di Diletta Rossi
1. Definizione
La medicina definisce aborto ogni interruzione di gravidanza che avvenga entro i primi 6 mesi: tempo in cui il nascituro non è ancora capace di vita extrauterina.
Laborto procurato o IVG interruzione volontaria della gravidanza è una pratica che interrompe la gravidanza direttamente e intenzionalmente attraverso la soppressione della vita del nascituro.
2. Tecniche
Attualmente, nei paesi in cui non è perseguibile penalmente, laborto procurato viene eseguito attraverso le tecniche dellisterosuzione frammentazione e aspirazione del prodotto del concepimento attraverso il canale cervicale della madre mediante cannule aspiranti e del raschiamento svuotamento della cavità uterina con pinza ad anelli in un intervento medico ambulatoriale. Laborto può anche essere indotto da farmaci contragestativi in grado di provocare il distacco, la morte e leliminazione dellembrione già annidatosi. Laborto viene eseguito da personale medico su richiesta della donna incinta nei tempi e nei modi previsti dalle leggi vigenti in ogni Stato. Laborto chimico o farmacologico può, in determinate situazioni, non prevedere un intervento medico: è il caso di contragestativi quali lRU486 (o mifepristone), detta anche pillola del mese dopo, che, assunta in caso di ritardo mestruale, si lega ai recettori del progesterone, ormone essenziale per la gravidanza, interrompendone lazione e provocando lo sfaldamento dellendometrio uterino e il distacco e la morte dellembrione.
Sono abortivi anche i farmaci o i dispositivi che hanno un effetto intercettivo o antinidatorio, che cioè alterano la fisiologia del trasporto dellembrione già formato nella tuba di Falloppio, e ne provocano la morte impedendone limpianto in utero. Appartengono a questa categoria i cosiddetti contraccettivi demergenza e gran parte della contraccezione ormonale il cui effetto è solo in parte contraccettivo, cioè teso a evitare lincontro dellovocita maturo con uno spermatozoo. Sono intercettivi i dispositivi intrauterini (IUD o spirale), la pillola del giorno dopo, gli analoghi del GnRH, i progestinici, la pillola estroprogestinica e la minipillola; sono sia inercettivi sia contragestativi il vaccino anti-gonadotropina corionica (vaccino anti-hCG) e il vaccino anti-trofoblasto (vaccino anti-TBA).
3. Aborto e gravidanza
Gli antinidatori, agendo prima dellimpianto in utero, non vengono considerati abortivi da chi ritiene che la gravidanza inizi solo con questo evento (cioè circa 14 giorni dopo la fecondazione): anche lOMS, lOrganizzazione Mondiale della Sanità, che nel 1985 ha dato una definizione ufficiale di gravidanza, ne ha fissato linizio allimpianto. Ciò però nulla toglie a quel che si persegue attraverso lutilizzo degli antinidatori: la morte del nascituro che già esiste anche se non si è ancora impiantato in utero. Evidentemente non è lannidamento che fa dellembrione il suo essere embrione, anche se, senza questo evento, la sua sorte è segnata: infatti, non può essere una relazione a determinare lesistenza di un soggetto, semmai la sua esistenza a porsi come condizione della relazione. In aggiunta non è limpianto a stabilire la relazione biologica fra la madre e il figlio; questultimo infatti, oltre a essere di per sé geneticamente legato alla madre, stabilisce fin dal concepimento un intenso dialogo biologico con lei. Perciò la definizione di gravidanza dellOMS è solo strumentale alla deresponsabilizzazione della madre di fronte al figlio nelle fasi di vita che precedono il momento dellimpianto, con lobiettivo di rendere laborto precoce una pratica priva di rilevanza etica.
4. Aborto terapeutico
Si parla di aborto terapeutico quando linterruzione volontaria della gravidanza viene realizzata intenzionalmente per salvaguardare la vita o la salute materna. Il pericolo di vita o di salute per la madre può però comprendere uno spettro di situazioni molto diverse fra loro per gravità: si apre la possibilità che, in assenza di più precise regolamentazioni, laborto terapeutico venga esteso anche a situazioni che poco hanno a che fare con la salute materna. Come afferma mons. Elio Sgreccia Presidente della Pontificia Accademia per la Vita, sotto il nome di aborto terapeutico vengono a ricondursi i casi di aborto eugenetico (malformazione o malattia del feto), della motivazione contraccettiva (figlio non desiderato), delle motivazioni socioeconomiche, e la salute viene intesa come uno stato di completo e generico benessere fisico, psicologico ed emozionale.
