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La sconfitta inesistente

7 Ottobre 2011 - Autore: Alleanza Cattolica

[Riproduzione di parte dell’edizione originale cartacea, che può essere chiesta all’IDIS].


IDIS — Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale

 

risultati del Polo delle Libertà e del Buon Governo nelle elezioni del 23 aprile 1995 alla luce della serie di dati a partire dal 27 marzo 1994 commentati e illustrati in tabelle nazionali, d’area, regionali e provinciali, e con grafici  

 

a cura di Giovanni Cantoni e Attilio Tamburrini

 

Quaderno 1
agosto 1995

Via del Teatro Valle 51 — I-00186 Roma
tel./fax 0039-6-68.76.738
Internet: http://users.iol.it/idis/ — e-mail: idis@iol.it

 

La ricerca, conclusa nel mese di agosto del 1995, viene pubblicata nel marzo del 1996 in forma utilizzabile per più lettori, a fronte della scadenza elettorale del 21 aprile 1996.

Pubblicazione extracommerciale, finita di stampare nel mese di marzo del 1996 da Sinergie s.r.l., Via Monferrato 62, I-20098 San Giuliano Milanese, Sesto Ulteriano — Zona Industriale (Milano), tel. 02-98.28.18.40/5.


Una “sconfitta inesistente”: considerazioni sui risultati del Polo delle Libertà e del Buon Governo nelle elezioni del 23 aprile 1995

 

Premesse

1. I dati elaborati sono quelli forniti dal Ministero dell’Interno. Direzione Centrale per i Servizi Elettorali.

 

2. Le percentuali sono sempre calcolate sulla base degli “elettori”, gli aventi diritto al voto, e non dei “votanti”, quanti hanno esercitato questo diritto: si tratta del voto “integrale”, che permette una riflessione non solo sui risultati elettorali in senso stretto e sulle loro conseguenze politiche, ma anche sulla condizione dell’intero corpo sociale relativamente a un aspetto rilevante del suo modo di rapportarsi alla vita politica.

Merita di essere notato che i dati forniti e organizzati sono dati reali completi, quindi non sono esito di proiezioni che, per quanto ben costruite, sono fondate obbligatoriamente su campioni, non sull’esame del corpo sociale nel suo insieme. Si tratta perciò di un dato particolarmente affidabile: infatti, per quanto storico, cioè passato, configura una serie recente con potenzialità vigenti tali da poter essere contraddette sostanzialmente soltanto da avvenimenti traumatici, da autentici “terremoti” elettorali, quali non avvengono consuetamente.

 

3. La voce “rifiuto” raccoglie quanti a. non sono andati a votare, b. hanno deposto nell’urna la scheda bianca o c. hanno espresso un voto nullo, volontariamente o per errore.

 

4. L’oggetto dell’esame, quindi nello stesso tempo il terminus ad quem e il modello, è costituito dalla tornata elettorale amministrativa del 23 aprile 1995, che ha interessato completamente o ampiamente Italia Settentrionale, Centrale e Meridionale, e tanto parzialmente l’Italia Insulare da rendere le consultazioni che vi si sono svolte in questa data assolutamente non significative. Inoltre, la serie di dati presi in esame per analizzare tale tornata parte dai risultati della consultazione elettorale politica del 27 marzo 1994, unico terminus a quo possibile per confronti ad adeguato tasso di omogeneità. Infatti, il quadro politico oggi vigente data da allora, mentre il quadro precedente conosceva soggetti politici rilevanti oggi scomparsi in seguito al terremoto elettorale verificatosi dopo Tangentopoli e dopo la fine della Democrazia Cristiana, che ha trascinato con sé tutte le forze politiche a essa legate per decenni nel governo della Repubblica Italiana. A questi mutamenti vanno affiancate, anche se diverse ma certamente tutt’altro che irrilevanti, le trasformazioni indotte nel quadro politico italiano dagli avvenimenti verificatisi oltre la Cortina di Ferro a partire dal 1989, con la trasformazione del Partito Comunista Italiano in Partito Democratico della Sinistra e la sua articolazione anche in Partito della Rifondazione Comunista.

 

5. L’accorpamento dei poli di centro-destra e di centro-sinistra è stato fatto escludendo dall’aggregazione di centro-destra i Riformatori di Marco Pannella in ragione della loro profonda eterogeneità progettuale rispetto alle altre componenti del Polo delle Libertà e del Buon Governo.

