
Pubblichiamo qualche notizia sulla situazione politica, sociale ed economica di alcuni Paesi dell’America Latina, tratte dal Diario de las Américas, il primo quotidiano in lingua spagnola, fondato nel sud della Florida nel luglio 1953
di Stefano Nitoglia
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Nicaragua
Iniziamo dal Nicaragua del dittatore sandinista socialcomunista Daniel Ortega, ex-guerrigliero di 79 anni che governò il Paese negli anni ’80 dopo il trionfo della rivoluzione sandinista e che, tornato al potere nel 2007, lo tiene saldamente in mano insieme alla moglie di 73 anni, Murillo.
Nel 2018 il Paese centro americano è stato scosso da grandi proteste, represse duramente dal regime. Centinaia di migliaia di nicaraguensi furono costretti all’esilio. Circa 450 oppositori (politici, sacerdoti, giornalisti, scrittori, musicisti, imprenditori) furono espulsi e privati della loro nazionalità ed alcuni di essi furono imprigionati con l’accusa di “tradimento”. Vennero chiusi più di cinquanta organi di informazione e circa 5.700 ONG, con confische massicce di beni.
Il 3 aprile scorso un gruppo di esperti delle Nazioni Unite ha identificato 54 funzionari nicaraguensi, tra cui personale militare, ufficiali di polizia, magistrati e deputati, come responsabili di gravi “crimini” e “repressione sistematica”. Tra essi il capo dell’esercito, Julio César Avilés, quello della Polizia, Francisco Díaz e i leader del Congresso, della Corte Suprema di Giustizia, dell’ufficio del Procuratore Generale, numerosi sindaci e persino membri del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN, ex-gruppo di guerriglia) al potere.
«Si tratta di un sistema di repressione strettamente coordinato, che si estende dalla presidenza ai funzionari locali», ha affermato Ariela Peralta, un’esperta del gruppo ONU, «responsabili di gravi violazioni dei diritti umani, abusi e crimini che stanno alimentando una campagna di repressione sistematica» nel Paese centroamericano, svolgendo negli ultimi sette anni «ruoli chiave nelle detenzioni arbitrarie, nella tortura, nelle esecuzioni extragiudiziali» e nella «persecuzione della società civile», aggiunge il rapporto,
Reed Brody, un altro esperto del gruppo, ha ritenuto che il rapporto sia una «tabella di marcia per la giustizia», poiché gli stati e le organizzazioni internazionali «hanno ora i nomi, le strutture e le prove necessarie per procedere verso l’assunzione di responsabilità».
L’organismo indipendente, incaricato dal Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, che ha stilato il rapporto ha invitato la comunità internazionale a adottare misure «urgenti», tra cui «azioni legali e sanzioni» contro il governo nicaraguense, e a «fornire maggiore sostegno alle vittime e alla società civile».
Venezuela
Lunedì 31 marzo è stato rinviato per la terza volta l’inizio del processo contro l’attivista antichavista Rocío San Miguel, presidente della ONG Citizen Control. L’avvocatessa, arrestata all’aeroporto internazionale “Simón Bolívar” 13 mesi fa, è sottoposta a giudizio dal Tribunale con giurisdizione sul terrorismo, accusata di tradimento, cospirazione, terrorismo e associazione a delinquere, e ciò senza alcuna prova, come hanno affermato in una dichiarazione congiunta Amnesty International, il Washington Office on Latin America (WOLA), il Center for Justice and International Law e la Due Process of Law Foundation, che hanno esortato il giudice Alejandra Romero della terza Corte contro il terrorismo «a concedere una misura alternativa alla libertà per motivi umanitari, basata sul diritto nazionale e internazionale applicabile. Rocío San Miguel non avrebbe mai dovuto essere fatta sparire o trattenuta».
