di Silvia Scaranari
Dopo una pausa di qualche settimana, il Santo Padre ha ripreso, mercoledì 10 ottobre, le catechesi sui Comandamenti, proponendo alla riflessione dei fedeli il «Non uccidere», che rientra nelle indicazioni divine sul comportamento da tenere verso il prossimo.
È un’indicazione che non lascia adito a dubbi, una difesa categorica della vita umana. Il Pontefice sottolinea con forza che tutti i mali del mondo nascono in qualche modo dal disprezzo verso la vita. Disprezzare la vita è infatti sempre, in un certo senso, “uccidere” la persona umana.
Oggi siamo però addirittura caduti nell’assurdo, consentendo legalmente la soppressione della vita umana nascente in nome della salvaguardia di altri diritti, in questo caso quelli della madre. A questo proposito il Papa usa espressioni molto forti: «[…] come può essere terapeutico, civile, o semplicemente umano un atto che sopprime la vita innocente e inerme nel suo sbocciare? […] È giusto affittare un sicario per risolvere un problema? Non si può, non è giusto “fare fuori” un essere umano, benché piccolo, per risolvere un problema. È come affittare un sicario per risolvere un problema».
L’aborto è l’espressione estrema dell’individualismo, dell’essere concentrati su se stessi e quindi del vedere nell’altro un pericolo, qualcosa che potrebbe infrangere il mio modo di essere, pensare, agire. L’altro chiede di essere amato, aiutato, sostenuto e invece viene soppresso per evitare di mettersi in gioco, di faticare. Chi ha bisogno del mio aiuto è in verità un dono che Dio mi fa per aiutarmi a uscire dal mio egocentrismo e crescere nel Suo amore. L’unico parametro con cui è utile valutare il senso della vita è infatti «[…] l’amore, l’amore con cui Dio la ama! L’amore con cui Dio ama la vita: questa è la misura. L’amore con cui Dio ama ogni vita umana».
Ogni vita ha un valore immenso perché è Dio stesso che l’ha voluta. Per quella singola vita Dio si è incarnato ed è morto, dunque «non si può disprezzare ciò che Dio ha tanto amato!»
Rispettare la vita altrui, ma anche la propria, allora, perché ognuno ha valore agli occhi di Dio e per questo va ricordato, soprattutto ai giovani tentati di rovinare la propria esistenza in forme diverse di dipendenza, «non disprezzare la tua esistenza! Smetti di rifiutare l’opera di Dio! Tu sei un’opera di Dio!»