Roberto de Mattei, Cristianità n. 69 (1981)
Aspetti «tra cronaca e storia» della vita recente e meno recente della maggiore organizzazione civica anticomunista dell’America Latina. La nascita negli anni Trenta, dalle file cattoliche più sensibili alle manifestazioni dell’allora incipiente progressismo. La figura del fondatore, il professor Plinio Corrêa de Oliveira e la esposizione di alcuni caratteristici elementi dottrinali. Una speciale devozione alla Madonna, secondo il metodo insegnato da san Luigi Maria Grignion da Montfort, fondamento spirituale dell’apostolato contro-rivoluzionario dei militanti della TFP e pegno di speranza perché venga presto il trionfo promesso dalla Vergine SS. a Fatima: «Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà».
Per una storia della Contro-Rivoluzione nel nostro tempo
La TFP brasiliana: mezzo secolo di epopea anticomunista
«Instaurare omnia in Christo»
Instaurare omnia in Christo (1) fu la divisa che, fin dalla sua prima enciclica E supremi apostolatus, del 4 ottobre 1903, san Pio X scelse come programma del suo pontificato e meta per il secolo ventesimo che si schiudeva. Lo stesso grande fine veniva riproposto nell’enciclica Il fermo proposito, dell’11 giugno 1905, in cui il santo Pontefice fissava i princìpi dell’azione politica del laicato, perché si sforzasse «di essere in ogni circostanza e di apparire veramente cattolico» (2). Restaurare in Cristo «non solo ciò che appartiene propriamente alla divina missione della Chiesa di condurre le anime a Dio, ma anche ciò, che […] da quella divina missione spontaneamente deriva, la civiltà cristiana nel complesso di tutti e singoli gli elementi che la costituiscono» (3). Nella civiltà cristiana, permeata nei suoi costumi e nelle sue leggi dallo spirito della Chiesa, si realizza la conformità degli uomini e delle società alla legge di Cristo: il regno sociale di Cristo, anticipazione e immagine nel tempo del regno di Cristo nell’eternità.
La lotta contro il regno della barbarie auspicato dalla setta comunista «che mira a capovolgere l’ordinamento sociale e a scalzare gli stessi fondamenti della civiltà cristiana (4), per la restaurazione nel mondo del regno di Cristo, ha ispirato la nascita – e costituisce il grande ideale – della Sociedad Brasileira de Defesa da Tradição, Família e Propriedade, più conosciuta come TFP. Essa è oggi indiscutibilmente la più importante organizzazione civica anticomunista brasiliana; società simili sono nate, inoltre, in quasi tutta l’America del Sud, nell’America del Nord e in Europa. La TFP è stata ufficialmente costituita a San Paolo, in Brasile, il 26 luglio 1960, per iniziativa del professor Plinio Corrêa de Oliveira, che tuttora la presiede; ma l’azione civico-culturale del suo gruppo fondatore risale agli anni Trenta. Vent’anni di storia, trent’anni di «preistoria»: mezzo secolo di lotta contro il comunismo, per la restaurazione della civiltà cristiana. Mezzo secolo di epopea anticomunista (5) è il titolo di un volume, pubblicato dalla stessa TFP, che di questa associazione ci dà ora una importante visione d’insieme. Da esso, principalmente, sono tratte le notizie che, di seguito, esporrò.
Deputato cattolico
La storia della TFP si intreccia con la vita del suo fondatore Plinio Corrêa de Oliveira. Sono di suo pugno le parole, cariche di significato, che aprono Mezzo secolo di epopea anticomunista:
«Quando ainda muito jovem
Considerai enlevado as ruinas da Cristandade
A elas entreguei méu coraçâo
Voltei as costas ao meu futuro
E fiz daquele passado carregado de bênçaôs
O meu Porvir… ».
«Quand’ero ancora molto giovane…». Plinio Corrêa de Oliveira non ha ancora vent’anni quando, nel 1928, inizia il suo apostolato cattolico nelle file della Congregazione Mariana di largo Santa Cecilia, a San Paolo. Nato in questa città il 13 dicembre 1908, da una illustre famiglia della aristocrazia rurale brasiliana, dopo aver fatto gli studi secondari presso il collegio gesuita di San Luigi, nello stesso anno egli era entrato nella tradizionale Facoltà di Diritto. Ma è alla scuola delle Congregazioni Mariane – nel cui libro d’oro figurano santi come Francesco di Sales, Alfonso Maria de’ Liguori, Luigi Maria Grignion di Montfort, e valorosi difensori della civiltà cristiana quali Giovanni d’Austria, Giovanni Sobieski, Gabriele Garcia Moreno – che il giovane studente, attingendo alla più pura linfa ignaziana, completa la sua autentica formazione.