Laborto terapeutico viene praticato quasi sempre a seguito dindagini diagnostiche sulla salute del nascituro. Secondo il neonatologo Carlo Valerio Bellieni, docente di Terapia Neonatale alla Scuola di Specializzazione in pediatria dellUniversità di Siena, è in crescita laccanimento diagnostico prenatale, motivato dalla ricerca di un altro a misura delle proprie paure. Sempre più, egli illustra, si mette a rischio la vita del nascituro pur di sapere, e la minima anomalia o sospetto sulle qualità del bambino induce nei genitori una reazione di rigetto. Ne conseguono ansia o depressione materna, e spesso laborto terapeutico.
In alcuni stati cè la possibilità di praticare tali aborti fino al nono mese di gravidanza realizzando così luccisione di neonati che potrebbero già vivere autonomamente. È nota la pratica del Partial-Birth Abortion: il forcipe entra in utero, afferra la gamba del bambino e ne trascina fuori attraverso il canale cervicale tutto il corpo, eccetto la testa che viene deliberatamente lasciata allinterno del corpo della madre. Il medico quindi conficca un paio di forbici nella nuca del bambino e poi le apre per allargare la ferita. Dopo aver tolto le forbici viene inserito un catetere nella nuca e il cervello viene aspirato. Anche la testa che è così collassata viene quindi estratta dal corpo della madre. Questi aborti vengono generalmente effettuati senza analgesia anche se fin dalla metà degli anni 1980 è noto che il feto è in grado di provare dolore già dopo i quattro mesi di gestazione.
Laborto terapeutico è definibile come aborto diretto in quanto in filosofia morale è propriamente oggetto diretto della volontà: ciò in vista del quale la volontà passa allatto di volere, a unazione. È direttamente voluto tutto quanto è voluto e attuato come fine o come mezzo, sebbene in diversa forma, poiché il primo interessa in sé stesso, mentre il secondo interessa in ragione di unaltra cosa. Diverso è laborto indiretto, cioè, sempre secondo la filosofia morale, indirettamente voluto, che si presenta come una conseguenza di unazione, esso non è attuato in modo alcuno né come fine né come mezzo, ma è previsto e permesso in quanto si trova inevitabilmente legato a ciò che si vuole e si attua direttamente. Non è unazione abortiva diretta sul feto, ma è unazione necessaria alla salvaguardia della vita della madre ed è rivolta a una qualche parte del suo corpo. È un atto che provoca laborto come effetto collaterale, che quindi non è oggetto diretto né della volontà né dellazione concreta. Se affermiamo che una delle condizioni perché si possa parlare di atto terapeutico è che lintervento medico-chirurgico sia direttamente rivolto a curare o a togliere la parte malata del fisico, allora possiamo dire che laborto indiretto è conseguenza di un tale atto. Diversamente non si può parlare di reale terapia nel caso di un aborto diretto, anche se chiamato terapeutico, poiché non si tratta di agire su una malattia in atto, ma, piuttosto, si attua la soppressione del feto per evitare laggravamento della salute o il pericolo della vita della madre. Il passaggio non è dallazione terapeutica sulla malattia (della madre) per raggiungere la salute, ma si configura, piuttosto, unazione su quanto è sano (sul feto che può essere anche sano), per prevenire una malattia o il rischio di morte. In caso poi il malato fosse il figlio, non si può in nessun modo parlare di terapia perché attraverso laborto non si elimina la malattia bensì il malato: questo si configura a pieno titolo come un atto eugenetico, che subordina la vita di alcune persone al vantaggio inteso in senso lato della specie e, in ogni caso, di altre persone.
5. Giustificazioni allaborto procurato
Laborto procurato viene giustificato in vari modi: si sostiene che lembrione fino a un certo stadio di sviluppo non sia ancora una persona umana, o che comunque i suoi diritti siano inferiori e subordinati alla volontà della madre (o comunque di chi è già nato), o ancora che la sua vita e la sua morte siano indifferenti in quanto egli non avrebbe ancora interessi propri o autonomia decisionale.