 

6. Quanto alla valutazione dei dati relativi all’assenteismo nell’Italia Meridionale, è bene tener presente questa notazione del professor Ornello Vitali: “È constatazione comune che ai censimenti si osservi sempre un divario maggiore tra popolazione residente anagrafica e quella censita nel caso del Mezzogiorno rispetto alle differenze riscontrate nelle due restanti ripartizioni”, a proposito del quale divario “[…] dovrebbe aprirsi un ampio discorso critico sui risultati degli ultimi due o tre censimenti per quanto riguarda la popolazione residente (e non soltanto per essa)”. In mancanza di tale discorso critico — prosegue il docente della LUISS, la Libera Università Internazionale degli Studi Sociali, di Roma — “[…] i dati statistici relativi alla popolazione residente permangono nella costellazione della confusione, delle contraddizioni e delle ambiguità”; comunque, inficiano gravemente ogni considerazione sul comportamento del corpo sociale meridionale e sulla consistenza reale della sua disaffezione civica, oggetto di una retorica di cui lo stesso professor Ornello Vitali mette in seria crisi il fondamento notando pure che “[…] — stando almeno a quanto autorevolmente affermato da più parti — è proprio nella ripartizione meridionale […] che è più sviluppato il voto clientelare e quello di scambio; ed è ancora nel Mezzogiorno che vi sono organismi, anche non legali, capaci di “orientare”, almeno così si sostiene, il voto. Se le precedenti considerazioni hanno un qualche fondamento, si potrebbe trarre la conclusione che la partecipazione alle elezioni dei meridionali non dovrebbe risultare tanto più bassa di quella che si registra nelle restanti zone del Paese. Poiché le realtà elettorali smentiscono tale affermazione, conviene avanzare, non dico spiegazioni, ma osservazioni di tipo diverso che possano giustificare in qualche modo la più scarsa affluenza alle urne”.

 

Considerazioni

1. L’esame della serie dei dati elettorali a partire dal 27 marzo 1994 permette di identificare un blocco elettorale non effimero, che si è costituito motu proprio dopo i citati avvenimenti politici sulla base di un evidente blocco sociale connotato da un preciso background storico e culturale, da una sorta di fiume carsico certamente meritevole di un’accurata indagine. Tale blocco elettorale è caratterizzato da una crescita continua in termini di valori assoluti e da una sostanziale costanza in termini di percentuali, correttamente utilizzate a rappresentare parti di un insieme omogeneo e non inopportunamente estrapolate.

 

2. Tale blocco elettorale non mostra solamente costante incremento, pur in tempi di grande accelerazione storica e senza un’adeguata organizzazione sul territorio della coalizione politica cui fa riferimento, ma prova anche vitalità, manifestata dal suo crescere e dal suo decrescere a fronte di appelli di diversa qualità.

Così, in occasione della tornata elettorale del 23 aprile 1995, ha raggiunto quella che a tutt’oggi è la sua massima espansione, migliorando gli stessi risultati del 12 giugno 1994, segni questi ultimi di una sua particolare sensibilità ai “grandi richiami”, interpretabili sia come “nostalgia di ideologie”, sia — piuttosto — come “nostalgia di ideali”. Per contro, il suo punto di massima contrazione è stato raggiunto in occasione della contemporanea consultazione per l’elezione dei consigli provinciali, in cui probabilmente ha più risentito di condizionamenti clientelari.

Di analoga vitalità — mutatis mutandis e prescindendo anche dalle concrete scelte operate — è prova l’esito della consultazione referendaria dell’11 giugno 1995, affrontata con straordinaria articolazione dal corpo elettorale, confuso piuttosto che illuminato dai mass media. Questo esito permette anche di avanzare l’ipotesi che siano stati errori puramente tecnici quelli cui il corpo elettorale è stato indotto dalla macchinosità del sistema elettorale per l’elezione dei consiglieri regionali, dal momento che lo stesso corpo elettorale ha saputo evitare con notevole bravura le difficoltà concettuali della consultazione referendaria, che non si è appiattita su una serie negativa o positiva.

 

3. Tale blocco elettorale non è frutto di un’operazione massmediatica. Infatti, il sistema massmediatico ha per certo una straordinaria importanza nella formazione della mentalità, svolgendo un’opera formalmente propagandistica, in sostanza pedagogica, di lungo periodo, mentre ha un’efficacia assolutamente non paragonabile nel breve periodo: in altri termini, costruisce abitudini, mentali e non, ma non dà efficacemente ordini. Comunque, anche l’influenza di lungo periodo sembra trovare evidente contrasto in influenze carsiche, in alvei sotterranei, nonché nella natura umana.