In quegli stessi anni, Pio XI ha incoraggiato la «santa battaglia» di «quel complesso di iniziative, di istituzioni e di opere che vengono sotto il nome di “Azione Cattolica”» (6). Di questo fecondo movimento cattolico le Congregazioni Mariane, «Azione cattolica, intrapresa sotto l’auspicio e la ispirazione della B.V. Maria» (7), costituiscono – anche in Brasile – la spina dorsale, attirando nelle loro file migliaia di giovani, di tutte le classi sociali. Su questa linea, il giovane congregato brasiliano, nel 1929 fonda nella Facoltà di Diritto la Azione Universitaria cattolica che, apprezzata dall’arcivescovo di San Paolo mons. Duarte Leopoldo e Silva, estende rapidamente la sua influenza nelle altre facoltà e nelle principali scuole superiori della città. Quando nel 1932 vede la luce una Lega Elettorale Cattolica, appoggiata dall’episcopato, allo scopo di orientare il voto cattolico nelle elezioni per la Assemblea costituente nazionale, Plinio Corrêa de Oliveira è tra i candidati prescelti. Nelle elezioni del 3 maggio 1933, con grande sorpresa generale, egli si afferma come il deputato più giovane e più votato in tutto il paese. Grazie a questo successo la Lega Elettorale Cattolica viene riconosciuta come una delle grandi forze politiche del Brasile. Le sue «rivendicazioni minime» – indissolubilità del vincolo coniugale, insegnamento religioso nelle scuole, assistenza religiosa alle forze armate – vengono approvate dal parlamento, attenuando così la fisionomia laica dello Stato. Plinio Corrêa de Oliveira esordisce intanto nella carriera pubblica di avvocato e di giornalista; in seguito assumerà la cattedra di storia della civiltà nella Facoltà di Diritto, per divenire quindi titolare di storia moderna e contemporanea nella Pontificia Università Cattolica di San Paolo.
Il Legionário
Nell’agosto di quello stesso 1933 che vede la sua elezione a deputato Plinio Corrêa de Oliveira assume la direzione del Legionário, organo della Congregazione Mariana di Santa Cecilia. Sotto l’impulso del dinamico direttore, in breve tempo il giornale si trasforma da quindicinale di due fogli a settimanale di otto pagine; da semplice foglio parrocchiale ad organo ufficioso dell’arcidiocesi di San Paolo. Tra i collaboratori si distinguono due giovani sacerdoti destinati a divenire figure di primo piano del clero brasiliano: mons. Antonio de Castro Mayer, assistente ecclesiastico del giornale, e il padre verbita Geraldo de Proença Sigaud.
Il Legionário si richiama all’insegnamento, confermato dal Magistero ecclesiastico, di autori come de Maistre, Bonald, Donoso Cortés, mons. Delassus; in conformità a tale insegnamento, e alle encicliche di Pio XI Non abbiamo bisogno del 29 giugno 1931, Mit brennender Sorge del 14 marzo–1937, Divini Redemptoris del 19 marzo 1937, respinge ogni compromesso tra i princìpi cattolici e qualsiasi elemento di neopaganesimo e di socialismo, presenti nel fascismo, nel nazional-socialismo e nel social-comunismo. Ma già un nuovo virus si apprestava a esplodere nel mondo cattolico: la rinascita, dopo la condanna di san Pio X, del modernismo religioso e sociale.
