di Silvia Scaranari
Il cristiano è tale se crede che Cristo morto in croce è resuscitato la mattina di Pasqua, portando porta questo annuncio al mondo. Il cristiano è quindi un annunciatore di speranza, un missionario perché ‒ ricorda Papa Francesco all’udienza di mercoledì 4 ottobre ‒ «se i Vangeli si fermassero alla sepoltura di Gesù, la storia di questo profeta andrebbe ad aggiungersi alle tante biografie di personaggi eroici che hanno speso la vita per un ideale. Il Vangelo sarebbe allora un libro edificante, anche consolatorio, ma non sarebbe un annuncio di speranza».
Al contrario, il Vangelo è un annuncio di speranza, speranza di una vita nuova che è già in Cristo, ma di cui Cristo non è geloso possessore. Cristo ci rende infatti parte della Sua vita nuova, ci chiama a essere anche noi uomini e donne nuovi, la «risurrezione di Gesù ci trasforma con la forza dello Spirito Santo. Gesù è vivo, è vivo fra noi, è vivente e ha quella forza di trasformare».
Cristo non vuole persone capaci solo di raccontarne la vita: ha bisogno di persone che sappiano imitarne la vita, che sappiano testimoniare l’amore anche quando l’amore «[…] pare aver smarrito le sue ragioni» e gli uomini vivono «[…] accompagnati da una presenza che qualcuno non riesce nemmeno ad intuire». Abbiamo in noi la gioia di Gesù e grazie a Lui siamo sicuri che «[…] nessun male è infinito, nessuna notte è senza termine, nessun uomo è definitivamente sbagliato, nessun odio è invincibile dall’amore».
Portare il cielo nel cuore non sempre è facile. Il Santo Padre ricorda oggi tanti cristiani che pur nelle persecuzioni non sono fuggiti, ma hanno continuato a testimoniare la speranza, hanno offerto la loro vita per questa testimonianza e lo hanno fatto perché «questi sono veri cristiani! Questi portano il cielo nel cuore, guardano oltre, sempre oltre. Chi ha avuto la grazia di abbracciare la risurrezione di Gesù può ancora sperare nell’insperato».
Il Santo Padre sottolinea infine che «[…] chi ha Cristo al proprio fianco davvero non teme più nulla. E per questo i cristiani, i veri cristiani, non sono mai uomini facili e accomodanti. La loro mitezza non va confusa con un senso di insicurezza e di remissività. San Paolo sprona Timoteo a soffrire per il vangelo, e dice così: “Dio non ci ha dato uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza” (2 Tm 1,7). Caduti, si rialzano sempre». Ne è esempio stupendo san Francesco d’Assisi (1181/1182-1226), «grande missionario di speranza», la cui festa liturgica cade proprio il 4 ottobre, all’inizio di un mese tradizionalmente dedicato alle missioni.