Il Natale si compirà pienamente quando, “ Egli verrà nella Gloria..”
di Mario Vitali
Dopo la preparazione alla venuta del Salvatore e dopo avere celebrato la Sua nascita, l’Avvento non è terminato, poiché si apre il tempo dell’attesa della Sua seconda venuta. La Chiesa partendo dal ricordo della nascita di Gesù ci rammenta la promessa del Suo ritorno, mantenendo questi due significati dell’Avvento: quello di preparazione al Natale e quello di attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi.
Il pittore pavese Antonio Martinotti (1908 1999) ha voluto rappresentare questa seconda attesa con il quadro intitolato “Cristo alla porta” (Fig. 2), titolo suggerito dai versetti del Libro dell’Apocalisse, “Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap. 3,20).
Una porta socchiusa, una mano, un volto di Cristo. Così descrive la scena del quadro Sr. Maria Gloria Riva nel suo libro “Nell’arte lo stupore di una Presenza” (Edizioni San Paolo): “Lo schiudersi della porta è una rivelazione, un’apocalisse, appunto. Ci viene rivelato un volto in cui c’è tutta la creazione del mondo, c’è il ricapitolarsi della storia con i suoi sigilli sciolti, ci sono i cieli e la terra nuova della promessa…. Al di qua della porta ci siamo noi, bruni di terra, come l’ombra che si indovina sull’uscio. Noi, chiamati a un banchetto, eppure così irrimediabilmente distratti; noi invitati alla comunione col mistero, eppure così ottusamente ripiegati sulle nostre certezze quotidiane.”
Dallo spiraglio della porta semiaperta entra una luce che rischiara un ambiente buio. Con suor Maria Gloria ci possiamo chieder chi ha aperto quello spiraglio, forse noi o forse gli invitati che ci hanno preceduti?
Gesù è alla porta ma non entra, si limita a guardare. La luce del quadro è tutta nello sguardo di Gesù, triste e profondo, uno sguardo di chi è in trepidante attesa che liberamente gli si apra quella porta che Egli ha dischiusa ma non ha spalancata.
La mano di Gesù si appoggia alla porta ma non forza per aprirla, Egli attende che sia la nostra libera decisione ad aprirla, come esortò a fare San Giovanni Paolo II il 22 aprile 1978 inaugurando il suo pontificato: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l’uomo. Solo lui lo sa!”.
Gli invitati al banchetto sono indaffarati e distratti al punto da non distinguere tra ciò che vale e ciò che è Illusorio, ma Lui rimane li, in attesa.
Questo rifiuto somiglia alla grande apostasia annunciata nelle Sacre Scritture che attraverso il tentativo di imporre la “cultura della morte” genera il grande rifiuto di massa.
Così si pronuncia il Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 675 “Prima della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti.La persecuzione che accompagna il suo pellegrinaggio sulla terrasvelerà il «mistero di iniquità» “.
Cosa fare dunque in questo tempo di attesa nel momento così difficile e di grande persecuzione? S. Paolo ci esorta a rimanere saldi nella fede poiché ci viene chiesto semplicemente di preparare ogni giorno il nostro cuore, credendo che oggi possa essere il nostro ultimo giorno. Potrebbe essere il nostro “giorno del giudizio” personale, quando incontreremo Gesù alla fine della nostra vita, o il Giorno del Giudizio, quando Cristo tornerà nella gloria.
La fede della Chiesa è espressa chiaramente nel Credo di Nicea “Credo in un solo Signore Gesù Cristo… È salito al cielo e siede alla destra del Padre. Di là verrà a giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine.”
Sabato, primo gennaio 2022