Il 1° ottobre 1932, in Francia, appare il primo numero di Esprit, fondato da Emmanuel Mounier, in novembre vede la luce il movimento Terza Forza, legato a Esprit. Nel 1936 viene pubblicato Umanesimo integrale di Jacques Maritain. Le tesi di Mounier e di Maritain capovolgono quelle del Sillabo di Pio IX e proclamano l’impossibile riconciliazione tra la Chiesa e la «civiltà moderna», figlia della Rivoluzione (8). Negli stessi anni, in Belgio e in Germania, intrecciandosi con il «movimento ecumenico», un «movimento liturgico» viziato da gravi deviazioni teologiche diffonde una mentalità «orizzontalistica» e «comunitaristica» (9). Dall’Europa tali errori rimbalzano in Brasile, inquinando profondamente gli ambienti dell’Azione Cattolica. Di fronte a una situazione che minaccia di divenire sempre più grave, Plinio Corrêa de Oliveira si persuade della necessità di colpire alle radici il progressismo cattolico, pubblicando un libro dedicato alla esposizione e alla confutazione dei nuovi errori.
In difesa dell’Azione Cattolica
Nel giugno del 1943, con la prefazione dell’allora nunzio apostolico in Brasile Benedetto Aloisi Masella e con l’imprimatur di mons. Antonio de Castro Mayer, vede la luce Em defesa de Ação Católica (10) firmato da Plinio Corrêa de Oliveira, nella sua qualità di presidente della giunta arcidiocesana dell’Azione Cattolica di San Paolo. Il libro, in un ambiente religioso ancora unito ed omogeneo, ha l’effetto di una bomba. Esso contribuisce a risvegliare la maggioranza sonnolenta, che pure non condivide l’opportunità dell’attacco, e a metterla in guardia contro la corrente progressista, le cui insidiose manovre subiscono una battuta d’arresto. L’autore del volume non ignorava tuttavia che la pubblicazione di un’opera di tal genere sarebbe equivalsa a un gesto da kamikaze (11): avrebbe certamente inferto un duro colpo al progressismo, ma avrebbe anche inevitabilmente esposto a critiche e a incomprensioni il gruppo del Legionário, compromettendo la sua influenza negli ambienti cattolici. È quanto puntualmente accade a partire da quella data. Plinio Corrêa de Oliveira perde la sua carica di presidente dell’Azione Cattolica; mons. Antonio de Castro Mayer, vicario generale dell’arcidiocesi, viene relegato a semplice vicario economo della parrocchia di San José di Belém; padre Geraldo de Proença Sigaud viene allontanato in Spagna; al termine di una tempestosa campagna di diffamazione, nel dicembre del 1947, il Legionário cessa infine le pubblicazioni.
Un piccolo gruppo si mantenne tuttavia compatto e fedele nella tempesta: il più anziano dei suoi membri ha 39 anni, il più giovane 22. A partire dal 1945 questo gruppo si riunisce, tutte le sere senza eccezioni, nella sede di rua Martim Francisco 665, nel quartiere di Santa Cecilia. Sotto la guida di Plinio Corrêa de Oliveira, «il dottor Plinio», questi giovani analizzano con preoccupazione il deteriorarsi della situazione religiosa e politica in Brasile e nel mondo, e progrediscono nella devozione alla Vergine, secondo il metodo insegnato da san Luigi Maria Grignion di Montfort. Nello studio, nella preghiera e nella fraterna e quotidiana convivenza, il gruppo cresce in unità e coesione. Questo periodo catacombale, vigilia di nuove lotte, dura tre anni. Esso contribuisce a formare la famiglia spirituale da cui sarebbe nata la TFP.
Alba di nuove lotte
La Provvidenza non ha abbandonato questi giovani. Nel gennaio del 1947, giunge improvvisa e inattesa la notizia dell’elevazione di padre de Proença Sigaud a vescovo di Jacarezinho. Essa è seguita, a pochi mesi di distanza, da quella della nomina di mons. de Castro Mayer a vescovo-coadiutore di Campos. I due sacerdoti, accantonati per l’appoggio dato al gruppo del Legionário e al libro Em defesa da Ação Católica, sono ora onorati da una manifestazione di fiducia della Santa Sede, che sembra avere il significato di una riparazione. Quasi a por fine al periodo di ostracismo, una lettera ufficiale della Segreteria di Stato in data 26 febbraio 1949, firmata dall’allora Sostituto Giovanni Battista Montini, esprime a Plinio Corrêa de Oliveira l’elogio e la benedizione di Pio XII per il suo volume.