Siccome è materialmente impossibile costruire abitudini per rapporto a soggetti politici assolutamente nuovi, qual è certamente almeno Forza Italia, il risultato elettorale del 27 marzo 1994 — con le sue sostanziali reiterazioni — rivela l’esistenza di un blocco sociale che si è qualificato attraverso il sostegno elettorale al polo di centro-destra, ma non è stato costruito né da un’opera pluriennale del centro-destra — di fatto un soggetto politico neo-nato — né, tanto meno, dalla sua inesistente cultura massmediatica. Il tutto — con ogni evidenza — non toglie nulla al merito della realtà politica poi confluita in Alleanza Nazionale, che però consiste principalmente nell’avere continuato a vivere nelle condizioni di emarginazione e di difficoltà ben note.

Inoltre, tale blocco elettorale ha “superato” felicemente e sostanzialmente la prova della par condicio, la cui applicazione avrebbe dovuto provarne in modo inequivoco la natura effimera e massmediatica, e ha invece provato precisamente il contrario.

 

4. Di fronte all’esito, in termini di potere acquisito, delle tornate elettorali amministrative — regionali e provinciali — del 23 aprile 1995 e del ballottaggio del 7 maggio, non manca chi ha affermato e continua pervicacemente ad affermare — nell’area del polo di centro-destra e sulla base di una conoscenza inadeguata dei risultati elettorali — che l’elettore avrebbe votato a sinistra perché dalla coalizione di centro-destra non gli sono state fatte proposte concrete.

La tesi è infondata anzitutto per rapporto ai dati, come già sottolineato, poi perché — siccome, grazie al modo con cui è stata realizzata la par condicio, a nessuno sono state date informazioni adeguate e fatte proposte, né concrete né astratte — l’elettore ha comunque votato sulla base della sua “ispirazione” piuttosto che su quella delle sollecitazioni in qualche modo ricevute.

 

5. Di fronte all’esito del ballottaggio del 7 maggio 1995 per le elezioni dei presidenti delle province si è detto — e si continua pervicacemente a ripetere sempre nell’area del polo di centro-destra — che l’elettore di centro-destra è “andato al mare”. Di nuovo, la tesi è infondata perché l’esame dei risultati permette di affermare che:

  • o l’elettore di centro-destra — mantenendosi all’interno della stessa metafora — “abita al mare”, cioè si tratta di un elettore di centro-destra potenziale, di cui si ipotizzava l’orientamento elettorale oppure si desiderava semplicemente che divenisse un elettore di centro-destra attuale, immaginando in modo irrealistico che ogni tornata elettorale costituisca un terremoto elettorale;
  • oppure si attribuisce il comportamento dell’elettorato di qualche area — per quanto importante, come, per esempio, quelle di Roma o di Napoli — a tutto l’elettorato di centro-destra, trascurando zone non meno importanti e con espressioni di voto non meno significative;
  • comunque, così facendo si scopre che ben più spesso è andato al mare l’elettore di sinistra oppure che — e questo ha ancora maggiore rilievo — di fronte al ballottaggio si è verificato in modo perfettamente rilevabile il contrario di quanto ha sostenuto la propaganda pidiessina, soprattutto nella persona dell’on. Massimo D’Alema: infatti, spesso e significativamente, i voti fuori dal Polo delle Libertà e del Buon Governo non si sono assolutamente sommati;

fra le ipotesi, si vuole escludere che qualcuno chiami sconfitta l’insuccesso della componente del Polo delle Libertà e del Buon Governo di cui fa parte, così rivelando di continuare a vivere in atmosfera proporzionalistica e di non aver inteso che vince o perde il Polo, non una sua componente.

