«Saremo sempre polvere ma, come dice un inno liturgico, polvere innamorata»
di Michele Brambilla
Nel pomeriggio del 17 febbraio Papa Francesco celebra in Vaticano la Messa del Mercoledì delle Ceneri, che segna l’ingresso nella Quaresima. Come dice lo stesso Santo Padre nell’omelia, «iniziamo il cammino della Quaresima. Esso si apre con le parole del profeta Gioele, che indicano la direzione da seguire. C’è un invito che nasce dal cuore di Dio, che con le braccia spalancate e gli occhi pieni di nostalgia ci supplica: “Ritornate a me con tutto il cuore” (Gl 2,12)».
«La Quaresima», prosegue il Pontefice, «è un viaggio di ritorno a Dio. Quante volte, indaffarati o indifferenti, gli abbiamo detto: “Signore, verrò da Te dopo, aspetta… Oggi non posso, ma domani comincerò a pregare e a fare qualcosa per gli altri”. E così un giorno dopo l’altro. Ora Dio fa appello al nostro cuore», affinché si decida per Lui.
Il viaggio della Quaresima è una redditio, ma è anche un exodus: «sono quaranta giorni che ricordano i quarant’anni in cui il popolo di Dio viaggiò nel deserto per tornare alla terra di origine. Ma quanto fu difficile lasciare l’Egitto! È stato più difficile lasciare l’Egitto del cuore del popolo di Dio, quell’Egitto che portavano sempre dentro, che lasciare la terra d’Egitto… È molto difficile lasciare l’Egitto», metafora di tutti i peccati che ci avvincono con le loro seduzioni. «Sempre, durante il cammino, c’era la tentazione di rimpiangerne le cipolle, di tornare indietro, di legarsi ai ricordi del passato, a qualche idolo. Anche per noi è così: il viaggio di ritorno a Dio è ostacolato dai nostri malsani attaccamenti, è trattenuto dai lacci seducenti dei vizi, dalle false sicurezze dei soldi e dell’apparire, dal lamento vittimista che paralizza».
Per muoverci verso Dio occorre mettere a fuoco il volto misericordioso del Padre. «Guardiamo al figlio prodigo e capiamo che pure per noi è tempo di ritornare al Padre. Come quel figlio, anche noi abbiamo dimenticato il profumo di casa, abbiamo dilapidato beni preziosi per cose da poco e siamo rimasti con le mani vuote e il cuore scontento», ma il Padre ci attende ancora sulla soglia di casa, con le braccia spalancate.
Quella che nasce è una vera e propria dinamica trinitaria, che coinvolge anche il Figlio e lo Spirito Santo. Prendendo spunto dal lebbroso che in Lc 17,12-19 torna a ringraziare il Messia, il Papa ricorda che «ci serve la guarigione di Gesù, serve mettergli davanti le nostre ferite e dirgli: “Gesù, sono qui davanti a Te, con il mio peccato, con le mie miserie. Tu sei il medico, Tu puoi liberarmi. Guarisci il mio cuore”». Quanto allo Spirito, «la cenere sul capo ci ricorda che siamo polvere e in polvere torneremo. Ma su questa nostra polvere Dio ha soffiato il suo Spirito di vita. Allora non possiamo vivere inseguendo la polvere, andando dietro a cose che oggi ci sono e domani svaniscono», ma dobbiamo cercare la Fiamma che illumina davvero la nostra anima. Solo così «saremo sempre polvere ma, come dice un inno liturgico, polvere innamorata. Ritorniamo a pregare lo Spirito Santo, riscopriamo il fuoco della lode, che brucia le ceneri del lamento e della rassegnazione».
A proposito delle ceneri: «oggi abbassiamo il capo per ricevere le ceneri. Finita la Quaresima ci abbasseremo ancora di più per lavare i piedi dei fratelli», come accade il Giovedì Santo. «La Quaresima è una discesa umile dentro di noi e verso gli altri. È capire che la salvezza non è una scalata per la gloria, ma un abbassamento per amore. È farci piccoli» per diventare davvero grandi.
Giovedì, 18 febbraio 2021