In quello stesso 1949, padre Walter Mariaux S.J., animatore della Congregazione Mariana del collegio San Luigi, e vicino al gruppo del Legionário, è richiamato dai suoi superiori in Europa. Parte dei suoi congregati bussano allora alla porta di rua Martim Francisco, unendosi all’antico gruppo del Legionário. Nasce il «Gruppo da Martim», tra cui spiccano i fratelli Vidigal Xavier da Silveira e il giovane canonico José Luis Marinho Villac, futuro rettore del seminario di Campos.
Nel gennaio 1951, mons. Antonio de Castro Mayer fonda, in Campos, il mensile di cultura Catolicismo. Il gruppo redazionale è coordinato da José Carlos Castilho de Andrade, già segretario di redazione del Legionário; antichi collaboratori della combattiva rivista sono ancora Fernando Furquim de Almeida, che cura la sezione dedicata alla storia della Chiesa; Adolpho Lindenberg, cui si devono i commenti di economia e di politica internazionale; José de Azeredo Santos, che si occupa di filosofia e di sociologia. Ma la rubrica che dà il «taglio» al giornale è Ambienti, costumi, civiltà, curata dallo stesso Plinio Corrêa de Oliveira: in essa, attraverso le analisi di quadri, fotografie, disegni, sculture, il pensatore brasiliano mette in luce i valori della civiltà cristiana e il processo di dissoluzione che li ha colpiti, illuminando una dimensione nuova e profonda della storia, quella delle «tendenze», che soggiacciono ai fatti e alle idee.
Mentre sulla scena brasiliana si affacciano personaggi come Helder Camara, primo segretario della conferenza episcopale nel 1952, Catolicismo allarga la sua battaglia contro il progressismo cattolico ben al di là dei confini della diocesi.
A partire dal 1953, il gruppo di Catolicismo comincia, infatti, a promuovere «settimane di studio» per amici e propagandisti del giornale, che raccoglie ormai giovani di vari Stati del Brasile. Tra questi vanno almeno ricordati i nomi, carichi di memoria storica, dei principi don Luis e don Bertrand de Orléans e Bragança (12).
In quello stesso 1953 appare una importante lettera pastorale di mons. de Castro Mayer dedicata ai Problemi dell’Apostolato moderno (13), che costituisce un testo fondamentale per la formazione dei giovani che si riconoscono nelle tesi del giornale. Infine, nell’aprile del 1959, in occasione del centesimo numero del giornale, compare un ampio studio di Plinio Corrêa de Oliveira, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione (14), dedicato a svelare la natura dell’antagonismo irriducibile tra la Chiesa e il suo mortale nemico. «Questo nemico terribile ha un nome: si chiama Rivoluzione. La sua causa profonda è una esplosione di orgoglio e di sensualità che ha ispirato, non diciamo un sistema, ma tutta una catena di sistemi ideologici. Dall’ampia accettazione data a questi nel mondo intero, sono derivate le tre grandi rivoluzioni della storia dell’Occidente: la Pseudo-Riforma, la Rivoluzione francese e il comunismo» (15). Questo volume – magistrale esposizione in forma di tesi del pensiero cattolico contro-rivoluzionario – era destinato a divenire l’indispensabile catechismo di chiunque intenda votarsi alla causa della difesa e della restaurazione della civiltà cristiana. Tutto era pronto, ormai, per l’ultimo passo, quello che avrebbe dato veste anche giuridica a questa ardente famiglia spirituale. Dal gruppo di Catolicismo nasceva finalmente, il 26 luglio 1960, la TFP, Sociedad Brasileira de Defesa de Tradição, Família e Propriedade.
Nasce la TFP
Il clima in cui maturò la nascita della TFP fu il vivace dibattito sull’agrosocialismo, la riforma agraria confiscatoria promossa dal governo cripto-comunista di Joâo Goulart. Contro questa riforma Plinio Corrêa de Oliveira sollevò una «questione di coscienza», collaborando con mons. Geraldo de Proença Sigaud, divenuto vescovo di Diamantina, con mons. Antonio de Castro Mayer, vescovo di Campos, e con l’economista Louis Mendonça de Freitas alla stesura del volume Reforma Agraria. Questão de Consciência (16). Il libro, che suscitò enormi polemiche e che fu seguito da un positivo programma di politica agraria per opera degli stessi autori, contribuì a creare le condizioni ideologiche e psicologiche che furono la causa della caduta del governo Goulart. A partire dal 1964, mentre negli ambienti moderati si diffondeva l’illusione di aver definitivamente allontanato – con la caduta di Goulart – il pericolo comunista, la TFP iniziava una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica su temi di grande rilevanza dottrinale.