6. Argomenti contrari allaborto procurato
a. La vita di ogni essere umano inizia al concepimento
Dal punto di vista biologico la descrizione del processo di fertilizzazione (concepimento) indica, come scrivono Angelo Serra, Professore emerito di Genetica umana, Facoltà di Medicina e Chirurgia Università Cattolica del Sacro Cuore Roma, Membro della Pontificia Accademia per la Vita e Roberto Colombo, Professore di Biologia generale e di Bioetica, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano, Pontificio Istituto Giovanni Paolo II per studi su matrimonio e famiglia, Roma e Membro della Pontificia Accademia per la Vita, che […] alla fusione dei gameti incomincia a operare come una unità una nuova cellula umana, dotata di una nuova ed esclusiva struttura informazionale che costituisce la base del suo ulteriore sviluppo. Attraverso il processo di fertilizzazione, infatti, due sistemi a se stanti ma ordinati luno allaltro i gameti iniziano a interagire non più come due enti separati, bensì come le parti di un tutto, dando così origine a un nuovo sistema, una nuova cellula, detta zigote, che ha due caratteristiche fondamentali: è dotata di una precisa identità e di un proprio orientamento. Essa, infatti, esiste e opera fin da subito come un essere unitario e ben identificato, ed è intrinsecamente orientata e determinata a un definito sviluppo. Questa nuova identità organistica, attraverso uno sviluppo coordinato continuo e graduale, mantiene la propria identità biologica e genetica nel tempo, senza soluzioni di continuità, fino al momento della sua morte. È un nuovo essere che si autocostituisce imponendo a sé stesso la direzione, le strutture differenziate e la qualità dellaccrescimento, secondo il disegno iscritto nel genoma fin dal momento della fertilizzazione; questo indica che è un individuo dotato di vita propria, con una propria identità conferitagli da un unico principio sostanziale unificante. Il salto qualitativo essenziale avviene alla fecondazione, nel passaggio da due sostanze i gameti a ununica sostanza: lo zigote. Questa rivela nel suo sviluppo biologico una continuità sostanziale, perché il principio del mutamento è interno alla sostanza stessa. In ogni fase successiva di questo sviluppo il nuovo organismo mantiene unità ontologica con la fase precedente, senza soluzioni di continuità. Fin dallinizio del suo ciclo vitale è un uomo, e continua a essere quel determinato uomo sino al termine di questo ciclo.
b. Tutti gli uomini hanno un eguale diritto a vivere
Esiste un diritto alla vita? Ci si chiede: con quale diritto il nascituro esigerà che un altro lo risparmi? E si risponde che questo diritto gli deriva dal suo stesso atto di esistere: è un diritto dipendente dal piano ontologico e non un diritto assoluto, cioè il diritto di chi si pone come fonte di verità di fronte alle cose negando un loro significato intrinseco. Lindividuo umano concepito, poiché esiste quale individuo sostanziale e soggetto di natura razionale, ha diritto in quanto tale a essere rispettato nella sua integrità fisica, che è per lui condizione di vitalità: è un essere umano e per questo ha il diritto che la sua vita venga rispettata.
Ci si chiede poi: esistono interessi superiori o situazioni particolari come loggettiva difficoltà e sofferenza di una madre che giustifichino la soppressione deliberata di una vita umana? Si risponde che nulla sembra eguagliare o superare quella che è la condizione, il sostrato di possibilità di ogni azione umana e di ogni atto razionale e libero. Quindi, il rispetto per la vita biologica di ogni essere umano (indipendentemente dal suo livello di sviluppo e dalle sue qualità) è la condizione di possibilità di ogni altro rispetto che gli si deve accordare. Poiché, inoltre, tutti gli uomini hanno una comune e uguale natura, devono essere accordati a tutti i medesimi diritti fondamentali, fra i quali svetta, appunto, il diritto a non essere uccisi, che viene comunemente definito diritto alla vita.
Laborto, alla luce di quanto si è evidenziato, è una pratica omicida, e la sua legittimazione diventa anche un atto profondamente discriminatorio nei confronti di una categoria di persone umane. Mario Palmaro, docente di Bioetica presso lAteneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma, a tal proposito ripropone lanalogia, istituita da Barbara e Jack Willke in Manuale sullaborto (1978), fra due sentenze pronunciate dalla Corte Suprema degli Stati Uniti dAmerica rispettivamente nel 1857 e nel 1973. Entrambe, infatti, non riconoscono diritti a una determinata categoria di uomini poiché a essi viene negata la personalità giuridica. La sentenza della Dred Scott cause vs. Sandford, una causa intentata da uno schiavo negro per la sua liberazione, stabilì infatti che i negri non avevano alcun diritto o privilegio che luomo bianco fosse tenuto a rispettare, tranne quelli che i detentori del potere e del governo avessero voluto concedere loro. Gli schiavi, perciò, come proprietà del padrone potevano essere acquistati o venduti, usati e persino uccisi. Non è difficile riconoscere nella sentenza del caso statunitense Roe vs. Wade, che ha sancito la legalizzazione dellaborto negli USA, la medesima cultura giuridica di fondo, discriminatoria e dominativa, secondo la quale alcuni uomini per motivi più o meno gravi si ritengono padroni di altri e vogliono decidere della loro vita e della loro morte.
