Da Avvenire del 12/01/2021
Come previsto, Pechino ha reagito alla decisione di Washington di eliminare ogni limitazione ai rapporti tra i propri funzionari e Taiwan. La risposta alla comunicazione di sabato del segretario di Stato Mike Pompeo è arrivata ieri dal portavoce del ministero degli Esteri cinese, Zhao Lijian: «Non permetteremo a alcuna persona o forza di fermare il processo di riunificazione – ha affermato Zhao –. Qualunque azione che danneggi gli interessi fondamentali della Cina sarà affrontata con un contrattacco deciso e non avrà successo».
Per la leadership cinese la «riunificazione » del Paese, con il ritorno della «provincia ribelle» di Taiwan sotto il controllo del Continente, resta un obiettivo cruciale. Lo status di Taiwan, dove si rifugiarono le truppe nazionaliste in fuga dall’avanzata dei comuni- sti cinesi nel 1949, continua, dunque, ad essere un elemento di attrito di primo piano tra le due potenze mondiali. Come tanti altri, anche gli Stati Uniti hanno rinunciato a rapporti diplomatici formali con Taiwan nel 1979, quando hanno deciso di riconoscere la Cina. Da allora, però, gli Usa mantenuto, però, relazioni commerciali, economiche e culturali. Non solo. Gli americani – pur lasciando cadere il primo gennaio 1980 l’impegno a un intervento diretto in caso di attacco dalla Cina continentale – hanno garantito anche un sostegno militare all’autonomia dell’isola. Rafforzato dal recente «via libera» al rinnovamento del suo potenziale aereo e navale. Provvedimenti accompagnati da una intensificazione dei transiti e dei sorvoli di mezzi statunitensi nelle acque e nei cieli dello Stretto di Formosa, un chiaro segnale di opposizione alle pressioni militari cinesi. Ad irritare ulteriormente la Cina, il viaggio dell’ambasciatore Usa all’Onu, Kelly Craft, a Taipei, domani. Una scelta dal forte valore simbolico, perché l’isola non è membro delle Nazioni Unite e l’incursione di Craft punta a favorirne la partecipazione internazionale. La nuova escalation anti-Pechino operata dall’amministrazione uscente di Donald Trump rischia di complicare le mosse del nuovo inquilino, Joe Biden. Quest’ultimo ha detto più volte di voler affrontare la questione civile in modo negoziato, senza pericolose fughe in avanti.
Foto da rainews.it