Un punto capitale era quello riguardante il rapporto tra cattolici e comunisti. Il pontificato di Giovanni XXIII, e poi l’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II sembravano, infatti, aver operato una «svolta» in tal senso, inaugurando un nuovo clima di «disgelo» tra realtà già definite dal Magistero come antitetiche. La TFP installò a Roma un suo segretariato durante la prima sessione del Concilio e, per provare l’impossibilità della coesistenza della Chiesa con i regimi comunisti, nell’agosto del 1963 pubblicò La libertà della Chiesa nello Stato comunista (17) di Plinio Corrêa de Oliveira. L’opera fu distribuita ai 2200 padri conciliari e ai 450 giornalisti di tutto il mondo presenti in Roma, sollevando un’eco che arrivò oltrecortina. La distribuzione del volume si collegò ad altre due importanti iniziative: il 3 dicembre 1963, mons. Antonio de Castro Mayer depositò presso la Segreteria di Stato una petizione firmata da 213 padri conciliari in cui si chiedeva che il concilio condannasse marxismo, socialismo e comunismo nei loro aspetti filosofici, sociologici ed economici (18). Mons. Geraldo de Proença Sigaud, da parte sua, il 3 febbraio 1964 consegnò personalmente a Paolo VI una petizione sottoscritta da 520 presuli di 78 paesi, in cui si implorava dal Pontefice la consacrazione della Russia e del mondo al Cuore Immacolato di Maria. Il concilio concluse i suoi lavori l’8 dicembre 1965 senza che queste petizioni avessero alcun esito (19).
In occasione della campagna di vendita della terza edizione della Libertà della Chiesa nello Stato comunista, il 30 marzo 1965, nel Víaduto do Chá, la più movimentata arteria di San Paolo, facevano la loro prima apparizione i grandi stendardi rossi con il leone rampante, a cui, nel 1969, dovevano far seguito le cappe rosse, ideate dallo stesso Plinio Corrêa de Oliveira. Gli stendardi e le cappe sono conosciuti oggi in tutto il Brasile e caratterizzano inconfondibilmente l’apostolato della TFP. Questo apostolato si vale, inoltre, di mezzi inediti di propaganda: le «carovane» di giovani militanti che dall’ottobre 1970 a oggi hanno percorso tutto il territorio brasiliano per un totale di 2.403.746 km. e 12.594 centri abitati visitati e più di 1.500.000 copie di volumi venduti. Tra le opere più diffuse ci sono le pastorali di mons. Antonio de Castro Mayer contro i Cursilhos de Cristandade (1972), quella dello stesso presule contro il divorzio (1975 e 1977) e i nuovi saggi di Plinio Corrêa de Oliveira, Trasbordo ideologico (1965) (20), A Igreja ante a escalada de ameaça comunista. Apelo aos Bispos Silenciosos (21) e Tribalismo indigena, ideal comuno-missionário para o Brasil no século XXI (22) (1977), denunce della ormai avvenuta conquista progressista degli ambienti cattolici. Oltre un milione e mezzo di firme, nel 1968, sono state, del resto, raccolte dalla TFP contro l’infiltrazione comunista nella Chiesa, senza che dal Vaticano giungesse mai un cenno di risposta.
Questi, in rapidissima sintesi, sono alcuni tra gli episodi che hanno segnato la vita della TFP nell’ultimo ventennio, limitatamente al Brasile. Non bisogna dimenticare, infatti, che gli ideali della TFP si sono diffusi ben oltre le frontiere di questa grande nazione, dando vita ad associazioni affini, in Argentina, Cile, Uruguay, Ecuador, Colombia, Venezuela, Bolivia, Stati Uniti, Canada, Spagna, Francia. Quanto basta per misurare l’influenza del pensiero di Plinio Corrêa de Oliveira, oggi unanimamente considerato, anche dagli avversari, come una delle personalità più prestigiose dell’America Latina.
