-24) ci guida verso il Natale attraverso l’esperienza di San Giuseppe», che può sembrare «una figura apparentemente di secondo piano, ma nel cui atteggiamento è racchiusa tutta la sapienza cristiana».
La grandezza di san Giuseppe si rivela pienamente quando si comprende che era, prosegue il Pontefice, «uno che non predica, non parla, ma cerca di fare la volontà di Dio; e la compie nello stile del Vangelo e delle Beatitudini. Pensiamo: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” (Mt 5,3). E Giuseppe è povero perché vive dell’essenziale, lavora, vive del lavoro; è la povertà tipica di coloro che sono consapevoli di dipendere in tutto da Dio e in Lui ripongono ogni loro fiducia».
Tuttavia «il racconto evangelico di oggi presenta una situazione umanamente imbarazzate e contrastante. Giuseppe e Maria sono promessi sposi; non abitano ancora insieme, ma lei è in attesa di un bambino per opera di Dio. Giuseppe, di fronte a questa sorpresa, naturalmente resta turbato», come comprensibile. In caso di adulterio nel corso del fidanzamento la legge ebraica prevedeva il ripudio e la lapidazione della donna: Giuseppe, pertanto, stabilì di non ripudiare la Madonna pubblicamente. «Egli ha piena fiducia in Maria, che ha scelto come sua sposa. Non capisce ma cerca un’altra soluzione. Questa inspiegabile circostanza lo induce a mettere in discussione il loro legame; pertanto, con grande sofferenza, decide di distaccarsi da Maria senza creare scandalo».
Una successiva apparizione angelica conferma Giuseppe nel suo intento preservatore: «Anzi, il Signore gli apre una strada nuova, una strada di unione, di amore e di felicità e gli dice: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo” (Mt 1,20)».
L’uomo decide, allora, di mettersi completamente al servizio del progetto divino: «Proprio questa fiducia incrollabile in Dio gli ha permesso di accettare una situazione umanamente difficile e, in un certo senso, incomprensibile. Giuseppe capisce, nella fede, che il bambino generato nel grembo di Maria non è suo figlio, ma è il Figlio di Dio e lui, Giuseppe, ne sarà il custode assumendone pienamente la paternità terrena. L’esempio di questo uomo mite e saggio ci esorta», così, «ad alzare lo sguardo e spingerlo oltre. Si tratta di recuperare la logica sorprendente di Dio che, lontano da piccoli o grandi calcoli, è fatta di apertura verso orizzonti nuovi, verso Cristo e la sua Parola».
Queste considerazioni suscitano nell’animo del Santo Padre una preghiera accorata alla Sacra Famiglia di Nazareth: «La Vergine Maria e il suo casto sposo Giuseppe ci aiutino a metterci in ascolto di Gesù che viene, e che chiede di essere accolto nei nostri progetti e nelle nostre scelte».
Lunedì, 23 dicembre 2019