Un recente articolo di Antonio Polito sul Corriere della Sera sostiene che la “Questione verde”, cioè l’ambientalismo, sia la nuova questione che divide in Occidente conservatori e progressisti, destra e sinistra, dopo che la “Questione democratica” e quella “sociale” divisero i popoli rispettivamente nell’Ottocento e nel Novecento
di Marco Invernizzi
È raro trovare articoli di “quadro” e di spessore nei giornali di questi tempi, pertanto credo valga la pena leggere e riflettere su quanto scrive Polito, anche a prescindere dalla condivisione delle sue conclusioni.
Comincio dal contesto storico. La Questione democratica non consiste, come si vorrebbe fare credere, in una divisione fra democratici e antidemocratici, ma rispecchia quanto avvenne durante la Rivoluzione francese con il regicidio, cosi espresso da uno dei capi rivoluzionari, Saint-Just (Louis Antoine de, 1767-1794) con la celebre frase «quest’uomo deve regnare o morire». In pratica, la Rivoluzione voleva eliminare il padre del popolo, cioè il fondamento del principio d’autorità. La democrazia, nel senso della maggiore partecipazione popolare possibile all’esercizio del potere, non era il problema.
Analogamente la Questione sociale, scoppiata in seguito alla proletarizzazione delle masse col passaggio da una società contadina a una industriale: i socialisti (e fra essi i seguaci di Marx) sfruttarono la condizione degli operai per proporre la Rivoluzione attraverso la lotta di classe. Anche qui il miglioramento della condizione operaia c’entrava poco, lo scopo era la conquista del potere in nome della classe operaia.
Secondo Polito, dopo la Questione democratica e quella sociale, oggi sarebbe la Questione verde a dividere le persone in due partiti contrapposti. In realtà, prima della Questione verde c’è stata quella antropologica, cominciata negli anni ‘50 del secolo scorso, esplosa nel 1968 e culminata nella diffusione dell’ideologia gender dopo il 1989. Oggi questa fase sembra essere meno centrale e sarebbe stata sostituita, appunto, dalla diffusione dell’ideologia ambientalista. Quest’ultima vorrebbe una radicale trasformazione della società industriale, che ha garantito tanto benessere all’Occidente, in favore della salvaguardia della natura non contaminata dalle attività umane. Come spiega Polito, questa ideologia penalizza i lavoratori che hanno a che fare con le realtà concrete, i contadini, i trasportatori, e avvantaggia i lavoratori digitali, che non vengono colpiti dalla Rivoluzione green.
Il luogo dove si è materializzato lo scontro fra conservatori e progressisti è stato pochi giorni fa il Parlamento europeo, dove era stata presentata una proposta di legge dal singolare titolo «Ripristino della natura». Di fronte alla proposta la maggioranza di centro-sinistra che governa il Parlamento, composta da popolari e socialisti, si è spaccata e quasi tutti i popolari hanno votato con le destre contro il progetto di legge. Non è bastato, perché la legge è stata approvata, seppure per pochi voti, ma è stato dato un segnale in vista delle prossime elezioni europee, che si terranno in giugno 2024, dalle quali potrebbe uscire una maggioranza di centro-destra.
Il tema della Rivoluzione ambientalista è importante. Cercheranno di fare apparire gli avversari di questa ideologia come dei nemici dell’ambiente, come egoisti sostenitori del carbone, del nucleare, delle auto che inquinano, come nell’Ottocento hanno fatto passare chi si opponeva alla Rivoluzione francese come un nemico della libertà e, un secolo dopo, chi era anticomunista come un nemico degli operai. Che ci sia un problema di degrado ambientale dopo la Rivoluzione industriale è fuori di dubbio, il problema è come gestirlo senza incolpare l’uomo di “dominare la terra” e senza determinare una crisi sociale che metta in discussione il progresso materiale che c’è stato negli ultimi secoli.
La dottrina sociale della Chiesa ha sempre affrontato con equilibrio il problema ambientale, con diversi documenti pontifici, dal Compendio della dottrina sociale della Chiesa, che gli dedica un capitolo intitolato «Salvaguardare l’ambiente» all’enciclica Laudato sì di Papa Francesco sulla cura della casa comune (2015). La soluzione cattolica della crisi ambientale probabilmente ripeterà l’iter della Rerum novarum nel 1891, quando il Magistero intervenne ricordando che la Questione operaia o sociale non poteva essere lasciata alla carità dei singoli, ma necessitava l’intervento dello Stato. Anche allora ci fu un iniziale smarrimento da parte di ambienti cattolici che temevano l’intervento dello Stato, ma poi, sulla distanza, le ragioni del Magistero apparvero profetiche e prudenti.
Analogamente bisognerà fare oggi, opponendoci alla demagogia così come al rigidismo sterile che non vuole affrontare la realtà. Bisogna tenere conto che chi vuole negare il disegno divino della Creazione cerca di sfruttare tutte le contraddizioni per mettere in discussione il primato dell’uomo nella Creazione, ma contemporaneamente tenere presente che le contraddizioni esistono e vanno affrontate.
E bisogna avere fiducia nella Chiesa e nel suo Magistero, rileggendone la storia. Non sempre le soluzioni proposte dal Magistero soddisfano il desiderio o le aspettative di tutti, ma sempre sono animate da un’unica volontà, la salus animarum, per cui la Chiesa è stata fondata da Cristo e continua a operare nella storia.
Lunedì, 17 luglio 2023