Il «segreto di Maria»
La TFP, nella sua storia, è stata apprezzata da illustri difensori della Chiesa, come i cardinali Josef Mindsenty e Josep Slipy, ma è stata anche oggetto di aspre campagne di diffamazione, ora aperte e violente, ora insidiose e striscianti. Tra le accuse ricorrenti, basti qui ricordare quelle di «mariolatria» e di «culto» per la persona del suo fondatore. Non mi sembra inutile sottolineare, a questo proposito, come gli elementi che fondano tali accuse si ritorcono in realtà in motivi di onore per la TFP.
La figura paterna e affabile del «dottor Plinio» è effettivamente circondata, all’interno della TFP, da una devozione e un affetto straordinari. Questi sentimenti nascono dall’ammirazione per l’esempio di una vita integralmente dedicata al servizio della Chiesa e per la forza intellettuale dei giudizi e delle previsioni, definite spesso «profetiche» dalla stessa stampa avversaria per la loro esattezza. Quale il «segreto» di tale «preveggenza»? La Chiesa ci insegna che le facoltà naturali dell’uomo sono elevate e perfezionate dalle virtù e dai doni dello Spirito Santo, necessari – dice Leone XIII – all’«uomo giusto che vive della vita della grazia» (23). Dei doni dello Spirito Santo, il più alto e quello che tutti compendia è la Sapienza (24), «vera scienza delle cose» (25), che tutto riferisce a Dio. E «il più grande, il più meraviglioso dei segreti per avere e conservare la divina Sapienza» (26), scriveva san Luigi Grignion di Montfort, è la devozione alla Madonna. Nelle anime che si consacreranno a Maria, senza riserva, come suoi servi e schiavi, «la Sapienza eterna verrà ad abitare come nella più gloriosa reggia» (27). È il «segreto di Maria» (28): la perfetta schiavitù alla Madonna come viene insegnata da san Luigi Maria nel Trattato della vera devozione: «Lo Spirito Santo non ha formato Gesù Cristo che per mezzo di lei; non forma i membri del suo corpo mistico che per mezzo di lei e non dispensa i suoi doni e favori che per mezzo di lei» (29).
A 22 anni, dopo aver studiato il Trattato della vera devozione, Plinio Corrêa de Oliveira si consacrò completamente alla Madonna, secondo il metodo di san Luigi Maria: dal Trattato è nato Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, di cui lo stesso autore ha enunciato i principali punti di contatto con il capolavoro monfortano (30). Perché stupirsi dei frutti spirituali dei cinquant’anni di apostolato mariano e contro-rivoluzionario di Plinio Corrêa de Oliveira?
«Adveniat regnum Mariae»
Il 13 maggio 1973, i soci e i collaboratori della TFP accolsero nella sede di San Paolo la statua pellegrina della Madonna di Fátima, che aveva pianto miracolosamente a New Orleans, con una veglia di preghiere, nella quale rinnovarono la loro consacrazione alla Madonna secondo il metodo di san Luigi Maria Grignion di Montfort. Persuaso che il «terzo segreto» di Fátima contenesse parole decisive di ammonizione, di orientamento e di conforto per l’umanità in quest’ora estrema, Plinio Corrêa de Oliveira redasse in quell’occasione un messaggio a suor Lucia, la veggente sopravvissuta, perché rompesse il silenzio, rivelando la parte sconosciuta del messaggio celeste di cui è depositaria, al fine di «aprire gli occhi di quelli che dormono come dormivano gli apostoli nell’orto degli ulivi». Il messaggio fu firmato con particolare solennità da 735 membri della TFP, del Brasile e di altre nazioni, presenti quella sera nella sede di San Paolo.
Nella TFP è vivissima la devozione per molte immagini della Madonna, come la Aparecida o la Madonna del Buon Consiglio di Genazzano, ma una venerazione privilegiata è rivolta alla Madonna di Fátima per il particolare rapporto delle sue rivelazioni con il momento storico contemporaneo. Sul frontespizio di Mezzo secolo di epopea anticomunista due frasi sintetizzano la vita della TFP. Una grande minaccia: La Russia diffonderà nel mondo i suoi errori; una grande speranza: Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà. Una grande minaccia: un castigo spaventoso per l’umanità, di cui il comunismo sarà strumento, se essa non si convertirà abbandonando la via del peccato. Ma anche una grande speranza: «Oltre la tristezza e le punizioni sommamente probabili verso le quali avanziamo, abbiamo davanti a noi le luci sacrali dell’alba del Regno di Maria: Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà» (31).