Il procuratore generale del regime venezuelano Tarek William Saab, dal canto suo, ha dichiarato che l’avvocatessa è stata arrestata perché presumibilmente coinvolta nella cospirazione e nel tentato omicidio noti come “Brazalate Blanco”, il cui obiettivo era attentare alla vita di Maduro.
Rocío San Miguel ha gravi problemi di salute: soffre da più di sette mesi di una frattura alla spalla, che le ha fatto perdere la mobilità del braccio e non ha ricevuto le dovute cure mediche.
Il motivo dell’ennesimo rinvio, una evidente scusa per continuare a tenere in prigione l’attivista pur in mancanza di prove, è stato indicato nella misura di “risparmio energetico” attuata dal regime di Nicolás Maduro, che ha ridotto l’orario di lavoro nel settore pubblico. Il tribunale aveva già rinviato il processo in due occasioni precedenti a causa del “mancato trasporto” dell’attivista al Palazzo di Giustizia. La nuova udienza è stata fissata per lunedì 26 maggio, il giorno dopo le elezioni regionali. Elezioni regionali che sono state contestate da gran parte dell’opposizione, raggruppata sotto la Piattaforma Democratica Unitaria, che ha respinto, mercoledì 2 aprile, l’appello di alcuni settori a partecipare alle elezioni, ricordando che il Consiglio Elettorale Nazionale (CNE) non ha rispettato il voto popolare nelle elezioni presidenziali tenutesi il 28 luglio 2024, in cui è stato eletto Edmundo González Urrutia.
In una dichiarazione rilasciata sui social media, la coalizione di partiti ha affermato: «Respingiamo fermamente l’invito a ‘votare alla cieca’ che alcuni settori stanno promuovendo. Non si tratta di arrendersi o adattarsi al gioco di potere, ma piuttosto di onorare il mandato ricevuto e continuare a combattere, attraverso mezzi civici, pacifici e costituzionali, finché non costruiremo una soluzione democratica e duratura per il nostro Paese».
Mariana González, figlia di Edmundo González Urrutia, presidente eletto del Venezuela, vero vincitore delle elezioni presidenziali del 2024, la cui vittoria non è stata, però, riconosciuta dal regime, ha denunciato la sparizione forzata del marito Rafael Tudares, trattenuto in stato di detenzione arbitraria e del quale non ha più avuto informazioni da circa due mesi.
«Rafael Tudares Bracho sta affrontando una situazione disumana di sparizione forzata perpetrata dallo Stato venezuelano, una situazione che continua crudelmente dalla sua detenzione arbitraria, martedì 7 gennaio 2025, da parte di funzionari dello Stato e delle forze di sicurezza, che lo hanno prelevato davanti ai nostri due figli», ha affermato González in una dichiarazione pubblicata dai media martedì 1 aprile. «Non abbiamo ancora informazioni concrete sulla sua integrità fisica e personale, sulla sua salute e sulla sua vita», ha aggiunto, rafforzando la sua denuncia.
Tudares venne arrestato arbitrariamente il 7 gennaio 2025, mentre viaggiava con la moglie per accompagnare i figli a scuola, in un incidente che, secondo González Urrutia, aveva lo scopo di spingerlo ad arrendersi. Di recente si è saputo che è stato accusato di terrorismo.
González scrive nella sua lettera che, dopo l’arresto di Tudares, ha visitato decine di centri di detenzione a Caracas e nelle zone circostanti alla ricerca del marito. «Tuttavia, le autorità e le forze di sicurezza che lo trattengono, lo nascondono e lo tengono prigioniero, clandestinamente, in un luogo sconosciuto, hanno deciso e hanno ordinato ai loro funzionari di non permettermi di conoscere il luogo reale e specifico in cui Rafael è detenuto».
González sottolinea che «Rafael è trattenuto in una crudele situazione di sparizione forzata semplicemente perché è il genero di mio padre, e questo presunto grado di ‘complicità’ è semplicemente una manovra» per eludere i diritti umani.
