Analisi della Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede Dignitas infinita circa la dignità umana e la sua violazione, in vari campi, nel mondo contemporaneo
di Chiara Mantovani
Un documento di lunga gestazione, quello che il Dicastero per la Dottrina della Fede ha pubblicato in data 2 aprile 2024, diciannovesimo anniversario della salita al Cielo di san Giovanni Paolo II. Esso intende tracciare nuovamente le linee portanti delle argomentazioni a difesa della dignità umana. Idea guida del documento è la persuasione che non si possa sostenere efficacemente il rispetto per ogni essere umano senza una adeguata illustrazione di che cosa sia la dignità e senza l’onesto riconoscimento delle situazioni concrete che la violano, la denigrano, la disconoscono, la strumentalizzano.
Ha un po’ stupito, già nella presentazione, l’esplicitazione del percorso di compilazione: non è usuale essere introdotti nel ‘dietro le quinte’ della genesi dei documenti vaticani. Abbiamo così saputo che accanto alla prima parte – luminoso compendio, anche grazie alle sue note, del maturare teologico del concetto stesso di ‘dignità’ umana, dalle citazioni scritturali al magistero del Concilio Vaticano II, dei Pontefici santi come Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II, nonché di Benedetto XVI, fino ai teologi del Novecento – Papa Francesco ha esplicitamente richiesto che la Congregazione lavorasse a una parte per così dire analitica, esplicativa delle situazioni concrete che hodie sono poste davanti alle coscienze dei contemporanei.
Quasi che il Papa non si fidasse troppo della capacità (o volontà?) degli interlocutori mondani di saper passare dal principio generale al «fissare meglio l’attenzione sulle attuali gravi violazioni della dignità umana nel nostro tempo».
Purtroppo questo ha comportato una riduzione della parte iniziale, che evidentemente era ancor più ricca di spunti teologici e antropologici, ma resta ugualmente altamente suggestiva per chi volesse ripassare i fondamenti razionali delle tesi sostenute; scopo dichiarato, infatti, delle prime tre parti è quello di «offrire importanti chiarimenti che possono evitare le frequenti confusioni che si verificano nell’uso del termine ‘dignità’».
Da leggere con particolare attenzione il paragrafo 9, pietra angolare per tutte le controversie di ambito bioetico, nell’auspicio che sia definitivamente zittito – almeno in casa cattolica – lo strumentale dilemma della qualità di vita. Così come al paragrafo 25 cadono le pretestuose moltiplicazioni dei ‘nuovi diritti’, nel 28 emerge la sostanziale differenza con le dignità proprie di altre nature e nel 30 si richiama l’indissolubile connessione dignità – libertà – responsabilità – volontà (sostanziata dal richiamo alla ineguagliata riflessione in materia di Benedetto XVI).
Dalla quarta parte in poi, a fronte della ormai dimostrata ‘dignità infinita’ (l’aggettivo è di Giovanni Paolo II), «inalienabilmente fondata nel suo stesso essere», che «spetta a ciascuna persona umana, al di là di ogni circostanza e in qualunque stato o situazione si trovi», quale «principio, che è pienamente riconoscibile anche dalla sola ragione» e che «si pone a fondamento del primato della persona umana e della tutela dei suoi diritti», inizia l’esame delle sfide del quotidiano.
L’elenco – lungo ma non esaustivo, afferma il documento – è una traccia di esame di coscienza per la modernità. Certamente darà la stura a variegati commenti e distinguo. Ciascuna scuola di pensiero troverà più rilevante un tema piuttosto che altri.
Alla vigilia di una mozione al Parlamento europeo per introdurre nella Carta dei Diritti fondamentali dell’Unione il ‘diritto di aborto’, nei tempi che vedono presentate al Senato italiano cinque proposte di legge a legittimazione del suicidio assistito mentre cariche emerite dello Stato tifano per l’eutanasia libera, di fronte alla pubblicizzazione nelle forme più suadenti e normalizzatrici della maternità surrogata, mentre ormai lo scarto dei disabili travalica anche l’indecenza, e ogni più assurda teoria sul sesso e la sessualità ha invaso le scuole e raggiunto persino i senati accademici, senza minimizzare gli altri temi presenti, pur tuttavia i paragrafi dal 47 al 60 appaiono, a chi scrive, decisivi.
«Con la presente Dichiarazione, la Chiesa ardentemente esorta a porre il rispetto della dignità della persona umana al di là di ogni circostanza al centro dell’impegno per il bene comune e di ogni ordinamento giuridico. Il rispetto della dignità di ciascuno e di tutti è, infatti, la base imprescindibile per l’esistenza stessa di ogni società che si pretende fondata sul giusto diritto e non sulla forza del potere. Sulla base del riconoscimento della dignità umana si sostengono i diritti umani fondamentali, che precedono e fondano ogni civile convivenza».
Non ci facciamo illusioni: non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Ma una voce ancora si è pronunciata, a noi spetta diffonderla nella sua indiscutibile rilevanza, consapevoli della drammaticità dell’ora presente.
Giovedì, 11 aprile 2024