Verso questo trionfo avanzano irreversibilmente, accanto alla TFP, tutti coloro che, avendo come meta la restaurazione della civiltà cristiana, combattono oggi nelle file della Contro-Rivoluzione. Essi formano, in Maria, la famiglia spirituale di chi rifiuta ogni tentativo di conciliare le due città irrimediabilmente nemiche: la celeste e la diabolica; i due stendardi antitetici: la Chiesa e la Rivoluzione; le due umanità contrapposte «stirpe di Maria e stirpe del demonio»; le due vie irriducibili, la «stretta» e la «larga». Nessuno, infatti, può servire due padroni: «o odierà l’uno e amerà l’altro, o viceversa» (32).
Questa famiglia spirituale raccoglie tutti coloro che consacrandosi generosamente alla Vergine assumono a proprio modello gli uomini straordinari descritti da san Luigi Maria nel Trattato della vera devozione: i grandi santi destinati a lottare contro il demonio, il mondo e la carne per instaurare il regno di Maria, «epoca storica di fede e di virtù che sarà inaugurata da una vittoria spettacolare della Madonna sulla Rivoluzione» (33). Quando verrà questo tempo fortunato «nel quale Maria regnerà padrona e sovrana dei cuori per sottometterli pienamente all’impero del suo grande ed unico Gesù?» (34). «Questo tempo non giungerà se non quando sarà conosciuta e praticata la forma di devozione che io insegno: “Ut adveniat regnum tuum, adveniat regnum Mariae”: perché venga il tuo regno, venga il regno di Maria» (35).
Roberto de Mattei
Note:
(1) Ef. 1, 10.
(2) SAN PIO X, Enciclica Il fermo proposito, dell’11-6-1905, in Il laicato, Insegnamenti pontifici, a cura dei monaci di Solésmes, trad. it., Edizioni Paoline, Roma 1962, pp. 224.
(3) Ibid., p. 216.
(4) PIO XI, Enciclica Divini Redemptoris, del 19-3-1937, in FRANCESCO VITO, Introduzione alle Encicliche e ai Messaggi sociali. Da Leone XIII a Giovanni XXIII, Vita e Pensiero, Milano 1962, p. 91.
(5) Cfr. Meio século de epopéia anticomunista, Editora Vera Cruz, San Paolo 1980.
(6) PIO XI, Enciclica Ubi arcano, del 23-12-1922, in Il laicato, cit., p. 274.
(7) Così le definiva Pio XII nella costituzione apostolica Bis saeculari del 27-9-1948, con cui promulgava lo statuto delle Congregazioni Mariane, in Il laicato, cit., p. 505.
(8) Cfr. LAURENT MONTERINI, Mounier, Maritain et la revue «Esprit», in L’Ordre Français, n. 191, maggio 1975, pp. 30-45. LOUIS SALLERON sulla Revue Hebdomadaire, del 22-8-1936, (oggi Humanisme intégral? M. Jacques Maritain, marxiste chrétien, in L’Ordre Français, n. 176, dicembre 1973, pp. 11-24), già denunciava lucidamente come «puramente marxista» la dialettica di Maritain (ibid., p. 21). Sullo scrittore francese cfr. inoltre l’opera capitale di don JULIO MEINVIELLE, De Lamennais a Maritain, 2ª ed. riveduta e aumentata, Theoria, Buenos Aires 1967.
(9) Sul «movimento liturgico», cfr. il recente volume di don DIDIER BONNETERRE, Le Mouvement liturgique, Editions Fideliter, Escurolles, 1980.
(10) Cfr. PLINIO CORRÊA DE OLIVEIRA, Em defesa de Ação Católica, Ave Maria, San Paolo 1943.
(11) Cfr. IDEM, Kamikaze, in Folha de S. Paulo, 15-2-1969.
(12) Don Luis e don Bertrand, figli di S.A.I.R. il principe don Pedro Enrico de Orléans e Bragança, capo della Casa imperiale, già regnante in Brasile, e della principessa Maria di Baviera, sono imparentati con le maggiori famiglie regnanti europee.
(13) Cfr. mons. ANTONIO DE CASTRO MAYER, Carta pastoral sobre problemas do apostolado moderno, contendo um catecismo de verdades oportunas que se opoêm a erros contemporaneos, Bôa Imprensa Ltda., Campos 1953 (trad. it. Problemi dell’apostolato moderno, lettera pastorale con un catechismo delle verità opposte agli errori del nostro tempo, 2ª ed. it., Edizioni dell’Albero, Torino 1964).
