Centre Européen d’Information e Conférence Internationale des Résistances en Pays Occupés, Cristianità n. 124-125 (1985)
La sintesi – diffusa nel luglio del 1985 dal Centre Européen d’Information, il CEI, e dalla Conférence Internationale des Résistances en Pays Occupés, la CIRPO-France – di un documentato rapporto di Inpeng Suryadhay, presidente del Fronte Unito Nazionale di Liberazione del Popolo Lao, il FUNLPL, sulla situazione dell’infelice nazione del Sud-Est Asiatico, di fatto sotto il protettorato dei comunisti vietnamiti e sfruttata dall’URSS, attraverso la presenza di 2 mila consiglieri che operano nel paese. Quest’ultimo dato è stato involontariamente confermato dal corrispondente dal Laos de L’Humanité, l’organo del partito comunista francese, il 24 agosto 1985. La traduzione dall’originale francese e il titolo sono redazionali.
La situazione laotiana
«Liberato» nel 1975, il Laos, un paese con 3 milioni e 720 mila abitanti, ha oggi perso il 10% della sua popolazione a causa dei bombardamenti, degli arresti, delle esecuzioni e della carestia. Più di 300 mila laotiani sono fuggiti all’estero.
Inpeng Suryadhay, presidente del Fronte Unito Nazionale di Liberazione del Popolo Lao, il FUNLPL, che dal 1984 ha federato i sette movimenti clandestini di resistenza all’occupazione comunista, ha da poco steso un rapporto estremamente preciso sulla struttura che i comunisti vietnamiti hanno imposto al Laos. Il suo rapporto mostra, in tredici pagine, come questo paese è diventato, dal punto di vista geopolitica e sotto il controllo di Hanoi, un avamposto del socialcomunismo nell’Asia sudorientale.
Dal 1977 – vi si legge in sintesi – Hanoi ha tolto o ha spostato i limiti di frontiera, ha annesso diversi territori e installato 400 mila coloni vietnamiti in sette province, offrendo loro terre laotiane.
Occupazione e annessione sono state completate da una interpenetrazione totale, amministrativa e poliziesca, delle province limitrofe al Vietnam, combinata, per la popolazione locale, con «seminari» obbligatori per «vietnamizzare» le menti.
Una volta annesso, il Laos, ricco di ferro, carbone, potassio, manganese, rame, e così via, è diventato fornitore del Vietnam e dell’URSS, che ha fatto investimenti diretti in uomini e in materiali nello sfruttamento delle miniere di stagno, come nella costruzione di un oleodotto – tra la base di Seno e il porto sovietico-vietnamita di Da Nang – e in quella di tre vie di comunicazione dirette verso le coste del Vietnam per l’inoltro dei minerali.
Questo per quanto riguarda l’impossessamento diretto delle ricchezze del Laos. Ma il rapporto diventa particolarmente istruttivo quando analizza la tecnica dell’apparato segreto del partito comunista per impadronirsi e poi governare un paese considerato come destinato a essere un avamposto dell’avanzata socialcomunista verso occidente, cioè nella prospettiva della dominazione da parte del comunismo dei paesi dalla Birmania alla Malaysia passando attraverso la Thailandia.
Nome in codice: PC 38
«Se dietro al partito comunista laotiano non vi fosse stato il partito comunista vietnamita, non vi sarebbe stato il 2 dicembre 1975, che ha colto di sorpresa perfino i quadri comunisti laotiani più zelanti», scrive Inpeng Suryadhay. Questa rivoluzione è stata possibile grazie al lavoro indefesso di una unità politico-militare dipendente dalla commissione centrale per gli affari occidentali del partito comunista vietnamita, indicata in codice come PC 38.
Questa commissione, poi camuffata da missione di consiglieri, affianca il primo ministro Phomvihane e i servizi centrali del partito comunista laotiano. La PC 38 costituisce il vero potere. Ha l’incarico di garantire la sopravvivenza della Rivoluzione, il suo consolidamento e il suo trionfo. Amministra il paese attraverso le strutture del partito comunista laotiano e le sue proiezioni governative.
Al vertice, un nucleo di quadri vietnamiti elevati, con la carica di viceministri, è circondato da circa 400 consiglieri, il cui ruolo consiste nel supervisionare le attività del partito e del governo.
A partire dal 1976, la PC 38 ha sostituito ai guerriglieri una nuova polizia, e ha completamente riorganizzato l’esercito, che è inoltre controllato da consiglieri sovietici. Questa PC 38 è composta da una rete di 8 mila consiglieri vietnamiti, che inquadrano tutti i ministeri, le amministrazioni centrali e provinciali, i servizi centrali, regionali e locali.
Così, per quanto riguarda le forze armate, a ogni battaglione dell’esercito popolare laotiano sono assegnati due consiglieri: uno politico e uno militare; e ognuno di loro è assistito da cinque ufficiali. Essi costituiscono il comando reale e diretto delle forze armate e della polizia.
Di fatto, la PC 38 ha ridotto il Laos al rango di protettorato del Vietnam, tanto più che 90 mila soldati vietnamiti occupano in permanenza il paese. E gli accordi intercorsi con l’URSS dal febbraio del 1979 hanno praticamente istituzionalizzato la presenza di Mosca come proconsole supremo in Laos. È stata installata tutta una infrastruttura militare che controlla le vie di comunicazione strategiche, le basi aeree, le stazioni radar che sorvegliano la Thailandia e la Cina … I 1.600 consiglieri militari sovietici sono protetti da tre squadriglie di MIG-21, da elicotteri MI-6 e MI-8, da aerei da trasporto Antonov e da carri armati PT-76.
Il loro grande quartier generale si trova sopra la base di Phonsavan, nella piana delle Giare; da esso dipendono le basi aeree di Vattai Noi, a nord di Vientiane, Seno e Songkhone. Un complesso militare, con terreno per aerei strategici, è in corso di completamento sull’altopiano dei Boloven; 2 mila specialisti civili sovietici vi vivono in pianta stabile: essi conducono ogni tipo di ricerca geologica e cartografica, e sono impegnati nella costruzione di fabbriche, di stazioni radio, di ponti, di sistemi di irrigazione, di cooperative agricole …