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La ricerca di Dio tra le vette: i santi e la montagna

21 Giugno 2025 - Autore: Susanna Manzin

L’ascesi, la passione, la vetta. Quando cerchi l’intimità con Dio nel silenzio e la solitudine della montagna.

di Susanna Manzin

La storia della Chiesa ci presenta diverse figure di santi appassionati di montagna che hanno coltivato la loro spiritualità anche attraverso la ricerca di un’intimità con Dio favorita dal silenzio e dalla solitudine che nella montagna trovano un habitat naturale molto adatto alla contemplazione e all’incontro con il Signore. L’ascesi faticosa verso le vette più alte si presta a simboleggiare il cammino verso la purificazione, il pellegrinaggio umano che attraverso la fatica conduce alla meta celeste. Mi soffermo brevemente su tre figure di santi del secolo scorso che hanno dimostrato un forte legame spirituale con la montagna: il beato, e quasi santo, Pier Giorgio Frassati, San Giovanni Paolo II e Santa Gianna Beretta Molla.

Pier Giorgio Frassati (1901 – 1925) è un ragazzo molto sportivo e amante dell’alpinismo. Compie escursioni e scalate impegnative nel Biellese, in Val d’Ayas e nelle Valli di Lanzo, dove oggi ci sono sentieri e percorsi a lui dedicati. A soli 10 anni conquista, insieme a suo padre, la Punta Castore del Monte Rosa, a 4226 metri. Per lui la salita è simbolo dell’ascesi spirituale, come scriveva nella lettera ad un amico: “Ogni giorno che passa mi innamoro sempre più della montagna; il suo fascino mi attira. Io capisco questo desiderio di sole, di salire su, in alto, di andare a trovare Dio in vetta. Oh, come le opere di Dio sono grandi e meravigliose! Vorrei passare intere giornate sui monti a contemplare in quell’aria pura la Grandezza del Creatore.” Molto spesso Pier Giorgio assume in prima persona l’onere dell’organizzazione delle escursioni, fa la spola su e giù dai picchi per dare una mano agli amici in difficoltà e per questo viene soprannominato “il mulo di montagna”. Arrivati al rifugio, partecipa all’allegria collettiva con spensieratezza, ma quando tutti vanno a dormire chi è più vicino a lui nota che nel silenzio della notte recita il rosario.  Il 7 giugno 1925 compie la sua ultima gita (morirà meno di un mese dopo, il 4 luglio) durante la quale un amico scatta una foto che ritrae Frassati in un impegnativo tratto di parete. Pier Giorgio scrive a mano sul retro di quella foto: “verso l’alto”: quasi un motto, uno stile di vita, che sintetizza la sua breve esistenza terrena.

È ben nota la passione di San Giovanni Paolo II (1920 – 2005) per la montagna. Da giovane effettua molte escursioni sui Monti Tatra e nei Carpazi: nella sua Polonia che subisce prima l’occupazione nazista e poi il regime comunista, quelle gite a contatto con la natura sono per lui un’occasione per ritemprare il fisico e arricchire lo spirito nel contatto con la bellezza del creato. Per questo motivo anche da sacerdote e vescovo organizza molte escursioni, in forma clandestina, con i ragazzi e le giovani coppie di sposi che si affidano alla sua formazione, celebrando la Messa all’aperto, cogliendo questi momenti di svago e di amicizia per perfezionare l’opera di formazione umana e spirituale, nella pace e nel silenzio della natura incontaminata. Uno di loro scrive: «Durante le escursioni viviamo in pienezza. Esse ci aiutano a guardare i nostri problemi da una diversa prospettiva». Il regime comunista vieta ai sacerdoti di dare vita a queste iniziative, viste come potenziali occasioni di proselitismo religioso, ma nonostante il pericolo nessuno rinuncia alle escursioni, e così don Karol in pubblico viene chiamato “zio” per non destare sospetti. Davanti al fuoco, la sera, si discute di dottrina e di cultura, poi il giovane sacerdote polacco si ritira a pregare da solo. «La montagna è come un altro altare», dice una volta a un compagno di camminata. Anche durante il suo pontificato non abbandona la frequentazione della montagna, soggiornando durante l’estate in Valle d’Aosta, nel Cadore e in Trentino, sciando e passeggiando nei boschi o sul ghiacciaio. Nel 1987, come racconta George Weigel nella biografia “Testimone di speranza” (Mondadori, 2001): «Il Papa, allora sessantasettenne, parte per una vacanza sportiva di sei giorni, che trascorre camminando in montagna, sulle Dolomiti, salutando con il suo bastone gitanti sbalorditi e pernottando a Lorenzago di Cadore in una piccola casetta di proprietà della Diocesi di Treviso.» Sale fino a quota 2694 m., sulla sommità del Peralba, sfiancando la scorta. Per dieci volte, a partire dal 1989 al 2004, Giovanni Paolo II sceglie per il suo periodo di riposo estivo la Valle d’Aosta nel piccolo paesino di Les Combes. La cappella dove il Santo Padre andava a pregare è stata eretta a Santuario Giovanni Paolo II e un museo raccoglie fotografie, documenti e oggetti utilizzati durante le sue vacanze valdostane.

Concludo questa breve carrellata con Santa Gianna Beretta Molla (1922 – 1962), amante della montagna, dell’escursionismo anche molto impegnativo e dello sci. Su alcune alte vette alpine sono state poste delle targhe che ricordano le sue ascensioni. Analogamente a don Karol, Gianna compie la scelta formativa e pastorale di organizzare con le giovanissime dell’Azione Cattolica dei soggiorni durante i quali la preghiera e la formazione si alternano a passeggiate sui monti, che favoriscono la creazione di un’atmosfera gioiosa e consentono di entrare in profonda confidenza con le ragazze che le sono state affidate. Anche per lei la montagna rappresenta un simbolo di ascensione spirituale e la vacanza è sempre scandita dalla preghiera e dalla Messa quotidiana. Nel marzo 1955, durante un soggiorno a Sestrière, pochi mesi prima del matrimonio, scrive al fidanzato Pietro Molla: «Mi alzo al Mattino alle 8 perché alle 8 e ½ c’è la Santa Messa. Credi, non ho mai gustato tanto la S. Messa e la S. Comunione come in questi giorni. Dopo colazione, partiamo subito con i nostri sci e giù … per le piste. […] È meraviglioso. Quando si è in alto in alto, con un cielo sereno, la neve bianchissima, come si gode e si loda Iddio. Mi sento così felice, quando sono a contatto con la natura così bella, che passerei delle ore in sua contemplazione.»

Questi santi nostri contemporanei sono accomunati dalla gioia di vivere, da uno schietto e sano godimento delle bellezze del creato ed è significativo che tutti abbiano coltivato la passione per la montagna, alla ricerca di quella pace interiore che solo la solitudine e il silenzio delle vette possono offrire. Ecco una delle declinazioni della Via Pulchritudinis: la capacità di passare dalla contemplazione delle bellezze della natura verso una spiritualità autentica e profonda, l’elevazione degli occhi e del cuore che facilita l’incontro con il Creatore.

Sabato, 21giugno 2025

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