(14) Cfr. P. CORRÊA DE OLIVEIRA, Revolução e Contra-Revolução, Bôa Imprensa Ltda., Campos 1959 (trad. it. Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, 3ª ed. it. accresciuta, Cristianità, Piacenza 1977, con un saggio introduttivo di GIOVANNI CANTONI su L’Italia tra Rivoluzione e Contro-Rivoluzione).
(15) IDEM, Rivoluzione e Contro-Rivoluzione, cit., p. 60.
(16) Cfr. AA. VV., Reforma Agraria. Questão de Consciência, Editora Vera Cruz, San Paolo 1960.
(17) Cfr. P. CORRÊA DE OLIVEIRA, A liberdade da Igreja no Estado comunista, in Catolicismo, n. 152, maggio-agosto 1963; ibid., n. 161, maggio 1964; poi con il titolo Acordo com o regime comunista: para a Igreja, esperança ou autodemoliçao?, Editora Vera Cruz, San Paolo 1974 (trad. it. La libertà della Chiesa nello Stato comunista, Cristianità, Piacenza 1978. Il saggio è accompagnato da una lettera di encomio della Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università firmata dai cardinali Pizzardo e Staffa).
(18) Cfr. il testo di questa petizione in Cristianità, anno IV, n. 19-20, settembre-dicembre 1976, pp. 21-22.
(19) Sul silenzio del Concilio sul comunismo, cfr. RALPH M. WILTGEN S. V. D., Le Rhin se gette dans le Tibre, Editions du Cèdre, Parigi 1973, pp. 269-274 (trad. it. in Cristianità, anno IV, n. 19-20, cit., pp. 19-20), e ULISSE A. FLORIDI S. J., Mosca e il Vaticano, La Casa di Matriona, Milano 1976, pp. 129-134.
(20) Cfr. P. CORRÊA DE OLIVEIRA, Baldeação ideologica inadvertida e dialogo, Editora Vera Cruz, San Paolo 1965 (trad. it. Trasbordo ideologico inavvertito e dialogo, Edizione de L’Alfiere, Napoli 1970).
(21) Cfr. IDEM, A Igreja ante e escalada da ameaça comunista. Apelo aos Bispos Silenciosos, Editora Vera Cruz, San Paolo 1976.
(22) Cfr. IDEM, Tribalismo indigena. Ideal comuno-missionario para o Brasil no século XXI, Editora Vera Cruz, San Paolo 1977.
(23) LEONE XIII, Enciclica Divinum illud munus, del 9-5-1897, in Le fonti della vita spirituale. Insegnamenti pontifici, a cura dei monaci di Solesmes, trad. it., Edizioni Paoline, Roma 1964, p. 51.
(24) Cfr. SAN TOMMASO D’AQUINO, Summa Theologiae, II, IIae, q. 45.
(25) Sap. 7, 17.
(26) SAN LUIGI MARIA DA MONTFORT, Amore di Gesù Eterna Sapienza, trad. it., Centro Mariano Monfortano, Roma 1966, p. 167.
(27) Ibid., p. 175.
(28) IDEM, Il segreto di Maria, trad. it., Centro Mariano Monfortano, Roma 1966.
(29) IDEM, Trattato della vera devozione a Maria, trad. it., Centro Mariano Monfortano, Roma 1966, 35ª ed., p. 140.
(30) Cfr. P. CORRÊA DE OLIVEIRA, La devozione mariana e l’apostolato contro-rivoluzionario, in Cristianità, anno II, n. 8, novembre-dicembre 1974, p. 6.
(31) IDEM, Fátima in una visione d’insieme, prefazione a ANTONIO A. BORELLI MACHADO, Le apparizioni e il messaggio di Fátima, 3ª ed. it., Cristianità, Piacenza 1980, p. 16.
(32) Mt. 6, 24.
(33) P. CORRÊA DE OLIVEIRA, La devozione mariana e l’apostolato contro-rivoluzionario, in Cristianità, anno II, n. 8, cit.
(34) SAN LUIGI MARIA DA MONTFORT, Trattato della vera devozione a Maria, cit., p. 217
(35) Ibidem.