Per le vittime dell’aborto e dell’abortismo
«L’aborto è una logica di morte»
Napoli, 25 ottobre 1984. Con una messa di suffragio, celebrata alla presenza di centinaia di fedeli nella chiesa dei padri vocazionisti a Pianura – un popoloso quartiere periferico del capoluogo campano -, Alleanza Cattolica, il Movimento Cristiano Lavoratori, l’Associazione Medici Cattolici Italiani e i Gruppi di Preghiera di Padre Pio hanno ricordato, il 25 ottobre 1984, Raffaella Ajello, una giovane madre morta all’ospedale San Paolo e le vittime innocenti dell’aborto. La signora Raffaella Ajello, madre di due figli e in attesa di un terzo, si era vista rifiutare per due volte il ricovero dai medici del San Paolo, un ospedale tristemente noto per essere il principale centro di effettuazione di aborti in Campania, e per il fatto che vi operano alcuni attivisti della liberalizzazione integrale dell’aborto. Il 21 agosto 1984 la giovane madre, sottoposta in extremis a taglio cesareo, era morta. Il collegamento tra la sua tragica fine, i dati sull’applicazione della legge abortistica – che hanno le dimensioni di una vera e propria strage se, secondo la relazione alla Camera del ministro della Sanità, nel 1983 nella strutture sanitarie pubbliche sono stati effettuati 228 mila aborti – e le notizie di stampa sull’avvio di un traffico dei feti abortiti anche in Italia, è stato sottolineato al momento della preghiera dei fedeli nelle intenzioni lette da esponenti dei movimenti cattolici che hanno promosso il rito di suffragio e di riparazione. Nelle settimane precedenti Alleanza Cattolica, il Movimento Cristiano Lavoratori, l’Associazione Medici Cattolici Italiani e i Gruppi di Preghiera di Padre Pio, avevano diffuso un documento intitolato L’aborto è una logica di morte, in cui si rilevava come la vicenda della giovane madre, morta in un ospedale all’avanguardia negli aborti, fosse da considerarsi un fatto emblematico e avevano sollecitato una mobilitazione di coscienze sull’accaduto. Il rito si è svolto con l’incoraggiamento dell’arcivescovo di Napoli, cardinale Corrado Ursi, rappresentato dal responsabile dell’ufficio per l’apostolato dei laici, monsignore Antonino Pace, e del vescovo di Pozzuoli, monsignore Salvatore Sorrentino, il cui saluto ai presenti è stato portato dal parroco della chiesa di San Giuseppe e Sant’Ignazio, don Giuseppe Zoppo, cui apparteneva la giovane madre morta all’ospedale San Paolo.
Ha celebrato il rito padre Carmelo Conti Guglia O.M.I. che, durante la omelia, ha definito, tra l’altro, «incapaci di amare» quei medici che «si macchiano le mani di sangue con l’aborto». «Di fronte a essi – ha aggiunto – e a una società che sembra incapace di comprendere il valore della vita, la Chiesa ripete con ostinazione che la vita è sacra, che non l’uomo ne è autore ma Dio».