 

6. A questo punto merita di essere formulato e di trovare risposta — nelle sue grandi linee — un quesito fondamentale:

  • se le affermazioni precedenti — (1) l’elettorato di centro-destra non è andato al mare; (2) non solo ha tenuto, ma è in crescita nonostante l’aggressione politica, finanziaria, giudiziaria e massmediatica cui è stata sottoposta direttamente la coalizione elettorale di centro-destra e indirettamente l’elettorato stesso; e (3) nonostante la par condicio — trovano fondamento nell’esame dei risultati elettorali,
  • come mai, con risultati elettorali continuamente migliori in termini di valori assoluti e, grosso modo, a parità di consistenza elettorale in termini di percentuale sui voti validi, la stessa coalizione di centro-destra ha ottenuto risultati così diversi, in termini di potere acquisito, in occasione delle elezioni politiche del 1994, delle europee del 1994, delle regionali del 1995, del 1° turno delle provinciali del 1995 e del 2° turno delle stessa tornata?

La ragione dei diversi risultati e dei mancati successi seriamente ipotizzabili — quindi escluse le fantasticherie elettorali — va ricercata

  • nei diversi sistemi elettorali e non nel comportamento instabile e inaffidabile dell’elettorato; e si deve ricordare l’ovvio, cioè che
  • i sistemi elettorali non sono frutto dell’opera dell’elettorato, ma degli eletti e dei politici.

 

Qualche conclusione

I dati esaminati e le considerazioni svolte suggeriscono ipotesi di ragionevole risposta a quella che pare essere l’alternativa dell’ora, ovvero il ricorso alle urne a breve o a lungo termine.

 

1. Quanto al ricorso alle urne a breve termine, esso verrebbe ottenuto forzosamente senza dover accettare il doppio turno, ma con il mantenimento della vigente legge elettorale: l’ipotesi è certamente rischiosa, ma il rischio pare ridotto in presenza di una legge elettorale a turno unico, con il dispositivo di salvataggio rappresentato dal residuo proporzionale e la fondata speranza nel trend positivo del sostegno offerto al centro-destra dal corpo elettorale nell’anno che va dal 27 marzo 1994 al 23 aprile 1995.

 

2. Quanto al rimando della consultazione elettorale, esso verrebbe ottenuto grazie all’accordo con la coalizione di centro-sinistra sul doppio turno. L’ipotesi trova sostenitori nelle diverse componenti del Polo delle Libertà e del Buon Governo con l’enunciazione del proposito, più o meno sincero e/o più o meno realistico, della riorganizzazione delle rispettive compagini politiche e della coalizione nel suo insieme.

Anche in questa ipotesi il rischio non manca ma, invece di “scommettere” sull’elettorato, di cui è verificato il trend positivo, si deve piuttosto scommettere sulla capacità di qualificazione o di riqualificazione di intere classi politiche: in altri termini, circa Forza Italia sulla sua “invenzione” come organizzazione piuttosto che sulla sua “scoperta” come elettorato; relativamente al Centro Cristiano Democratico e al Partito Popolare Italiano dell’on. Rocco Buttiglione sul rinnovamento di una classe politica che oggi sembra pensare in termini strategici, pare guardi avanti, cioè parla di elezioni in un futuro non prossimo, ma solamente perché questa strategia coincide, al momento e nel caso di specie, con la conferma del suo ruolo; quest’ultima considerazione vale anche, in una percentuale apprezzabile, a proposito di Alleanza Nazionale.

In questa ipotesi, poi, al rischio non calcolabile si accompagna con ogni evidenza, rebus sic stantibus, la certezza della sconfitta in caso di doppio turno, nonostante il trend positivo verificato: immaginare una diversa eventualità sarebbe soltanto segno che l’imprudente disattenzione ai risultati si affianca all’auspicio irragionevole e alla fervida immaginazione di “miracoli” elettorali, cioè di risultati decisamente “straordinari”. Inoltre, anche nell’ipotesi della realizzazione di un accanito lavoro organizzativo, da svolgere per altro sul mondo del rifiuto piuttosto che su quello del contrasto, quello costituito dagli avversari, non è seriamente immaginabile il superamento dell’intervallo oggi esistente fra centro-destra e centro-sinistra.

3. Quindi, l’alternativa pare essere fra il rischio calcolato e quello non calcolabile coniugato all’attesa irrazionale del “miracolo” elettorale.

Giovanni Cantoni

 


Indice

 

Una “sconfitta inesistente”: considerazioni sui risultati del Polo delle Libertà e del Buon Governo nelle elezioni del 23 aprile 1995

 

Dati [due files in formato Excel 97]

Riepilogo Zone Geografiche Centro-Destra/Centro-Sinistra

Riepilogo Zone Geografiche Centro-Destra/Centro-Sinistra con scorporo Lega Nord e Rifondazione Comunista

[…]

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