Di Graziella Melina da Avvenire del 12/07/2019. Foto da articolo.
Decisamente contrari a qualsiasi normativa che introduca l’eutanasia, fermamente convinti che urga rafforzare le cure palliative, così come previsto della legge 38 del 2010. I numerosi esponenti di gruppi parlamentari e del Governo che ieri hanno partecipato al seminario promosso a Roma dal «Libero coordinamento intermedio Polis pro persona» sanno bene che un accordo sul fine vita va trovato al più presto. Partendo da ciò che accomuna gli schieramenti.
«Parlare di eutanasia significa introdurre la categoria di uomo di serie B – ha spiegato Domenico Menorello, presidente dell’Osservatorio Vera lex – . Significa quindi degradare l’uomo, che avrebbe valore solo in quanto socialmente utile. È un’idea di uomo che a noi non va.
Pensiamo inoltre che il Servizio sanitario nazionale deve essere per la vita e non per la morte». «Il vero valore in gioco – ha specificato Paola Binetti (Udc) – è la persona stessa, nella sua specifica unità e singolarità. Non ci sono vite da scartare solo perché i parametri che ne disegnano i confini appaiono difficili da accettare ». D’altronde i medici a essere considerati esecutori di morte non ci stanno proprio. «Non è giusto riversare sulla professione medica un carico così pesante – ha rimarcato Filippo Anelli (Fnomceo) –. Vogliamo essere professionisti che considerano la malattia un male e allungare la vita finché è possibile».
Intanto la maggioranza prova a mettersi d’accordo, anche se i temi etici non sono nel contratto di governo. «La politica è chiamata a prendersi questa responsabilità – ha detto Marioli-na Castellone (M5s) –. È ormai necessario intervenire con una presa di posizione netta» e «distinguere la terapia del dolore dall’accanimento terapeutico». «La Lega – ha ricordato Alessandro Pagano – ha presentato una proposta di legge. Siamo fortemente convinti che la legge 219 sulle Dat sia un errore, frutto di un percorso ideologico. Ma ora è necessario trovare un accordo, il migliore possibile». «Depenalizzare il reato di aiuto al suicidio sarebbe un errore – ha rimarcato Vito De Filippo (Pd) –, significherebbe mettere in campo passaggi di confine peggiorativi. La maggioranza deve rendersi conto che non facendo niente rimaniamo scoperti. Se c’è una proposta con perimetrazione specifica nell’ordinamento credo si possa trovare una composizione tra le forze ». «Rispetto alle varie proposte di legge – ha spiegato Augusta Montaruli (FdI) – noi riteniamo che la cosa migliore sia intervenire sull’articolo 580 del Codice penale, confermando il disvalore nei confronti del suicidio assistito e dell’eutanasia, piuttosto che le altre proposte di legge che compromettono il valore assoluto della vita».
«Dovremmo cercare di creare le condizioni per vivere in un Paese nel quale nessuno avverta il peso insopportabile della vita tanto da condurlo a decisioni estreme – ha detto Giusy Occhionero (Leu) –. Una vita che sta nascendo non è meno preziosa di una vita che termina». «Siamo a un bivio – ha ammonito Gaetano Quagliariello (Idea) –, l’unica cosa che non possiamo fare in Parlamento è stare fermi. Non è una soluzione, perché in caso di inerzia sappiamo già cosa accadrà. Ed è una prospettiva spaventosa».