«La terribile, grave e disumana situazione di sparizione forzata che Rafael sta attualmente subendo è espressamente proibita dall’articolo 45 della Costituzione e rappresenta inoltre una grave violazione dei trattati e delle convenzioni internazionali sui diritti umani».
Cuba
Si aggrava la crisi economica del Paese caraibico. A Cuba la produzione di riso sta diminuendo, si verificano carenze, i prezzi stanno salendo alle stelle e hanno da tempo superato la soglia dei 200 pesos a causa delle crescenti difficoltà e della carenza del prodotto sul mercato.
Secondo Orlando Linares Morell, presidente del Gruppo agricolo del Ministero dell’agricoltura (MINAG), negli ultimi anni c’è stata una mancanza costante di carburante per le piantagioni di riso. Secondo i calcoli in corso, ha aggiunto in funzionario, nel 2024 la produzione di riso raggiungerà solo il 30% circa di quella realizzata nel 2018.
Nel 2024 a Cuba sono stati piantati 79.000 ettari, pari a poco più della metà di quanto piantato nel 2018, e sono state prodotte 80.000 tonnellate di riso, meno di un terzo. Il regime sta portando avanti diversi progetti di collaborazione con Vietnam e Cina per incrementare la coltivazione del riso.
Negli ultimi giorni il riso è scomparso dal mercato dopo che il regime cubano ne aveva fissato il prezzo al dettaglio. Il Diario de Cuba ha riferito che, come sempre avviene nei casi di fissazione arbitraria dei prezzi, i prodotti spariscono, lasciando i consumatori senza tutela.
Argentina
Fortunatamente dal grande continente latino-americano non vengono solo notizie negative. Nei giorni scorsi il presidente argentino Javier Milei ha incontrato il presidente della Banca Mondiale Ajay Banga alla Casa Rosada per discutere delle riforme in corso e del sostegno finanziario dell’organizzazione.
«La Banca Mondiale sta lavorando a stretto contatto con il Presidente Milei e il suo team per supportare il loro ambizioso programma di riforme. Come dimostrazione a breve termine di tale impegno, stiamo preparando un significativo pacchetto di supporto che mobilita tutta la forza del Gruppo della Banca Mondiale per supportare le riforme, attrarre investimenti privati e gettare le basi per la creazione di posti di lavoro», ha affermato Banga dopo l’incontro.
Nel corso dell’incontro, Milei ha illustrato le misure attuate dall’inizio della sua amministrazione, che hanno contribuito a stabilizzare l’economia e a ridurre la vertiginosa inflazione, che alla fine del 2023 aveva raggiunto il 143%, e che a febbraio 2025, grazie alla cura economica di Milei, si è attestata al 2,4%. Sono inoltre in corso negoziazioni per un patto con il Fondo Monetario Internazionale (FMI). Il Ministro dell’Economia del grande Paese sudamericano, Luis Caputo, la scorsa settimana ha annunciato la concessione di un prestito di 20 miliardi di dollari dal FMI, con un anticipo iniziale di 8 miliardi di dollari. La notizia è stata confermata dal Fondo monetario.
Caputo sta inoltre cercando di raccogliere almeno 4 miliardi di dollari da organizzazioni come la Banca Mondiale e la Banca Interamericana di Sviluppo (BID) per rafforzare le riserve, in seguito alla perdita di quasi 8 miliardi di dollari in tre mesi dovuta al pagamento del debito, alle importazioni e alle pressioni sui tassi di cambio delle ultime due settimane.
La Banca Mondiale gestisce un portafoglio attivo di 24 progetti in Argentina per un valore di 7,58 miliardi di dollari. Vengono utilizzati per finanziare programmi nei settori della sanità, dell’ambiente, dell’istruzione, dell’energia, delle infrastrutture, del mercato del lavoro e della protezione sociale. I progetti comprendono fondi per lavori pubblici nelle province.
Martedì, 8 aprile 2025