7. Ragione e Fede
Il giudizio etico dato sulla pratica dellaborto procurato è fondato esclusivamente su dati riconosciuti ed elaborati dalla ragione umana, e in quanto tale va sostenuto. In tal modo esso devessere anche assunto dalla legge giuridica positiva, pena laccettazione di un ordine sociale che ammetta la legge del più forte e quindi la negazione di un diritto reale.
La fede completa i dati di ragione e ci permette di evidenziare la gravità della pratica dellaborto procurato: un delitto contro luomo che è il termine personalissimo dellamorosa e paterna provvidenza di Dio (n. 61), come afferma Giovanni Paolo II (1978-2005) nellenciclica sul valore e linviolabilità della vita umana Evangelium Vitae, del 1995. Egli ha scritto: [ ] laborto procurato è luccisione deliberata e diretta, comunque venga attuata, di un essere umano nella fase iniziale della sua esistenza, compresa tra il concepimento e la nascita (n. 58) e che ragioni anche gravi e drammatiche non possono mai giustificare la soppressione deliberata di un essere umano innocente (n. 58).
Vedi anche: L’aborto nell’ordinamento giuridico della Repubblica Italiana (di Alfredo Mantovano)
Per approfondire: Henri De Tourris, Roger Henrion e Michele Delecour, Manuale di ginecologia e ostetricia, ed. it. a cura di Giuseppe Benagiano e Brunello Cozza, Masson, Milano 1996; Maria Luisa Di Pietro e Roberta Minacori, Sullabortività della pillola estroprogestinica e di altri contraccettivi, in Medicina e Morale, 1996/5, pp. 863-899; Maria Luisa Di Pietro ed Elio Sgreccia, La contragestazione ovvero laborto nascosto, in Medicina e Morale, 1988/1, pp. 5-34; Adriano Bompiani, Indicazioni allaborto terapeutico: stato attuale del problema, in Angelo Fiori ed Elio Sgreccia (a cura di), Aborto. Riflessioni di studiosi cattolici, Vita e Pensiero, Milano 1975, pp. 191-218; Angelo Serra, Il neo-concepito alla luce degli attuali sviluppi della genetica umana, in Angelo Fiori ed Elio Sgreccia (a cura di), Aborto. Riflessioni di studiosi cattolici., Vita e Pensiero, Milano 1975, pp. 115-148; E. Sgreccia, Manuale di bioetica, 3° ed., vol. I, Vita e Pensiero, Milano 2002; Carlo Valerio Bellieni, Lalba dellio. Dolore, desideri, sogno, memoria del feto, Società Editrice Fiorentina, Firenze 2004; Mario Palmaro, Ma questo è un uomo. Indagine storica, politica, etica, giuridica sul concepito, San Paolo, Milano 1996; Angel Rodrìguez Luño, La valutazione teologico-morale dellaborto, in AA.VV., Commento interdisciplinare alla Evangelium Vitae, Pontificia Accademia per la Vita, ed. it. a cura di Elio Sgreccia e Ramón Lucas Lucas, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1997, pp. 419-434; Angelo Serra e Roberto Colombo, Identità e statuto dellembrione umano: il contributo della biologia, in AA.VV., Identità e Statuto dellembrione umano, Pontificia Accademia pro Vita,Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1998, pp. 106-158; Centro di Bioetica, Identità e statuto dellembrione umano, Università Cattolica del Sacro Cuore, 22-6-1989, in Anime e Corpi, 1989/144, pp. 367-381; Adriano Pessina, Bioetica e antropologia. Il problema dello statuto ontologico dellembrione umano, in Vita e Pensiero, 1996/6, pp. 402-424.
La rivista Cristianità ha dedicato numerosi articoli al tema dell’aborto. Di seguito quelli disponibili online: Rudolf Ehmann, Il composto RU 486 e il mito della “pillola”, intervista a cura di Ermanno Pavesi, in Cristianità, anno XVII, n. 169, maggio 1989, pp. 8-9; Philippe Shepens, La sindrome post-abortiva. Descrizione e atteggiamento terapeutico, in ibid., anno XXII, n. 232-233, agosto-settembre 1994, pp. 6-10; Maria Luisa Di Pietro, “Come frutti di una medesima pianta”: la cosiddetta “pillola del giorno dopo”, in ibid., anno XXVII, n. 290-291, giugno-luglio 1999, pp. 8-10.